Questo piccolo stomatopode, infatti, è un vero e proprio campione della visione, poiché i suoi occhi dispongono di oltre dieci tipi diversi di pigmenti visivi, contro i tre che caratterizzano le cellule della nostra retina. Un recente studio condotto da Sonja Kleinlogel, dell’Istituto Max Planck di Biofisica di Francoforte, e Andrew White, dell’Università del Queensland , ha messo in luce una caratteristica inedita di questi piccoli predatori del mare, conosciuti anche come “schiaccia-pollici” per la loro aggressività: quella di distinguere sei diversi tipi di polarizzazione della luce, quattro lineari e due circolari (in cui la luce si muove come una spirale, ruotando attorno ad un cerchio), che nessun altro animale, compreso l’uomo, è in grado di vedere. Questa speciale dote visiva, dovuta alla presenza di particolari recettori della vista, sembra appartenere sia agli esemplari di sesso femminile che a quelli di sesso maschile, per questo è difficile credere che sia legata ai rituali di corteggiamento. L’ipotesi più plausibile, secondo i ricercatori, è che abbia soprattutto la funzione di riconoscere le prede, in condizioni di visibilità spesso difficili per un occhio “normale”.
Nel regno animale non è inconsueto trovare individui capaci di distinguere delle forme di luce polarizzata, ad esempio quella lineare. Alcuni, come le formiche, sfruttano questa capacità per individuare le prede e sfuggire più facilmente ai nemici, oppure la utilizzano nell’accoppiamento. Il Gonodactylus smithii, però, è in grado di distinguere non solo la polarizzazione lineare, ma anche quella circolare, combinando insieme i due tipi di informazione. Il motivo, secondo gli scienziati, potrebbe risiedere nel fatto che questo piccolo gamberetto deve sopravvivere in un ambiente in cui i fenomeni di polarizzazione della luce sono spesso molto intensi. I potenti “occhiali polaroid” di cui è naturalmente dotato esaltano i contrasti di colore e impediscono il passaggio delle onde luminose riflesse dall’acqua e dalle superfici argentee di molti pesci marini, che possono facilmente ingannare un occhio poco allenato, ma non certamente quello del piccolo crostaceo, che può così distinguere la presenza di prede semi trasparenti e quasi invisibili a occhio nudo, oppure quella di pericolosi predatori. Il gamberetto della Nuova Caledonia, grazie alla sua varietà di pigmenti visivi, alla sensibilità alla luce polarizzata, ai complessi movimenti oculari, è sicuramente l’animale con la vista più acuta ed è un eccezionale strumento per comprendere i meccanismi della visione.
Il fenomeno della polarizzazione è molto comune in natura, dove la luce naturale può variare da una forma completamente non polarizzata, come quella della luce solare diretta, ad una forma altamente polarizzata come quella generata dal riflesso della neve o dell’acqua. L’occhio umano non è in grado di distinguere la luce polarizzata; per poterlo fare, ha bisogno di “protesi” particolari, che bloccano alcuni colori e ne lasciano passare altri, come i filtri polarizzatori, molto usati dai fotografi per ridare trasparenza ad uno specchio d’acqua illuminato dal sole. Anche il vetro del display di un cellulare è un filtro di questo tipo: senza di esso non si vedrebbero i caratteri sottostanti.
1. Kleinlogel S, White AG (2008), The Secret World of Shrimps: Polarisation Vision at Its Best. PLoS One 3(5): e2190. doi:10.1371/journal.pone.0002190
Veronica Rocco