Comunicato Stampa Congiunto FAO
Edizione Giugno 2007
Riunita a Roma la Commissione sulle risorse genetiche di piante e animali
"La rapida diffusione dell’acquacoltura e l’eccessivo sfruttamento di molte specie di cattura hanno comportato un uso irresponsabile delle risorse naturali che può determinare impatti ambientali e sociali molto negativi, conflitti intersettoriali ed insostenibilità”, secondo un documento redatto dal Dipartimento per la Pesca e l’Acquacoltura della FAO, che sarà presentato alla Commissione.
Nel documento si spiega che una transizione di successo verso un’acquacoltura e una pesca in mare aperto più responsabili, sostenibili e produttive, dipendono in larga parte da una gestione efficace delle risorse genetiche ittiche. La CGRFA è nella posizione giusta per affrontare questa necessità.
"Tuttavia, il grande sviluppo dell’acquacoltura ed il problema di gestire in modo efficace stocks ittici non ben caratterizzati sotto il profilo genetico, non sono stati ancora riconosciuti in termini di necessità di maggiori investimenti nelle politiche riguardanti la gestione delle risorse ", mette in guardia la FAO.
Le risorse genetiche aiutano a determinare la produttività delle popolazioni ittiche e la loro adattabilità a vari stress ambientali, come il cambiamento climatico e lo sviluppo umano.
Nell’acquacoltura, influenzano la resa del pesce allevato, aiutano gli itticoltori a soddisfare le esigenze dei consumatori ed incidono sul modo in cui il pesce allevato e quello allo stato naturale interagiscono in natura.
Però, secondo la FAO, l’informazione sulle risorse genetiche acquatiche è disorganica, le applicazioni della genetica sul pesce di cattura e sul pesce d’allevamento sono state sinora limitate, i meccanismi opportuni per conservare la diversità genetica del pesce allevato e dei loro parenti selvatici sono scarsamente sviluppati.
E sebbene l’ulteriore addomesticamento e miglioramento genetico del pesce allevato offra una via senza ostacoli all’incremento della produttività, molte delle risorse genetiche attraverso le quali si può raggiungere questo obiettivo sono poco conosciute e poco studiate, molte sono addirittura minacciate.
Gravi lacune nell’informazione
Da molti la FAO la FAO informa sullo stato complessivo degli stock ittici mediante le sue pubblicazioni: lo Stato Mondiale delle Risorse Ittiche Marine, Lo Stato delle Risorse Ittiche Mondiali: pesca nelle acque interne e Lo Stato della Pesca e dell’Acquacoltura nel mondo.
Questi rapporti mostrano che ogni anno vengono pescate circa 1.000 specie marine e d’acqua dolce differenti, mentre circa 236 specie tra pesci, invertebrati e piante, sono allevati in stabilimenti per l’itticoltura.
Se da un lato questi rapporti forniscono degli indicatori di carattere generale sullo stato della biodiversità degli stock ittici commercialmente più importanti (vedi barra laterale), dall’altro probabilmente sottostimano il numero di specie che vengono catturate, peraltro manca ancora un’informazione dettagliata a livello genetico.
“Sappiamo che gli ambienti acquatici si stanno modificando a causa del cambiamento climatico, dell’introduzione di specie estranee, dello sviluppo umano e di altri fattori, e che le specie dovranno adattarsi per sopravvivere; la diversità genetica favorirà l’adattamento. Se dobbiamo proporre politiche ed approcci necessari per rispondere a queste sfide, abbiamo bisogno di maggiori informazioni e dobbiamo migliorare la nostra capacità di utilizzarle," ha affermato Devin Bartley, un genetista marino della FAO.
Salto quantico nella gestione
Informazioni più dettagliate sulle risorse genetiche acquatiche potrebbero aiutare coloro che gestiscono le risorse di mare aperto ad avere una visione più ampia e dettagliata dello stato degli stocks affidati alla loro tutela, permettendo loro, inoltre, di essere ben in sintonia con i fermi biologici stagionali, con le quote di pesca e con le altre misure di regolamentazione.
Aiuterebbero anche a capire meglio le interazioni tra gli stock ittici d’allevamento e quelli allo stato naturale, un tema che desta crescente preoccupazione. In molti casi, non è possibile determinare l’impatto sulla diversità acquatica provocato dal pesce sfuggito accidentalmente dagli allevamenti, o da quello intenzionalmente stoccato nell’ambiente naturale, perchè le informazioni sulle risorse genetiche del pesce allo stato naturale e di quello d’allevamento sono semplicemente sconosciute.
Tuttavia, non è semplice ottenere queste informazioni genetiche e, allo stato attuale, non sono molto usate nella gestione della pesca.
Allevare pesce di migliore qualità
La genetica ha un ulteriore ruolo da giocare, aiutando l’acquacoltura a soddisfare la crescente domanda di pesce a livello mondiale.
La maggior parte degli stock ittici di mare aperto sono già pienamente sfruttati o addirittura in declino, ed il loro livello di produzione ha raggiunto il tetto massimo.
Dal 2030, per soddisfare la domanda globale, saranno necessarie 40 milioni di tonnellate di pesce in più all’anno. L’acquacoltura, che già fornisce il 44% di tutto il pesce consumato, appare il modo più logico e pratico di soddisfare questo fabbisogno.
Sussistono tuttavia alcuni dubbi sulla sua effettiva capacità di riuscirci. Secondo la FAO, se si presterà una maggiore attenzione alle risorse genetiche acquatiche e si alleveranno pesci di migliore qualità ed in modo responsabile, l’acquacoltura potrà contribuire notevolmente alla soluzione del problema, usando nel contempo un minor numero di risorse, come acqua o mangimi.
Con la sessione di quest’anno è la prima volta che la Commissione, in cui sono rappresentati 167 paesi e l’Unione Europea, affronta la questione della gestione ottimale della diversità genetica di oceani, mari, laghi, fiumi, paludi, e allevamenti ittici, per tutelare il loro contributo alla produzione di cibo.
La CGRFA è il solo organismo internazionale che si occupa di tutte le risorse genetiche in materia di agricoltura, foreste e pesca.
The world’s aquatic genetic resources: status and needs (in inglese)
ftp://ftp.fao.org/ag/cgrfa/cgrfa11/r11w152e.pdf