Incastonato a 5000 metri d’altitudine, nelle Ande cilene, è il primo tassello europeo inserito nel puzzle di radiotelescopi dell’Atacama Large Millimeter-submillimeter Array. La nuova antenna, consegnata dall’ESO, porta a 16 le parabole già installate. Numero destinato a crescere fino a 66 a progetto completato.
È la prima antenna europea a tagliare il traguardo verso ALMA, il grande array di radiotelescopi in costruzione in Cile, nel deserto di Atacama. Un’ultima “tappa di montagna” davvero dura, quella che si è conclusa il 27 luglio scorso per l’orecchio elettronico dell’ESO: 12 metri di diametro per 95 tonnellate di peso, per arrivare a destinazione – là sulla piana di Chajnantor – ha dovuto affrontare in 28 chilometri un dislivello di 2100 metri, quello che separa l’Operations Support Facility (a 2900 metri), dov’era giunto ad aprile, dall’Array Operations Site, a 5000 metri d’altitudine.«Con questa, il numero totale delle antenne sull’Alma Operations Site sale a 16. Sembra un numero qualsiasi, ma rappresenta una pietra miliare per il progetto», sottolinea Jan Brand, dell’INAF-IRA di Bologna e coordinatore dell’ALMA Regional Center italiano. «16 è infatti il numero di antenne specificato per poter cominciare le prime osservazioni scientifiche (early science). Quando il primo Call for Proposals venne rilasciato, lo scorso marzo, di antenne ce n’erano soltanto 9. Ora le prime osservazioni, che cominceranno a settembre, possono partire secondo il piano originale».Mentre gli scienziati inizieranno le loro osservazioni, la costruzione di ALMA continuerà a spron battuto. Il completamento del sito è previsto per il 2013, quando l’array raggiungerà un totale di 66 antenne: 25 dall’Europa (fornite dall’ESO e realizzate dallo European AEM Consortium), altre 25 dal Nord America e 16 dall’Asia Orientale. Tutte di livello tecnologico elevatissimo, in grado di lavorare all’unisono come un singolo, potentissimo, telescopio sensibile alle lunghezze d’onda millimetriche e submillimetriche. Fra i suoi principali obiettivi scientifici, lo studio dell’origine dei pianeti, delle stelle, delle galassie e perfino dello stesso Universo, grazie all’osservazione dei gas e delle polveri della Via Lattea e oltre, fino alla radiazione fossile risalente all’epoca del Big Bang.
Un grande progetto al quale contribuisce anche l’Italia. Ha infatti sede presso l’Istituto di Radioastronomia dell’INAF uno degli 8 ALMA Regional Center (ARCs) della rete europea. «Fra i compiti dell’ARC italiano», spiega Brand, «c’è il supporto agli utenti nella preparazione delle osservazioni e per la riduzione dei dati. Inoltre, l’ARC ha la responsabilità di mantenere la comunità astronomica informata e aggiornata su ALMA, e più in generale sull’astronomia millimetrica interferometrica, tramite seminari, corsi e scuole».
Marco Malaspina