Un gruppo di scienziati del Regina Elena di Roma in collaborazione con l’ENEA svelano, attraverso uno studio pubblicato su “Human Gene Therapy”, l’efficacia antitumorale di un vaccino terapeutico basato sulla fusione di un gene di HPV con il gene di un virus della patata.
Il cancro della cervice uterina, determinato da tipi di Papillomavirus umano ad alto rischio, perlopiù HPV 16 e 18, rappresenta il secondo tumore più comune tra le donne di tutto il mondo. Si stima che nel 2002 si siano registrati 493.000 nuovi casi e 274.000 decessi, l'83% dei quali avvenuti nei paesi in via di sviluppo. Esiste pertanto un’esigenza reale di sviluppare vaccini terapeutici che impediscano la progressione o che addirittura rimuovano le lesioni neoplastiche che hanno origine da HPV. I vaccini a DNA, costituiti dal materiale genetico del microrganismo responsabile dell’infezione, rappresentano un’interessante strategia per l’immunoterapia del cancro poiché uniscono la stabilità e la sicurezza dei vaccini ad un vantaggioso rapporto costo-efficacia. Il gruppo di ricerca guidato dal Dr Aldo Venuti, Responsabile del Laboratorio di Virologia dell’ Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, in collaborazione con il Gruppo di Ricerca della Dr.ssa Rosella Franconi dell’Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente – ENEA ha pubblicato un articolo sulla rivista Human Gene Therapy sulle possibilità di utilizzare vaccini genetici per la cura delle lesioni e dei tumori HPV.
“Abbiamo analizzato – spiega il Dr.Venuti - la potenza antitumorale di vaccini basati sulla fusione del gene E7 di HPV-16, bersaglio principale per lo sviluppo di una terapia selettiva anti-cancro,con il gene della proteina di rivestimento del virus X della patata - PVX-CP e abbiamo scoperto che tali vaccini di fusione a DNA, somministrati a topi per via intramuscolare, inibiscono la crescita di tumori meglio di quanto possa fare il gene E7 da solo.
Pertanto, grazie all’incremento delle risposte immuni umorali e linfocitarie indotte da tali vaccini, essi potrebbero rappresentare in futuro una strategia alternativa per aumentare l’efficacia dei vaccini genetici volti alla terapia dei tumori correlati ad HPV.”
Già nel marzo 2007 il laboratorio di Virologia IRE ed il Dipartimento Biotecnologie, Agroindustria e Protezione della Salute del Centro Ricerche Casaccia dell’ENEA grazie alla collaborazione con il Center for Molecular Biotechnology del Fraunhofer Institute, USA hanno utilizzato nuove tecnologie per la preparazione di proteine di fusione purificate da piante di tabacco che hanno
portato alla messa a punto di vaccini terapeutici HPV-specifici; tale lavoro pubblicato sulla rivista Internazionale Vaccine, ha dimostrato un’altissima efficacia terapeutica in un modello animale in cui si è ottenuta la guarigione di tumori sperimentalmente indotti.
Di certo oggi la disponibilità di vaccini preventivi contro l’HPV rappresenta un passo decisivo per la prevenzione di questa infezione e apre la strada ad una riduzione significativa del tasso di cancro cervicale, tuttavia, i benefici di una vaccinazione profilattica saranno visibili solo tra decenni, per il lungo periodo di latenza tra l'infezione e il cancro. Inoltre, a causa dei costi elevati, l'uso di questi vaccini nei paesi in via di sviluppo è problematico.
“Per queste ragioni – conclude il Dr.Venuti - la ricerca va rivolta allo sviluppo di vaccini terapeutici senza peraltro perdere di vista il costo delle tecnologie di produzione.”
Antitumor Activity of DNA Vaccines Based on the Human Papillomavirus-16 E7 Protein Genetically Fused to a Plant Virus Coat Protein. Silvia Massa, Paola Simeone, Antonio Muller, Eugenio Benvenuto, Aldo Venuti, Rossella Franconi, Human Gene Therapy 19:354–364 (April 2008).