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I papà più premurosi in natura

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Tutti i papà sono diversi fra loro, non solo tra gli uomini, ma anche fra le specie animali. In occasione della Festa del Papà, che si festeggia il 19 marzo, il WWF Italia racconta quali sono i padri più “premurosi” in natura e dà alcuni consigli ai figli che vogliono ringraziare il proprio papà con un regalo speciale.

Nei branchi di lupi, che sono vere e proprie famiglie, il ruolo del padre è centrale. Ha, infatti, un compito fondamentale nella crescita dei cuccioli, che da lui e dalla mamma imparano a cacciare e ad evitare i pericoli. Durante i primi giorni di vita del cucciolo, poi, è il papà lupo che si occupa di portare le prede alla femmina nella tana, in modo che questa possa dedicarsi solo all’allattamento.

Un padre davvero speciale è anche il maschio dell’aotide, una scimmia sudamericana in cui il padre sembra svolgere il ruolo primario nell’allevamento dei cuccioli: è lui che li trasporta e li accudisce, mentre la madre si limita solo ad allattarli.
Un papà davvero eroico è quello del pinguino imperatore, specie che si riproduce in inverno sul ghiaccio aperto. Le femmine depongono un solo uovo, che abbandonano subito dopo per intraprendere un viaggio di circa due mesi, per cacciare in mare aperto e quindi sono i papà a mantenere al caldo le uova appena deposte, tenendole in equilibrio sui piedi e proteggendole con una piega della pelle, nota come “marsupio della covata”. In questi due mesi di cure parentali, i maschi non mangiano nulla e devono resistere agli eventi atmosferici dell’Antartide. Solo con il ritorno della madre, i coraggiosi padri abbandonano la covata e vanno a cercare cibo in mare.


Menzione speciale anche per il cavalluccio marino, che porta avanti una vera gravidanza: la femmina depone le uova, ma lo fa in una speciale sacca incubatrice nel ventre del maschio. Alla schiusa è proprio il papà a espellere i giovani pesci (chiamati avannotti) con delle contrazioni addominali simili al parto femminile.
Il maschio dell’Abedus herberti, una specie della famiglia degli Belostomatidi (grandi insetti acquatici), però non è da meno: al termine dell’accoppiamento, la femmina attacca le uova sul suo dorso con una colla naturale e nelle tre settimane successive l'insetto si comporta come "un papà eccezionale", difendendo le sue uova da pericoli e predatori.

A concludere questa carrellata di papà speciali, infine, c’è il nandù, un grosso uccello sudamericano, dove il padre alleva quasi in solitaria i pulcini. Dopo la stagione degli amori, infatti, sono i maschi a costruire il nido dove le femmine depositano le uova, il papà le cova per circa sei settimane, e dopo la schiusa si occupa dei pulcini, difendendoli dai pericoli e da qualsiasi intruso cerchi di avvicinarsi.
Che sia premuroso come un pinguino o protettivo come un lupo, ogni papà è speciale a modo suo e per il giorno della sua festa, il WWF Italia propone alcuni regali green acquistabili cliccando sulla pagina dedicata alla festa del papà, regali che proteggeranno anche le specie animali. Si tratta di simpatiche idee che ricorderanno al proprio papà quanto sia importante e, allo stesso tempo, contribuiranno a sostenere molti progetti di conservazione della natura.

Flash News

 

La prima pagina dell’abbecedario in lingua somala

 


A mio padre, Luigi Gallo, che nel ‘938 costruiva in Etiopia le strade dell’Impero.

 

Premessa: L’Espansione italiana nell’Africa Orientale ebbe inizio alla fine del 1800 con il primo dispiegamento di truppe presso i territori di Massaua (1885) per poi arrivare alla proclamazione della colonia “Eritrea” nel 1890, alla proclamazione della colonia “Somalia” nel 1908 ed infine alla proclamazione dell’Impero italiano, nel 1936, dove Somalia, Eritrea ed Etiopia costituivano l’Africa Orientale Italiana (AOI).Formalmente si fa concludere il colonialismo italiano in AOI con l’occupazione britannica, nel 1941, dei territori dell’Africa Orientale Italiana, seppur poi, dal 1948 al 1960, l’Italia fu incaricata dall’ONU dell’amministrazione fiduciaria della Somalia (AFIS) (BEN GHIAT & FULLER, 2005).

Dopo 50 anni di colonialismo “...L’eredità italiana in Somalia era costituita soprattutto da: una scuola primaria, una scuola secondaria, fino al liceo scientifico, una scuola per ragionieri e geometri, aperte indiscriminatamente a tutti, somali ed italiani, fino al giorno dell’indipendenza”(VILLANI,1972): con docenti e programmi del tutto comparabili a quelli del nostro Paese. Naturalmente si usava la lingua italiana per scolaresche, che si esprimevano abitualmente in somalo. Il primo abbecedario con l’alfabeto somalo venne “tirato al ciclostile” nell’agosto‘972 nella stamperia dell’Università Nazionale Somala) (foto n.1: la 1° pagina). Il 21/10 in occasione del “terzo anniversario della rivoluzione della Somalia” un elicottero buttava giù dal cielo i fogli dell’alfabeto su una folla che si accalcava e si rincorreva per prenderli. Così moriva una lingua orale, conservata da sempre nella mente degli anziani: come l’unica biblioteca che i somali possedessero; il solo strumento conoscitivo della loro storia, che veniva raccontata dai cantastorie come “vanto della tribù” nelle cerimonie e insegnata ai bambini con la propria genealogia, fin dai primi anni, dai patriarchi.

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