Fondi sufficienti e sconti fiscali per il volontariato
Sono oltre 100 milioni i cittadini dell'UE che svolgono attività di volontariato e il contributo economico degli enti senza scopo di lucro (NPI) è pari, in media, al 5% del PIL e oltre un quarto di tale cifra è dovuto al tempo impiegato in attività di volontariato. Inoltre, un recente studio sulle organizzazioni che si avvalgono di volontari in tutta Europa ha dimostrato che, per ogni euro speso per sostenere l'attività dei volontari, le organizzazioni hanno ricavato, in media, un rendimento compreso tra 3 e 8 euro.
Approvando con 639 voti favorevoli, 23 contrari e 21 astensioni la relazione di Marian HARKIN (ALDE/ADLE, IE), il Parlamento incoraggia gli Stati membri e le autorità regionali e locali a riconoscere il valore del volontariato per la «promozione della coesione sociale ed economica». Li esorta inoltre ad operare in partenariato con le organizzazioni del volontariato e a consultare adeguatamente il settore per sviluppare piani e strategie finalizzati al «riconoscimento, all'apprezzamento, al sostegno, all'agevolazione e all'incoraggiamento del volontariato». Anche perché, il volontariato «non ha solo un valore economico misurabile, ma può anche consentire risparmi significativi per i servizi pubblici» che, peraltro, non deve andare a sostituire. L'attività di volontariato, inoltre, non deve prendere il posto del lavoro retribuito.
I deputati sollecitano, inoltre, gli Stati membri a creare un quadro stabile e istituzionale per la partecipazione delle organizzazioni non governative (ONG) ai dibattiti pubblici. E' necessario, però, distinguere in modo più chiaro le organizzazioni di volontariato dalle ONG, le cui attività non sono organizzate sulle stesse basi. Stati membri e autorità regionali e locali dovrebbero inoltre compiere «veri sforzi» per aiutare le organizzazioni del volontariato ad accedere a finanziamenti sufficienti e sostenibili a fini amministrativi e per progetti. Ma, ammoniscono i deputati, «senza eccessivi adempimenti burocratici e formalità di documentazione», pur mantenendo i necessari controlli sull'esborso di fondi pubblici.
Nella prospettiva della revisione prevista per il 2010 delle disposizioni sull'IVA, il Parlamento invita la Commissione a prendere in considerazione - insieme agli Stati membri - «i validi argomenti sociali» in favore dell'introduzione di esenzioni dall'IVA per le organizzazioni di volontariato, registrate a livello nazionale, su acquisti intesi all'esecuzione dei loro compiti. Dovrebbe inoltre prendere in considerazione gli argomenti a favore dell'esenzione, «in casi specifici», dal pagamento dell'IVA su beni e servizi donati alle organizzazioni di volontariato.) Inoltre, le imprese e gli altri operatori del settore privato, nell'ambito della loro strategia di responsabilità sociale, dovrebbero sostenere finanziariamente iniziative volte a promuovere e potenziare il volontariato, e ricevere incentivi dagli Stati membri affinché supportino tale settore.
I deputati invitano poi la Commissione a lavorare all'instaurazione, per tutti i fondi comunitari, di un sistema in base al quale l'attività di volontariato possa essere riconosciuta quale contributo ai progetti cofinanziati e a studiare meccanismi che consentano di valutare adeguatamente il valore economico del lavoro di volontariato. Devono poi essere messe in atto misure nazionali e locali per accrescere la mobilità dei volontari e promuovere progetti transfrontalieri di volontariato rivedendo anche la politica in materia di visti per i partecipanti di paesi terzi a programmi di volontariato riconosciuti che si svolgono nell'UE. I deputati raccomandano di dichiarare il 2011 come «Anno europeo del volontariato».
Assieme agli Stati membri, infine, la Commissione dovrebbe indagare sulle ragioni del ritardo dell'adozione della "Carta Europea del volontariato" che dovrebbe definire il ruolo delle organizzazioni di volontariato e stabilire i loro diritti e le loro responsabilità.
Background: il volontariato in Italia
Nel corso del biennio 2004-2005, l'Istat ha svolto la quinta rilevazione sulle organizzazioni di volontariato iscritte nei registri regionali e provinciali. Rispetto alla prima rilevazione, riferita al 1995, esse sono aumentate del 152,0%, passando da 8.343 a 21.021 unità. Secondo l'Istat, l’analisi dei dati permette di confermare alcune delle caratteristiche delle organizzazioni di volontariato: il forte radicamento nelle regioni settentrionali (il 28,5% delle organizzazioni di volontariato è localizzato nel Nord-ovest, il 31,5% nel Nord-est, il 19,3% nel Centro e il 20,7% nel Sud ed Isole), la prevalenza relativa di piccole dimensioni organizzative, la concentrazione relativa di unità nei settori della sanità (28%) e dell’assistenza sociale (27,8%), anche se cresce nel tempo il numero di quelle che operano in altri settori (ricreazione e cultura, protezione civile, istruzione, tutela e protezione dei diritti e attività sportive).
Il Servizio Civile Nazionale contava 45.890 volontari nel 2006 (di cui 439 operanti al di fuori dell'Italia). Il 21,34% era nel Nord Italia, il 21,98% al Centro e il 55,75% al Sud e nelle Isole. Tra i settori d'impiego, il 50,57% dei volontari operava nell'assistenza, il 37,58% nella cultura ed educazione e l'11,85% nell'ambiente e protezione civile. Il 66% dei volontari ha un'età compresa tra 21 e 26 anni.
Link utili
Ministero della solidarietà sociale, Rapporto biennale sul volontariato in Italia
Servizio civile nazionale
Sito della Federazione Italiana per il Volontariato (FIVOL)
Riferimenti
Marian HARKIN (ALDE/ADLE, IE)
Relazione sul contributo del volontariato alla coesione economica e sociale
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 21.4.2008
Votazione: 22.4.2008