I parassiti sono ospiti indesiderati di molte piante e animali - compreso l’uomo - con cui vivono in una specie di simbiosi. A differenza della simbiosi, però, questa convivenza è vantaggiosa solo per il parassita, che vive “alle spalle” del suo ospite e, dopo averne esaurito le risorse, lo elimina prima che questi possa raggiungere l’età riproduttiva.
Uno studio pubblicato il 4 giugno sulla rivista telematica PlosONE rivela gli effetti aberranti del parassitismo sul comportamento di un bruco brasiliano, la Thyrinteina leucocera. I risultati della ricerca, frutto della collaborazione tra l’università di Amsterdam e quella di Viçosa, sono sorprendenti: l’ospite protegge le larve del suo parassita e si trasforma in una vera e propria “guardia del corpo”, pronta ad accudire le giovani crisalidi e ad aggredire chiunque cerchi di attaccarle.
La Thyrinteina leucocera, una piccola farfalla che vive nelle foreste del Brasile e si nutre soprattutto di foglie di guava e di eucaliptus, viene attaccata da un tipo di vespa chiamato Glyptapanteles sp, che depone nel suo corpo fino a 80 uova. Quando le uova si schiudono, le piccole larve del parassitoide cominciano a “vampirizzare” la vittima, nutrendosi delle sue sostanze vitali, mentre il bruco continua a muoversi e mangiare come se niente fosse. Il bello deve ancora arrivare: non appena le larve sono cresciute, si staccano dall’ospite per fare il bozzolo e trasformarsi in crisalidi. A questo punto il bruco comincia ad assumere un comportamento a dir poco strano: smette di mangiare e di muoversi e sorveglia i suoi giovani parassiti, difendendoli dagli attacchi di altri insetti o predatori con violenti movimenti del capo .
Quando le crisalidi diventano adulte e sono quindi in grado di badare a se stesse, il bruco muore. Gli esperimenti dimostrano che questo comportamento è presente solo negli animali infettati dai parassiti, anche se non è chiaro il meccanismo che lo provoca. Gli scienziati hanno osservato che durante la “migrazione” fuori dall’ospite, due o tre larve restano sempre all’interno dell’organismo: potrebbero essere proprio loro a causare le anomalie comportamentali del bruco.
Di solito, l’animale infettato è indotto a compiere azioni che favoriscono i suoi parassiti oppure la loro trasmissione in altri animali. Il Dicrocoelium dendriticum, ad esempio, usa la formica come strumento per raggiungere l’obiettivo finale: la pecora. Spinge l’insetto ad allontanarsi dal nido durante le ore notturne e ad attaccarsi con i denti ai fili d’erba da pascolo. Quando le pecore brucano l’erba, inghiottono sia la formica che i suoi parassiti, i quali completano il proprio ciclo raggiungendo l’ospite finale. Nel regno animale, sono molti i casi di parassitismo che inducono comportamenti aberranti nell’ospite, ma non sono mai stati fatti studi sistematici. La ricerca dell’équipe brasiliano-olandese finora risulta la più completa perché riproduce in laboratorio condizioni molto simili a quelle dell’ habitat naturale in cui vive la Thyrinteina leucocerae.
Il rischio che si corre con questo tipo di esperimenti, fanno sapere i ricercatori di Amsterdam, è quello di confondere la causa con l’effetto. Le anomalie osservate nell’ospite potrebbero essere indotte dai parassiti che in questo modo si assicurano la sopravvivenza e la trasmissione in altre specie animali, ma potrebbero anche essere accidentali o addirittura rivelarsi la causa stessa dell’infezione: i parassiti, insomma, sceglierebbero proprio quella vittima e non altre perché ha un comportamento anomalo che li avvantaggia.
1. Amir H. Grosman, Arne Janssen, Elaine F. de Brito, Eduardo G. Cordeiro, Felipe Colares, Juliana Oliveira Fonseca, Eraldo R. Lima, Angelo Pallini and Maurice W. Sabelis, Parasitoid Increases Survival of Its Pupae by Inducing Hosts to Fight Predators, PloS One, June 4, 2008
2. Rimando ai due brevi filmati pubblicati in Parasitoid Increases Survival of Its Pupae by Inducing Hosts to Fight Predators: nel primo viene registrato il comportamento aggressivo del bruco che difende le crisalidi dall’attacco di un insetto; nel secondo, il bruco è da solo e si fa stuzzicare dall’insetto senza batter ciglio.
Veronica Rocco