Il problema delle Abc è tornato alla ribalta grazie al nuovo report di Unep, presentato a Pechino settimana scorsa, dove sono illustrati effetti e nuovi dati sulle nubi marroni, studiate in modo più approfondito grazie ai dati rilevati dalle stazioni in alta quota installate e gestite dal Comitato EvK2Cnr, che con il progetto Share sta attivando un prezioso network mondiale di monitoraggio climatico.
Le Brown Clouds, grosse nubi composte da aerosol e particelle inquinanti, sono concentrate nei cieli del Sud est asiatico e imp ediscono alla luce solare di raggiungere la superficie terrestre, minando il clima e i cicli naturali, costituiscono una delle minacce più pericolose per la salute del pianeta, anche perchè risulterebbero in costante espansione. Secondo l'ultimo rapporto dell'Unep, le nubi marroni sarebbero presenti anche in Europa, in Nord America, in Africa e in Amazzonia, luoghi in cui però la loro formazione sarebbe frenata dalle precipitazioni. Ancora una volta viene ribadito come queste gigantesche nuvole marroni causino gravi problemi in tema di salute umana, ma anche di agricoltura, di scioglimento dei ghiacciai e quindi di riserve idriche.
Le nubi marroni sono studiate da oltre un decennio e tenute sotto controllo dalle Nazioni Unite grazie al progetto Abc dell'Unep, a cui il Comitato Ev-K2-Cnr, specializzato nella ricerca scientifica d'alta quota, contribuisce direttamente con il progetto SHARE, Stations at High Altitude for Reaserch on Environment.
Fondamentali per lo studio delle nubi marroni sono infatti i dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio climatico ambientale collocate in alta quota e facenti parte della rete SHARE. Queste stazioni, infatti, forniscono indicazioni uniche perché provenienti da punti di osservazione privilegiati per descrivere i meccanismi e le entità di trasporto degli inquinanti a scala globale sulle montagne, che costituiscono ben il 25% delle terre emerse.
In particolare, la stazione Abc installata ad una quota di 5.079 metri, nei pressi del Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide, in Nepal - battezzata "Nepal Climate Observatory Pyramid" - osserva e registra in modo continuativo i dati su atmosfera, inquinanti, ozono e meteorologia dell’Himalaya e dell’Asia Centrale, fornendo informazioni fondamentali per l'area asiatica, direttamente interessata dalle nubi marroni, e del Pacifico, dove in precedenza i dati er ano molto scarsi. La stazione della Piramide è infatti anche un Complementary Site nel programma "Atmospheric Brown Clouds", dell'Unep.
Il network SHARE è attivo in aree montane di Europa (in Italia con la Stazione Ottavio Vittori del Monte Cimone), Asia (Nepal, Pakistan, Cina), Africa (Uganda), con prospettive di espansione anche al Sud America (Argentina e Bolivia).
E proprio per la comprovata esperienza raggiunta in questi anni nel monitoraggio climatico ambientale delle zone d’alta quota, raggiunta grazie al progetto SHARE, che l'Unep e il Board del progetto ABC, con a capo il Prof V. Ramanathan, hanno chiesto ad EvK2Cnr di coordinare e di implementare quelle parte del progetto ABC che riguarda le aree montane e a volere quale membro dello Science Team di ABC, proprio un ricercatore del Progetto SHARE, il prof. Sandro Fuzzi dell’ISAC-CNR di Bologna
Anche il Governo Italiano, il Ministero dell’Ambiente, della Ricerca Scientifica e degli Affari Esteri, hanno riconosciuto nel progetto SHARE, un iniziativa d’eccellenza, nel panorama scientifico internazionale, tanto da appoggiarlo e promuoverlo anche nell’ambito del prossimo Vertice G8, sotto la presidenza italiana, e come progetto di punta in campo ambientale tra le iniziative di Expo 2015.
"L'attività del Comitato EvK2Cnr riempie di orgoglio, fa onore all’Italia e regala una speranza di salvezza al Pianeta Terra - ha detto Giorgio Napolitano qualche mese fa, in occasione dell'installazione della stazione meteorologica più alta del mondo ad 8.000 metri di quota, sul Monte Everest -. E’ bello sapere che grazie alla vostra stazione, l’Italia sarà in grado di dare un grosso contributo all’impegno per conoscere e fronteggiare le emergenze climatiche mondiali".
Il valore del progetto SHARE è stato recentemente sottolineato anche d al Ministro degli Esteri Frattini, durante la sua visita in Pakistan, uno dei paesi che ospitano già due delle stazioni di monitoraggio climatico e ambientale SHARE, rimarcando l’impegno del governo italiano nello studio del fenomeno del global warming “….L'Italia finanzierà, infatti, anche centri meteo sul Karakorum per monitorare i cambiamenti climatici".