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INDAGINI SULL’ASTEROIDE CHE COLPÌ LA TERRA

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Dinosauri estinti: colpa di Baptistina? Né colpevole, né innocente: anche i risultati di nuovi studi su ciò che rimane dell’asteroide Baptistina non permettono di trarre conclusioni certe sul suo eventuale coinvolgimento nell’evento che, 65 milioni di anni fa, provocò l’estinzione dei dinosauri.

Pur avendo un nome che non suona affatto minaccioso, l’asteroide Baptistina era sotto accusa per il più grave reato mai commesso ai danni del nostro pianeta. In un lontano passato, il suo violento scontro con un altro asteroide avrebbe prodotto frammenti di dimensioni considerevoli, grandi come montagne: scagliati anche in direzione della Terra, la avrebbero colpita provocando quella serie di disastri naturali che portarono all’estinzione dei dinosauri e di altre specie viventi. Secondo la ricostruzione dei fatti effettuata nel 2007 e basata su dati ottenuti con telescopi da terra, la “famiglia di Baptistina”, ovvero quell’insieme sparso di frammenti generatosi dopo quel lontano scontro, sembrava essere la giusta direzione verso cui puntare le accuse. Lo scontro di cui Baptistina fu protagonista, nella fascia degli asteroidi fra Marte e Giove, avrebbe avuto luogo 160 milioni di anni fa e i grossi proiettili rocciosi lanciati verso la Terra avrebbero avuto ben 95 milioni di anni di tempo prima di colpirla, causando l’estinzione dei grandi rettili che è datata 65 milioni di anni fa.Tempistiche plausibili. Tuttavia, proprio perché si parla di decine di milioni di anni ovvero tempi scala considerevoli, di eventi determinati da un numero elevato di variabili e di condizioni che rendono caotiche le orbite degli oggetti coinvolti, ci sono margini di errore enormi: si possono fare ragionevoli ipotesi ma non è possibile parlare di certezze. E, dall’analisi di nuovi dati, ottenuti grazie al telescopio spaziale WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer), della NASA, sensibile agli infrarossi, lo scenario che prevede la colpevolezza di Baptistina, anziché rafforzarsi, si fa ancora meno probabile. Osservando agli infrarossi la famiglia di Baptistina, sono state effettuate misure più accurate delle dimensioni dei frammenti, stabilendo che l’impatto che le ha generate si sarebbe verificato più di recente, intorno a 80 milioni di anni fa piuttosto che 160 milioni. Se le cose sono andate così, secondo gli autori dello studio, ai frammenti sarebbero rimasti “appena” 15 milioni di anni per arrivare puntuali al loro appuntamento con i dinosauri: troppo pochi per compiere le orbite ipotizzate.Baptistina scagionato? Su questo genere di conclusioni Giovanni Valsecchi, astronomo dell’INAF-IASF di Roma ed esperto di asteroidi, esprime le proprie perplessità. “Il fatto che la famiglia di Baptistina risulti più giovane è di per sé un risultato interessante. Che questo basti ad escludere che l’oggetto che colpì la Terra causando l’estinzione dei dinosauri provenisse da questo asteroide, non credo assolutamente lo si possa dire. Né si può dire il contrario. Gli oggetti che possono cadere sui pianeti sono su orbite caotiche, che possono cioè cambiare in modo radicale anche per piccole variazioni delle condizioni iniziali. È vero che esistono dei tempi scala caratteristici ma da un lato determinarli richiede un lavoro lunghissimo, dall’altro sono comunque “caratteristici”, generali, non dicono assolutamente che l’oggetto X ci metterà veramente quel tempo a fare un certo cammino. Sul caso di Baptistina si possono fare considerazioni molto vaghe, di certo non abbiamo ancora elementi per scagionarlo né per accusarlo 

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Una crisi globale come quella della plastica ha bisogno di una risposta globale ma al momento non esiste alcun trattato internazionale che affronti questo problema al livello mondiale e transfrontaliero. Per questo è partita oggi una Petizione promossa dal WWF in tutti i paesi dove è presente l’Associazione: l’invito è rivolto ai cittadini del mondo perché chiedano ai capi di stato di stipulare un Global Deal giuridicamente vincolante fra Paesi delle Nazioni Unite per fermare la dispersione di plastica in natura entro il 2030.

E’ il primo passo di una campagna globale del WWF e in Italia sono in programma nel 2019 numerosi appuntamenti di sensibilizzazione, tutti sotto il segno di una Natura #PLASTICFREE.

Senza provvedimenti, entro il 2050, nei mari del mondo ci sarà più plastica che pesce e il Mediterraneo rappresenta un’area trappola con livelli record di inquinamento da microplastiche che minacciano la vita marina e la salute umana.
Ecco alcuni numeri dell’emergenza: 95%, è la percentuale di plastica contenuta nei rifiuti del Mar Mediterraneo che soffoca habitat e specie; 1,25 milioni di frammenti per km2 è la concentrazione record di microplastiche nel Mediterraneo, quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’isola di plastica del Pacifico settentrionale; oltre il 90% dei danni provocati dai nostri rifiuti alla fauna selvatica è dovuto alla plastica; 134, sono le specie vittime di ingestione da plastica nel Mediterraneo (tra cui tutte le specie di tartaruga marina, che scambiano i sacchetti di plastica per prede); l’Europa è il secondo produttore di plastica al mondo; 2,1 sono i milioni di tonnellate di imballaggi di plastica consumati ogni anno dagli italiani.

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