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Cosa pensano i napoletani del “porta a porta”?

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Bene l’informazione, ma i bidoni restano sporchi e i rifiuti andrebbero ritirati più spesso. Fiducia negli operatori ASIA ma scarsa nell'azienda e nelle imprese che riciclano i materiali.Bisogna multare i cittadini inadempienti.

La raccolta differenziata “porta a porta” in tutta la città risolverebbe il problema e farebbe  risparmiare 40 milioni all’anno, per lasciarsi definitivamente alle spalle 17 anni di emergenza rifiuti   

 Nel corso del convegno: “Raccolta differenziata avanzata. Un obiettivo possibile anche per Napoli e la Campania. Come lasciarsi definitivamente alle spalle 17 anni di emergenza rifiuti” all’Università degli Studi di Napoli Federico II,  è stata presentata oggi una ricerca condotta nel 2010 da una équipe di docenti e ricercatori del Dipartimento di Sociologia dell’Università Federico II di Napoli – coordinati dal Prof. Stefano Consiglio – su un campione di 1.341 cittadini napoletani che usufruiscono del servizio di raccolta “porta a porta”. Questi cittadini abitano nei 7 quartieri napoletani dove grazie a un progetto portato avanti dal WWF si raggiungono risultati di raccolta differenziata degni del  nord-Europa: qui con il ‘porta a porta’ si realizza il 60% di raccolta differenziata con punte oltre il 90% come rilevato nella video inchiesta dello scorso dicembre. 

 L’indagine è stata commissionata dal WWF Ricerche e Progetti per ASIA SpA per rilevare il livello di soddisfazione dei cittadini di alcuni quartieri di Napoli (Bagnoli, Chiaiano, Colli Aminei, Ponticelli, Rione Alto e San Giovanni a Teduccio) nei confronti del servizio di raccolta differenziata porta a porta. 

I principali risultati che sono emersi dall’indagine sono i seguenti: L’avvio del servizio di raccolta porta a porta ha convinto la maggioranza del campione (66,8%) a impegnarsi nella differenziazione dei rifiuti. Confrontata con il precedente sistema di raccolta, la differenziata porta a porta risulta nettamente vincente (il 77% degli intervistati preferisce il porta a porta). Il 69% degli intervistati  esprime un giudizio, complessivamente, positivo sulla qualità del servizio di raccolta differenziata (anche se emergono diversità tra i diversi quartieri coinvolti).  Nel complesso, gli utenti sono molto soddisfatti dei servizi informativi, un po’ meno per quanto riguarda i tempi della raccolta (calendarizzazione, puntualità e frequenza del ritiro) e molto poco per quanto riguarda la pulizia dei contenitori.  

Per quanto riguarda il grado di impegno percepito dall’utenza in merito alle pratiche introdotte dal servizio, “tenere i rifiuti in casa fino al successivo ritiro” è il compito più impegnativo (60,6%). Questa difficoltà è legata a fattori quali: il rispetto dei tempi di ritiro, gli intervalli (più lunghi) tra un ritiro e l’altro rispetto al sistema “stradale”.Gli altri aspetti della raccolta differenzia porta a porta (ricordare il calendario del ritiro dei rifiuti, trasportare i bidoni al punto di raccolta, differenziare correttamente i rifiuti) mediamente non sono considerati impegnativi dai cittadini.Sul piano della fiducia riposta negli attori principali del servizio (operatori, ASIA, aziende che riciclano i materiali) emergono dati complessivamente poco incoraggianti, in cui solo gli operatori registrano un certo grado di fiducia (51,3%). Per quanto riguarda chi organizza e gestisce la raccolta differenziata, l’area della fiducia appare piuttosto limitata (29,3%). Anche nei confronti delle aziende che riciclano i rifiuti differenziati si registra un rapporto fiducia/sfiducia incerto (35,1%). Questo dato fa riflettere sulla “sfiducia” nelle istituzioni: mentre il 51,3% degli intervistati ha fiducia negli operatori lo stesso dato non si registra nei confronti dell’azienda intesa come soggetto “istituzionale”.

Più dell’83,2% degli intervistati ritiene la sanzione uno strumento necessario per favorire una corretta separazione dei rifiuti (47.4% moltissimo; 35.8% molto) e chiede che vengano multati i cittadini inadempienti. I dati sono stati illustrati da Enrica Amaturo direttore del Dipartimento di Sociologia,  Stefano Consiglio docente di Organizzazione aziendale e responsabile scientifico dell'indagine, Giancarlo Ragozini docente di Statistica e Annamaria Zaccaria docente di Sociologia del territorio e dell'ambiente. Luigi Peluso, responsabile delle attività per WWF Ricerche e Progetti, ha illustrato i numeri della comunicazione che ha coinvolto 128.000 cittadini, 4.880 condomini e 42.000 nuclei familiari.Sono state espletate 5.800 ore di punti informativi stradali, 2.300 controlli sulla qualità dei conferimenti presso i condomini, 100 incontri con gli amministratori e 10 assemblee di quartiere. Il personale Asia dedicato al porta a porta è stato formato con 48 ore di aula e si sono tenuti corsi per insegnanti e studenti dei quartieri interessati. 

