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Sicurezza web nell'era del "Quantum Computing"

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Alcuni ricercatori dell'Eindhoven University of Technology (Olanda), coordinati dalla professoressa Tanja Lange, sono riusciti a "forzare" il sistema di criptazione McEliece, nato nel 1978 e considerato a tutt'oggi uno dei principali candidati a garantire la sicurezza del traffico web nell'era dei computer quantistici. L'annuncio è stato fatto al PQCrypto 2008 di Cincinnati durante una conferenza sulla criptografia post-quantistica. Usando una rete di 200 computer sparsi fra Olanda, Francia, Irlanda,Taiwan e Stati Uniti, i ricercatori hanno sviluppato un programma in grado di accelerare i tempi di attacco al sistema McEliece, decifrandone gli algoritmi in appena una settimana. E' irlandese il terminale che ha "sferrato" l'attacco  vincente.
L'esperimento, assicurano gli scienziati, non compromette la validità del sistema McEliece, che continua ad essere un efficace strumento di sicurezza perché suscettibile di ulteriore implementazione. Il limite principale di questo cripto-sistema, basato sulla algebraic coding theory, è che la chiave del messaggio criptato è molto lunga (219 bit) e quindi più soggetta ad errori di trasmissione.
Oggi un normale PC impiega circa 3 settimane per forzare il sistema, ma un computer quantistico non avrebbe nessuna difficoltà a decifrare persino una versione più aggiornata.
In attesa che arrivi l'era del quantum computing (secondo le previsioni degli scienziati, ci vorranno non meno di dieci anni), i ricercatori stanno sviluppando sistemi crittografici sempre più sofisticati capaci di resistere agli attacchi dei computer quantistici

Flash News

Un gruppo di scienziati britannici ha scoperto un'oasi di biodiversità nel cuore dell'Africa grazie alle immagini satellitari di Google Earth

“Mabu” è il nome di una montagna che le cartine geografiche non conoscono. Sorge in sud Africa, nel cuore del Mozambico, ed è un’oasi segreta ricoperta di foresta vergine e popolata di animali rari. Persino gli abitanti della zona fanno spallucce quando sentono la parola “mabu”. Eppure Mabu esiste, eccome: basta cercarla con Google Earth, un programma scaricabile gratuitamente da Internet.

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