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Avvistati sulla luna di Saturno enormi depositi di idrocarburi

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Ultime novità da Titano: Avvistati sulla luna di Saturno enormi depositi di idrocarburi liquidi

Secondo gli ultimi avvistamenti fatti dalla sonda spaziale Cassini-Huygens, Titano conterrebbe una quantità di idrocarburi centinaia di volte superiore a tutte le riserve di gas e petrolio presenti sulla Terra. I risultati dello studio, condotto da Ralph Lorenz   della Johns Hopkins University, sono stati pubblicati il 29 gennaio scorso su Geophysical Research Letters .

La scoperta, se confermata anche dalle prossime rilevazioni radar, aprirà nuove prospettive sulla storia geologica e climatica di questo satellite . La missione Cassini-Huygens aveva già da tempo scoperto su Titano la presenza di composti organici, ovvero gli elementi essenziali per la costruzione di quelle macromolecole che sono alla base della vita. Le ultime rilevazioni, però, forniscono preziose informazioni sulla natura di questi composti; i radar geospaziali, infatti, hanno scoperto centinaia di laghi di metano ed etano allo stato liquido. Secondo le prime stime, molti dei laghi e dei mari monitorati su Titano contengono ciascuno una quantità di gas equivalente a tutte le risorse di gas naturale presenti sulla Terra, ossia circa 130 miliardi di tonnellate, quanto servirebbe per soddisfare il fabbisogno energetico del nostro pianeta nei prossimi 150 anni.

La sonda spaziale finora ha monitorato il 20% della superficie del pianeta, concentrandosi soprattutto sulle regioni polari settentrionali, ma non si esclude la presenza di riserve di idrocarburo anche nel polo sud. Lungo la fascia equatoriale del pianeta sono stati individuati anche vasti depositi di idrocarburi allo stato solido, detti “Tholins”: queste scure dune equatoriali contengono una quantità di materiali organici centinaia di volte superiore a tutte le riserve di carbone della Terra.

Con una temperatura media di -179° C, Titano è la più grande luna di Saturno e il secondo satellite del sistema solare dopo Ganimede. Dista dal nostro pianeta oltre un miliardo e 200 milioni di chilometri. L’interesse degli scienziati per questo pianeta fatto di ghiaccio e roccia dipende dalla sua particolare composizione atmosferica, molto simile a quella che permise lo sviluppo della Terra: è molto densa ed è formata soprattutto da azoto, con piccole percentuali di metano e altri gas.

Da dove proviene il metano disciolto nei laghi e nei mari che punteggiano la “luna arancione” di Saturno? Gli scienziati hanno formulato varie ipotesi. Inizialmente pensavano che questo idrocarburo provenisse da un oceano, ma la prima missione Cassini-Huygens, avvenuta nel 2004, non trovò traccia di questo gigantesco oceano, rilevò solo la presenza di crateri, montagne e letti di fiumi. Queste osservazioni indussero gli scienziati a credere che il metano venisse dal sottosuolo, ma le rilevazioni successive smentirono anche questa seconda ipotesi. Secondo Ralph Lorenz, il metano potrebbe essere stato rilasciato nell’atmosfera in seguito ad eruzioni criovulcaniche. Se tutte le sorgenti liquide presenti sulla luna di Saturno sono effettivamente composte da metano si possono fare delle previsioni sulla sua durata: nel giro di alcuni milioni di anni il gas potrebbe esaurirsi completamente perché verrebbe rilasciato prima nell’atmosfera e da lì si dissolverebbe nello spazio. Se il metano si esaurisse, la temperatura del pianeta diminuirebbe drasticamente.

1. Ralph Lorenz, Jacqueline Mitton, “Lifting Titan's Veil”, Cambridge May 2002

2. “Microwave dielectric constant of liquid hydrocarbons: Application to the depth estimation of Titan's lakes, in GEOPHYSICAL RESEARCH LETTERS, VOL. 35, L05202, doi:10.1029/2007GL032515, 2008

3. per approfondimenti si veda l’articolo “Vedere, toccare e annusare lo straordinario mondo di Titano, così simile alla Terra”, sul sito italiano dell’Agenzia Spaziale Europea

Veronica Rocco

Flash News

Zero emissioni al 2050 solo con nuovi modelli sociali, economia circolare e innovazione

Efficienza energetica, nuovi modelli sociali ed economici: sono questi gli strumenti chiave per raggiungere l’obiettivo ‘Zero emissioni’ entro il 2050, individuando nell’abbattimento del 65% delle emissioni di gas serra entro dieci anni un obiettivo ineludibile per contrastare il cambiamento climatico.

In attesa di conoscere gli esiti della 24esima Conferenza per il Clima, in corso in questi giorni a Katowice (Polonia), Avvenia, società del gruppo Terna attiva nel campo dell’efficienza energetica, ha analizzato i principali dati del report ‘NET-Zero by 2050’, ricerca condotta dalla European Climate Foundation (EFC) che si pone l’obiettivo di indicare una strada per arrivare all’abbattimento delle emissioni inquinanti entro l’anno 2050.

La mobilitazione delle istituzioni mondiali a favore della sostenibilità ambientale non è mai stata così intensa, rimarcando, da più parti, la necessità di limitare l’emissione di gas serra se si vuole contenere l’innalzamento della temperatura globale entro 1,5°C.

“I target da raggiungere – spiega Avvenia – vengono ridefiniti e incrementati nello studio della Fondazione europea per il clima. Innanzitutto, occorre mettere in atto una molteplicità di azioni che coinvolgano i cittadini e gli stakeholder in campo economico. Nel caso del comparto industriale, la spinta all’economia circolare sarà fondamentale, così come l’innovazione su materiali e prodotti da usare in alternativa, laddove possibile, a quelli maggiormente impattanti. Lo studio ‘NET-Zero’ ad esempio evidenzia la possibilità di sostituire l’acciaio alla fibra di carbonio del settore automobilistico, in una quota dell’8%”.

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