Allarme fiumi: un dossier delle Nazioni Unite svela lo stato di salute di tre grandi bacini dell’Asia
L'UNEP (United Nations Environment Programme), in collaborazione con l’Istituto Tecnologico dell’Asia, ha appena pubblicato un dossier sullo stato di salute di tre dei maggiori fiumi del sub-continente asiatico: il Gange-Brahmaputra-Meghna (che bagna Nepal, India, Bangladesh, Bhutan e Cina) l’Indo (che attraversa India, Pakistan e Afghanistan) e l’Helmand (che nasce sui monti Paghman, in Afghanistan, e attraversa Iran e Pakistan).
Lo studio ha assegnato ad ogni bacino un Indice di Vulnerabilità dell'Acqua che si basa su 4 parametri fondamentali: lo sfruttamento delle risorse idriche, le pressioni dello sviluppo agricolo e industriale, l’instabilità dell’ecosistema e infine le difficoltà legate ad una cattiva gestione delle risorse. I risultati mostrano che il Gange è il bacino più vulnerabile, ma anche la salute dell’Indo e dell’Helmand è seriamente minacciata dalle attività dell’uomo.
I Paesi dell’Asia meridionale (Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, India, Iran, Maldive, Nepal, Pakistan e Sri Lanka) ospitano un quarto della popolazione mondiale, ma dispongono ogni anno solo del 4.5% delle risorse idriche mondiali. In queste regioni l’uso dell’acqua è limitato alle attività agricole, che utilizzano il 95% delle risorse idriche, e la disponibilità di acqua pro capite è inferiore alla media mondiale. In Sri Lanka la disponibilità pro capite di acqua è pari a 2.400 metri cubi, ma le previsioni dicono che scenderà a 1.900 entro il 2025. L’India, la più estesa e la più popolosa nazione del sub continente asiatico, accoglie un sesto della popolazione mondiale ma solo un venticinquesimo delle risorse idriche disponibili. “La disponibilità pro capite di acqua dolce – afferma Jinhua Zhang, coordinatore regionale dell’UNEP – sta diminuendo e la contaminazione dell’acqua resta la principale causa di malattia e di morte in questi Paesi”.
I tre grandi bacini studiati dall’UNEP presentano una serie di criticità: inondazioni nella stagione dei monsoni, scarsità d’acqua nei mesi estivi, sedimentazione ed erosione, problemi legati alla qualità dell’acqua e dell’ambiente. L’esplosione demografica degli ultimi 100 anni ha provocato una forte pressione sulle risorse idriche di queste regioni – basta pensare che quasi il 67% dei ghiacciai himalayani si sta sciogliendo. La riduzione dei ghiacci col passare del tempo porterà ad una diminuzione della portata dei fiumi e quindi ad una penuria d’acqua. Quasi il 70% dell’acqua del Gange proviene dai fiumi del Nepal, che sono alimentati dai ghiacciai dell’Himalaya. Inoltre, l’inefficiente gestione dei fiumi rende difficile l’accesso ai servizi sanitari per la popolazione locale: circa la metà degli abitanti che vivono lungo le sponde dell’Indo non ha accesso ai servizi sanitari di base.
La ricchezza idrica di un fiume non è di per sé un dato sufficiente, se consideriamo che in India, dove i principali fiumi hanno una disponibilità d’acqua molto elevata, negli ultimi 20 anni sono stati costruiti milioni di pozzi artesiani per uso agricolo che hanno dimezzato la disponibilità complessiva d’acqua, facendo crollare i livelli delle falde idriche sotterranee, che scendono ad un ritmo di 2-4 metri all’anno. Lo sviluppo delle attività umane e l’elevata antropizzazione nel basso Gange comporta una serie di problemi: una costante richiesta di risorse idriche per soddisfare le attività di sviluppo; aumento dei livelli di salinità; diffusione di malattie infettive trasmesse attraverso l’acqua; inquinamento idrico e del terreno; declino della pesca; perdita di biodiversità nella foresta di Sundarbans.
Link consigliati:
United nations Environmet programme (UNEP), “Freshwater Under Threat South Asia”, 2009
http://www.roap.unep.org/pub/southasia_report.pdf
Emma Bariosco