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Da Parmigianino a Piazzetta: disegni bizzarri dalla Collezione dei Duchi d'Este

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Una collezione principesca nella dimora di un Duca: la Reggia di Ferrante Gonzaga a Guastalla, nel Reggiano, finalmente tornata al suo antico splendore, ospita una mostra che racconta una segreta passione di una altra dinastia, quella degli Este, per il collezionismo di disegni. Due Case ducali, imparentate da secoli, che ebbero con Margherita, figlia di Alfonso III, il "Duca Cappuccino", andata in sposa al duca Ferrante III di Guastalla, l'ultimo matrimonio Este - Gonzaga, nel 1648.

Ma non disegni "qualunque" bensì opere curiose, particolari, inconsuete, testimonianze d'eccezione di un gusto che esplose nelle Corti europee a partire dal Cinquecento e che ebbe nei Duchi d'Este collezionisti particolarmente attenti e qualificati.
Tutti i disegni sono provenienti dalle Raccolte Estesi di Modena, città dove gli Este insediarono la loro corte dopo la Devoluzione della loro capitale, Ferrara, al Papato. Nella quasi totalità si tratta di opere mai sino ad oggi esposte al pubblico.
Il collezionismo ducale privilegia, e non per questioni economiche ma per passione, quelli che un tempo potevano essere considerati semplici studi o prove d'artista, le opere più private, quindi. Gli Este mostrano di amare i generi, i personaggi più desueti ed esotici, ma anche i ritratti non aulici, lo schizzo di un volto reso nella sua naturalezza espressiva, la posa di un animale. Soggetti tutti profani, aspetto che rende ancora più rara la mostra.
Gli agenti estensi reperivano queste opere nel mercato antiquario e negli stessi studi degli artisti, contribuendo ad arricchire una Collezione tra le più originali e ricche del Continente.
Già il titolo della mostra, "Da Parmigianino a Piazzetta" offre una precisa indicazione dell'ampiezza e dell'importanza della Collezione Estense.
A Guastalla, dal 24 settembre al 4 dicembre, ne viene presentato il meglio (una settantina di opere) in una mostra curata da e Giovanna Paolozzi Strozzi e promossa dal Comune di Guastalla e dalla Soprintendenza di Modena e Reggio.
Diversi i disegni che compongono vere sezioni nelle sezioni. Così il nucleo di opere di Giuseppe Maria Mitelli, estroso cronista della vita di ogni giorno. O le caricature di Giovan Maria Tamburini, frizzanti e ironiche. Poi i Busti di Imperatori, di Bartolomeo Passerotti, artista poliedrico, disegnatore finissimo e cultore e collezionista di antichità.
Un posto particolare spetta ai Carracci e ai lori "ritratti al naturale" dalla tecnica esecutiva smaliziata, libera da ogni vincolo. Altrettanto straordinarie le "Teste di carattere" di Piazzetta, genere cui l'artista veneziano si applicò con molta fortuna.
Ma nella collezione avevano posto di rilievo un anche le curiosità esotiche. Raccontano di viaggi in territori lontani, ma anche di nuovi studi scientifici, di quel mondo di ricercatori che a Bologna trovò riferimento in Ulisse Adrovandi. Infine gli animali, genere cui gli Estesi si dedicarono con particolare interesse collezionistico. Riunendo capolavori assoluti, primo fra tutti il celeberrimo Gambero disegnato dal Pamigianino.
A far da contorno a queste testimonianze "private" dei Duchi d'Este, il Palazzo Ducale voluto dai successori di Ferrante Gonzaga sul preesistente "Palazzo
Nuovo" dei conti Torello. L'edificio, riaperto a conclusione di un complesso intervento di restauro, documenta una storia che trova avvio nel 1539, quando i Gonzaga assunsero la signoria di Guastalla con Ferrante, figlio terzogenito di Francesco II e di Isabella d'Este, famoso maresciallo di campo di Carlo V, duca di Ariano e principe di Molfetta. Il primo momento di splendore della residenza è ascrivibile alla signoria di Ferrante II che, in prossimità delle proprie nozze con Vittoria Doria, volle "abbellire Guastalla, e specialmente il Palazzo", curandone la sua decorazione in modo che risultasse splendido. Il Palazzo era organizzato intorno al grande cortile centrale quadrato, tutto porticato, che, verso est immetteva nel "gran giardino", mentre gli uffici erano prospicienti la strada Gonzaga, il teatro e le "sale per la conversazione" nell'ala nord, e i fronti sud e est del cortile ospitavano gli appartamenti e gli ambienti di servizio. Palazzo sovrano ancora nel Settecento, accresciuto nel tempo, gareggiava per dimensioni e struttura della Corte con Torino, Firenze, Modena, Parma, sedi delle ultime dinastie italiane. Dopo la morte dell'ultimo duca, Giuseppe Maria Gonzaga, cugino del duca di Modena Francesco III d'Este, alla metà del XVIII secolo, il Ducato passa ai Borbone, costituendo lo Stato di Parma, Piacenza e Guastalla. Nel 1896, il Palazzo Ducale venne acquistato dall'industriale Flavio Mossina che apportò all'immobile quelle modifiche che lo caratterizzano ancor oggi, frazionando gli spazi, e facendo decorare le antiche sale secondo lo stile Liberty allora in voga. Nel sovrapporsi di stili, gli ambienti ducali non persero la loro suggestione, tanto che Bernardo Bertolucci volle girare in questi ambienti indimenticabili scene di "Novecento - Atto I".
Fra il 1997 ed il 1998, il Comune di Guastalla decise di acquisire la proprietà dell'immobile, facendone la sede del Museo della Città e, come intende testimoniare questa mostra, ora anche sede di importanti eventi espositivi

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