Sono più di 350 le nuove specie scoperte nelle regioni dell’Himalaya orientale. Un tesoro di diversità biologica, ora seriamente minacciato dai cambiamenti del clima, che comprende il più piccolo cervo del mondo, una nuova specie di “rana volante” e una specie di geco che si ritiene presente sulla Terra da almeno 100 milioni di anni.
Le ricerche, durate per un decennio in remote regioni montuose che soffrono particolarmente l’innalzamento delle temperature globali, hanno portato alla scoperta davvero spettacolare di una rana color verde brillante (Rhacophorus suffry) che utilizza i lunghi piedi rossi palmati per librarsi nell’aria. Un’altra delle specie rintracciate non è ‘nuova’ in senso letterale: si tratta infatti del più vecchio geco di cui si abbia notizia al mondo con ben 100 milioni di anni, scoperto in una miniera di ambra della Hukawang Valley, nelle regioni himalayane dell’estremo nord del Myanmar.
Il dossier del WWF - The Eastern Himalayas – Where Worlds Collide – riassume le scoperte effettuate dal 1998 al 2008 da una serie di scienziati appartenenti a diverse organizzazioni in un territorio che va dal Buthan e dall’India nord-orientale all’estremo nord del Myanmar, al Nepal e alle regioni meridionali della Regione autonoma del Tibet (Cina). “Siamo di fronte a un patrimonio di diversità culturale e biologica che è però estremamente vulnerabile e fragile e che rischiamo di perdere per sempre, a meno di non agire da subito contro i cambiamenti del clima – avverte Gianfranco Bologna Direttore scientifico del WWF Italia – Uomini e natura costituiscono le tessere di un impareggiabile mosaico di diversità biologica, senza dubbio tra i più ricchi di tutto l’oriente. Ma le regioni himalayane sono anche le più esposte al cambiamento climatico”.
A dicembre i leader del mondo si riuniranno a Copenaghen per trovare un accordo sul nuovo trattato per il clima, che dovrà sostituire il Protocollo di Kyoto. “Solo un trattato equo e coraggioso, fondato sull’alleanza tra paesi ricchi e paesi poveri, potrà salvare il pianeta e i suoi tesori, compreso quello himalayano, dalla devastazione dei cambiamenti climatici, alimentati in questa parte del mondo anche da un’incontrollata deforestazione” dice Mariagrazia Midulla, responsabile del Programma Clima ed energia del WWF Italia.
Altra specie protagonista del dossier è il muntjac, definito “cervo foglia” (Muntiacus putaoensis), il più piccolo e antico cervide del mondo. Questo ‘bambi’, col manto bruno chiaro e occhi neri immancabilmente da cerbiatto innocente, era stato al principio scambiato per un esemplare giovane di altra specie, ma poi le analisi del DNA hanno confermato trattarsi di nuova specie distinta.
Le regioni dell’Himalaya orientale sono dimora di una varietà sorprendente di specie: 10.000 specie vegetali, 300 specie di mammiferi, 977 di uccelli, 176 di rettili, 105 di anfibi e 269 tipi di pesci di acqua dolce. Qui c’è anche la più alta concentrazione di tigre del Bengala, ma soprattutto questo è l’ultimo bastione del carismatico rinoceronte indiano.
Il WWF è impegnato nella difesa degli habitat di specie a rischio come il maestoso leopardo delle nevi, la tigre del Bengala, il gibbone dalle mani bianche, il leopardo nebuloso, l’elefante asiatico, il panda minore, il langur dorato, il raro delfino del Gange, e il rinoceronte indiano come pure delle migliaia di specie vegetali e animali che rimane da scoprire – ci si augura! – nelle regioni orientali dell’Himalaya.
Nel dossier del WWF - The Eastern Himalayas – Where Worlds Collide vengono descritte più di 350 nuove specie: 24 piante, 16 anfibi, 16 rettili, 14 pesci, 2 uccelli, 2 mammiferi, e almeno 60 nuovi invertebrati.
Foto disponibili all’indirizzo: (Password: flying frog) https://intranet.panda.org/wwf_photos/index.cfm?albumId=3346
Roma, 10 agosto 2009
WWF Italia