 Alla tavola rotonda è intervenuto anche Antonio Diana titolare di Erreplast/SRI, azienda campana specializzata nel recupero di multimateriale e trasformazione del PET, per rispondere ai dubbi dei cittadini sull’effettivo recupero di materia. Diana ha spiegato come i materiali vengono avviati a riciclo ed ha presentato dati relativi alle proprie aziende che dimostrano incrementi di produzione direttamente proporzionali all’estensione della raccolta differenziata. Gianluca Picone dell'hotel Royal-Continental ha illustrato le buone prassi poste in essere nella struttura alberghiera per ridurre la produzione di rifiuti e differenziare al massimo.  

Nella seconda sessione della tavola rotonda Stefano Leoni - Presidente Wwf Italia -  ha illustrato gli obblighi comunitari ai quali Napoli e la Campania non possono sottrarsi: prevenzione dei rifiuti e redazione di un apposito programma entro due anni, definendo obiettivi e misure da attivare, nonché recupero effettivo di materia al 50% entro il 2020. Obiettivo che può essere raggiunto solo attivando da subito sistemi che portino la raccolta differenziata almeno al 70 %, considerando una parte della raccolta contenente impurità e pertanto non riciclabile. “La imminente chiusura della discarica di Chiaiano prossima all’esaurimento - ha dichiarato Leoni - dimostra che è necessario diminuire al più presto la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti. La discarica, infatti, poteva accogliere 700.000 tonnellate di rifiuti e, considerato il 66% di raccolta differenziata di media dei quartieri del “porta a porta” esteso a tutta la città, avrebbe potuto accogliere la parte indifferenziata dei rifiuti di Napoli per almeno 5 anni: più del doppio del tempo. Si tenga conto, peraltro, che il settore del riciclo della materia è uno dei mercati definiti leader dall'Europa, pertanto occorre attrezzare al più presto il nostro mondo produttivo per essere concorrenziale in questo campo.

 Gli allarmi lanciati dall'UNEP e dalla EU sulla futura scarsità di materie prime hanno come unica risposta ridurre i rifiuti e aumentare il riciclo di materia.”  Il WWF ha illustrato tre tabelle di comparazione contenenti i costi a tonnellata del solo conferimento dei rifiuti a discarica o agli impianti di compostaggio: allo stato attuale, se si arrivasse alla media cittadina del 66% senza impianti di compostaggio in regione e al 66% con gli impianti di compostaggio in Campania. Nella terza ipotesi si risparmierebbero, sottraendoli alle discariche e ai conferimenti di umido fuori regione, quasi 40 milioni di euro che si renderebbero disponibili per essere utilizzati per ammortizzare i costi aggiuntivi necessari al potenziamento della raccolta differenziata. La discarica, infatti, costa 108 euro a tonnellata, il conferimento dell’umido fuori regione circa 170 euro a tonnellata mentre se conferito ad impianti in regione costerebbe 55 euro a tonnellata.  

Alla riduzione di costi per le discariche e al bilancio positivo degli introiti derivanti dal recupero di materia si deve aggiungere  – ha aggiunto Leoni – l’eliminazione di molte spese extra, alcune neanche quantificabili, che si generano ogni qualvolta scoppia una nuova emergenza (danni d'immagine, mancati guadagni turistici, costi per la realizzazione, gestione e dismissione di nuove discariche, problemi di inquinamento legati a percolato e gas, costi per mantenere l'ordine pubblico da parte delle forze dell'ordine, territorio degradato dalla presenza di nuovi sversatoi, etc.) oltre alle difficoltà di inserimento di materiali “estranei” in volumi di rifiuto ridotti e più facilmente controllabili. 

Questi gli argomenti affrontati nel dibattito, moderato da Gaetano Benedetto direttore politiche ambientali Wwf Italia, a cui hanno partecipato Giovanni Romano Assessore all’Ambiente della Regione Campania, Paolo Giacomelli Assessore all’Igiene Urbana del Comune di Napoli e Daniele Fortini Amministratore Delegato di ASIA Napoli SpA.

 

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La caccia grossa «una vergogna per la nazione americana, che le generazioni future ricorderanno con orrore»

 

Dopo mesi di indecisione e confusione, l’US Fish and wildlife service (Usfws) ha annunciato che, secondo un nuovo memorandum,  consentirà l’importazione di trofei di elefanti e leoni sulla base di richieste caso per caso”.

Nel novembre 2017 il  Dipartimento degli Interni Usa dichiarò che avrebbe messo fine alle protezioni approvate da Barack Obama per gli elefanti in Zimbabwe e Zambia. Inoltre, l’Usfws ha comunicato che sta abolendo altre decisioni prese in base all’Endangered Species Act, alcune delle quali risalenti al 1995, riguardanti l’importazione di trofei di elefanti, leoni e bontebok provenienti da altri paesi africani, tra cui il Sudafrica, la Tanzania e il Botswana. Le protezioni per la caccia grossa ai leoni erano state tranquillamente tolte già a ottobre. Ma due giorni dopo Trump sul suo account Twitter, definì i trofei di caccia grossa uno “spettacolo dell’orrore” e sospese di fatto la decisione annunciando che la avrebbe presa entro le settimane successive, cosa che non ha fatto.

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