Questo è anche il caso di «Animals United», film di animazione tedesco tratto da un racconto di Erich Kaestner dal titolo “La Conferenza degli animali”, edito nel 1949 e che rappresentava un appello per la pace. Animals United, diretto da Reinhard Kloos e Holger Tappe, è in proiezione nelle sale cinematografiche italiane dal 21 gennaio appena trascorso. Distribuito dalla Moviemax, il cartone, per le tematiche ambientaliste, ha ricevuto la sponsorizzazione da parte del Wwf. Al film è abbinato un concorso per gli alunni delle scuole elementari finalizzato alla creazione di una sceneggiatura per un cartone, che abbia come tema le problematiche ambientaliste. Dal progetto vincitore verrà realizzato un dvd ed il ricavato della vendita sarà devoluto al WWF, secondo quanto ha dichiarato Fulco Pratesi, presidente onorario dell'organizzazione ambientalista, entusiasta al termine della proiezione del cartone.
La trama pone al centro i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e l'avido sfruttamento dell'ambiente da parte dell'essere umano.
Il drammatico messaggio è trasmesso in maniera esilerante e suggestiva, anche grazie alla tecnologia del 3D. Racconta la storia di un gruppo di animali che vivono nel deserto del Kalahari. L'equilibrio e la stessa sopravvivenza dell'ecosistema vengono messi in pericolo dalla costruzione di una diga nella valle dell'Okavango, fiume le cui sorgenti si trovano sui monti dell'Angola e che annualmente, con le sue piene, garantisce le risorse idriche alla fauna ed alla flora della regione del Botswana.
Questi animali, per risolvere la propria tragica situazione, si avvalgono dell'aiuto di altri animali provenienti dalle più remote parti del globo. Una solidarietà che scaturisce dalla condivisione di una emergenza comune. Nel gruppo è infatti presente un orso polare che ha visto il proprio habitat scomparire a causa del fenomeno dello scioglimento dei ghiacci dovuto al surriscaldamento della temperatura terrestre; due tartarughe Galapagos che hanno lasciato il proprio paradiso terrestre in seguito all'incidente di una petroliera a largo delle coste delle isole che abitavano; un diavolo della Tasmania ed un canguro che hanno lasciato l'Oceania, dopo che il loro ambiente è stato distrutto da un incendio causato dall'uomo; infine un gallo, fuggito da una cucina, che ha trascorso la sua esistenza all'interno di una gabbia.
Il lungometraggio tratta un numero elevato di temi legati a quello generale dell'ambientalismo: la questione del surriscaldamento del pianeta, la scarsa cultura ambientalista, l'approvvigionamento energetico e l'eccessivo sfruttamento delle risorse biologiche.
Temi che testimoniano come nel terzo millennio il genere umano non è ancora riuscito a raggiungere una condizione di equilibrio con il proprio habitat, rischiando anzi di comprometterlo in maniera irreparabile, a scapito delle generazioni future. Un concetto, quello di responsabilità nei confronti delle future generazioni, che non rappresenta uno sterile esercizio accademico ma il riconoscimento di un principio già presente nell'ordinamento internazionale. La Carta delle Nazioni Unite, sottoscritta a San Francisco nel 1945, nel suo preambolo ha introdotto il pricipio di responsabilità nei confronti delle generazioni future, impegnando i governi a «preservare le generazioni future dal flagello della guerra», denotando un primo sentimento di solidarietà tra le generazioni. Con la diciasettesima sessione dell'UNESCO, tenutasi a Parigi nel 1972, tale concetto è stato legato non più al fenomeno dei conflitti ma alla tutela ambientale. Ciò si è reso necessario, come si legge nel preambolo della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale, «Constatando che il patrimonio culturale e quello naturale sono sempre minacciati dalla distruzione provocata, non solo da cause tradizionali di degradazione, ma anche dall'evoluzione della vita sociale ed economica che aggravano la situazione con fenomeni di alterazione o di distruzione ancora più pericolosi». L'introduzione di questo principio, oltre a rappresentare la presa di coscienza, già negli anni settanta, del pericolo del degrado del pianeta, manifesta una evoluzione culturale fondamentale.
L'individuo non è più considerato padrone del mondo su cui vive ma solo utilizzatore di questo, presupponendo il dovere di preservarlo. Un principio recepito dalla Comunità Europea che, se fino a quel momento non aveva esplicitamente previsto la salvaguardia dell'ambiente tra gli obiettivi dell'istituzione, dal 1972 ha formalizzato Piani di Azione finalizzati alla individuazione di obiettivi comuni e all'armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di salvaguardia ambientale. L'inserimento formale delle politiche ambientaliste in seno alla Comunità Europea è avvenuto prima nel 1987 con l'Atto Unico, e definitivamente con l'articolo 2 del Trattato istitutivo dell'Unione Europea del 1992.
Per quanto concerne il nostro Paese, la Costituzione italiana non contempla specificamente il diritto all'ambiente ma, con l'articolo 9, impegna la Repubblica alla tutela del "paesaggio", inteso nella sua globalità. L'articolo 32 della Carta Costituzionale, poi, concernente il diritto alla salute, diritto assoluto e fondamentale, che, nel consolidato orientamento, include anche la tutela della salubrità ambientale. Nonostante tutto ciò e malgrado le istituzioni nazionali ed internazionali si sono occupate, oggi come nel passato, dell'ambiente, dalla visione del lungometraggio animato si evince in maniera evidente come la fiducia degli ideatori di Animals United nei confronti della politica è molto tenue. L'immagine che scaturisce dal film è infatti quella di politici capaci di fare utilizzare il tema della tutela ambientale ai fini della propaganda, ma incapaci di prendere decisioni efficaci e coraggiose. Nelle scene finali del film dunque, tutti gli animalicompiono una marcia verso la sede delle Nazioni Unite dove si sta svolgendo la Conferenza mondiale sull'ambiente per far sentire la propria voce e sollecitare l'attuazione di politiche mirate alla salvaguardia del pianeta. La valutazione dei risultati della politica espressa dai realizzatori di Animals United trova riscontro nei commenti di alcune organizzazioni ambientali, riguardanti gli obiettivi raggiunti dalle recenti conferenze sul clima di Nagoya e Cancun. La mancanza di chiarezza relativamente alla forma giuridica e alla calendarizzazione delle misure da prendere per giungere al prossimo accordo globale di Durban, sono, secondo Legambiente, solo alcune delle carenze registrate dalle due conferenze. Non vi è dubbio che si rende indispensabile una azione più incisiva e coraggiosa da parte della politica sia nell'ordinamento nazionale che internazionale. Ma a questa non può non affiancarsi un impegno da parte della società civile e soprattutto un radicale cambiamento nello stile di vita di ciascuno di noi. Se non verranno riconsiderate alcune nozioni portanti della nostra società, come sviluppo e consumo in un quadro di sostenibilità, c'è il rischio che le generazioni future non debbano solo contrastare l'estinzione di specie animali ma addirittura della specie umana.
Fabrizio Giangrande