Scritto da INAF
Creato Martedì, 07 Dicembre 2010 01:00
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Sulla montagna del Cerro Paranal, in Cile, a oltre 2600 metri di quota, nel bel mezzo del deserto di Atacama, il più arido al mondo, c’è un nuovo strumento tutto italiano accanto ai quattro giganteschi telescopi europei che compongono il Very Large Telescope (VLT): è il telescopio VST (VLT Survey Telescope), con il quale l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) contribuisce ad una prestigiosa joint venture con l’European Southern Observatory, proprietario dell’Osservatorio di Paranal . Il VST è un riflettore di nuova generazione con montatura altazimutale e specchio principale di 2.6 metri di diametro. Progettato per garantire un’elevata qualità delle immagini astronomiche su un grande campo di vista, potrà valersi di un sofisticato sistema di ottica “attiva” per ottimizzare la qualità delle immagini raccolte. Queste caratteristiche lo renderanno un eccellente strumento per l’esplorazione sistematica del cielo e una valida “spalla scientifica” del VLT, cui potrà fornire una messe di “bersagli” snidati nella vastità del cosmo.La “prima luce tecnica” di VST - così gli astronomi chiamano le prime osservazioni che fanno parte di quella lunga e laboriosa attività dedita a verificare e certificare il funzionamento dei diversi apparati e delle ottiche - è stata raccolta proprio nei giorni scorsi, dopo che la squadra storica dell’Osservatorio Astronomico INAF di Napoli e della Sede centrale aveva completato l’integrazione delle ottiche, da un team degli Osservatori di Padova e Arcetri, fornendo così le prime immagini del cielo registrate attraverso l’utilizzo di un dispositivo commerciale. All’inizio di marzo del prossimo anno verrà poi installata al telescopio la potente camera per immagini il cui rivelatore, un mosaico di 32 CCD per complessivi 256 milioni di pixel, è capace di coprire un campo di vista nel cielo pari a un grado quadrato (equivalente alla superficie apparente di quattro lune piene). Denominata OmegaCam, è stata realizzata da un consorzio internazionale di cui, oltre all’ESO, fanno parte Istituti di ricerca tedeschi, olandesi e italiani. Per il nostro Paese sono coinvolti gli Osservatori INAF di Padova e Napoli. Siamo quindi ancora nelle fasi iniziali del collaudo del telescopio, ma già si intravvedono dai primi risultati le sue grandi potenzialità. “La prima luce di un telescopio ha un forte significato simbolico. Essa interviene quando tutti i pezzi sono andati al loro posto, e l’integrazione dello strumento in cupola può dirsi completata. Ma non implica che il telescopio sia già pronto all’entrata in servizio” dice Massimo Capaccioli, Principal Investigator di VST. “Se è vero che i diversi sottosistemi di quella complessa macchina che è VST, presi uno per uno, funzionano tutti, con prestazioni talvolta anche migliori di quanto richiesto dal progetto, restano da verificare il funzionamento corale, che tra l’altro comporta il fine tuning di innumerevoli parametri e, cosa importante e critica, l’accoppiamento tra il telescopio e la sua camera. Tutto ciò richiederà ancora dei mesi di duro lavoro, da farsi per lo più di notte, con la cupola aperta e con le ottiche che guardano le stelle, come si conviene a un’intricata sintesi di acciaio, vetro, cavi e silicio che s’avvia a farsi chiamare telescopio. Dopo tanta fatica, la mèta è a un passo. Davanti a noi stanno anni bellissimi in cui VST ci aiuterà a svelare altri segreti del cielo.”Il VST, primo strumento del suo genere nel panorama internazionale insieme a VISTA, l’altro telescopio a grande campo di Paranal specializzato per osservazioni nell’infrarosso ed entrato in servizio nel 2010, è stato ideato e progettato all’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, che lo ha inizialmente finanziato con fondi attribuiti all’Osservatorio dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (oggi MIUR), dal Consorzio Nazionale di Astronomia e Astrofisica (CNAA), e dal Consiglio Regionale della Campania. L’attuale gestione del progetto VST è affidata all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte. In base a un Memorandum of Understanding sottoscritto nel giugno del 1998, l’ESO, oltre a sovrintendere le diverse fasi della costruzione del telescopio, è responsabile diretto delle opere civili, delle infrastrutture, e della gestione e manutenzione dello strumento. Le risorse umane ed economiche messe in campo dall’INAF per la realizzazione del VST saranno ricompensate con una frazione di tempo di osservazione del VST pari al 15%, cui si aggiunge una quota di notti di osservazione al VLT.Soddisfazione è stata espressa dal direttore dell’Osservatorio Astronomico INAF di Capodimonte, Massimo Della Valle, per l’importante passo in avanti verso la prima operatività del telescopio. “Siamo tutti orgogliosi di aver contribuito, ognuno per la parte di propria competenza, ad installare un telescopio italiano su una delle piattaforme astronomiche più prestigiose del mondo” commenta Giacinto De Paris, dell’INAF, Project Manager VST. “Questo risultato è stato raggiunto da un gruppo piccolo ma molto coeso, costituito da persone tecnicamente validissime e molto motivate. Un ruolo rilevante è stato poi svolto dall’Industria nazionale. Ditte quali la Tomelleri S.r.l. e l’ADS International, vere punte di eccellenza nel settore dell’astronomia a livello internazionale, hanno dato un contributo sostanziale alla costruzione e alla messa in opera del VST, insieme alla EIE S.r.l. e alla ditta campana MecSud”. Una soddisfazione condivisa anche da Pietro Schipani, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Project Engineer VST: “Questo telescopio, per le sue caratteristiche uniche, è una macchina molto complessa sia come strumento scientifico che come opera di ingegneria. E ci rende orgogliosi ricordare che il progetto è stato seguito da un team totalmente italiano che sta realizzando un’opera per il committente più esigente al mondo nel settore dei telescopi, lo European Southern Observatory!”Il telescopio verrà utilizzato prevalentemente per vaste e ambiziose ricerche sistematiche che sfrutteranno il grande campo di vista e l’elevata risoluzione della sua strumentazione. Dal VST si attendono risposte su questioni che vanno, per esempio, dallo stato dell’interazione tra la Via Lattea e le galassie satelliti all’accertamento dell’esistenza e dell’abbondanza della materia oscura, rivelata tramite minuscole deformazioni indotte da questo elusivo ingrediente cosmico su sorgenti luminose distanti, e molto altro ancora. Ma ci attendiamo anche nuove e inattese scoperte, che forse apriranno nuovi scenari in una scienza, l’astronomia, che soprattutto oggi è in rapidissima evoluzione.“Sembra finalmente concludersi con soddisfazione di tutti un progetto che nel suo svolgersi ha dovuto superare alcune importanti difficoltà” commenta Tommaso Maccacaro, Presidente dell’INAF. “Un risultato ottenuto grazie all’eccezionale impegno del personale INAF coinvolto. Altrettanto eccezionali saranno sicuramente i risultati scientifici che VST potrà ottenere. E visto che questo telescopio si occuperà di indagini su vaste porzioni di cielo –prosegue Maccacaro – prepariamoci a scoperte inattese”.