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RadioAstron muove per Baikonur

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Lancio fissato per il 18 luglio. Ha completato tutte le verifiche il satellite per Radioastronomia più grande mai realizzato. La sua antenna di dieci metri di diametro si dirigerà nello spazio portata da un vettore Zenit-2 dalla base di Baikonur in Kazakistan dove verrà trasferito il 24. A colloquio con Gabriele Giovannini dell'IRA di Bologna che rappresenta l'INAF nel comitato scientifico del satellite.

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Verrà trasferito il 24 giugno da Mosca alla base di lancio più famosa al mondo insieme a quella di CapeCanaveral, la base di Baikonur che vide l’alba dello spazio con lo Sputnik e Gagarin, il satellite per radioastronomia, RadioAstron, il cui lancio è stato fissato per il prossimo 18 luglio. Ad annunciarlo gli stessi scienziati e tecnici che hanno completato la fase di verifica per questo satellite con un antenna radio di ben dieci metri di diametro, specificando che il lancio avverrà alle 2 UTC (le 4 in Italia), utilizzando un missile Zenit-2.Al progetto partecipa anche l’INAF, che ha un proprio rappresentante nel comitato scientifico del  satellite, Gabriele Giovannini, dell’INAF-IRA di Bologna. In cosa consiste il progetto?Il progetto RadioAstron consiste nella messa in orbita di un satellite con una antenna radio del diametro di 10 metri in grado di effettuare osservazioni VLBI a frequenze comprese tra 300 MHz e 25 GHz in collegamento con una rete di radio telescopi sulla superficie terrestre realizzando il cosidetto VLBI spaziale. Grazie all’orbita fortemente allungata del satellite che raggiungerà una distanza dalla terra di circa 350000 km (quasi pari alla distanza Terra-Luna), sarà quindi possibili raggiungere la risoluzione angolare di circa 10 microarcsecond (0.01 millesimi di secondo d’arco). Questa particolare condizione ci permetterà di studiare una grande varietà di oggetti astronomici con un dettaglio ed una precisione mai ottenuta in precedenza.Come nasce il progetto RadioAstron?Il progetto RadioAstron è nato da una collaborazione internazionale guidata dall’Astro Space Center (ASC) of Lebedev Physical Institute of Russian Academy of Sciences (RAS) in collaborazione con altri instituti della RAS e della Federal Space Agency (FSA). La collaborazione con l’INAF è sorta per l’interesse da parte del team russo di utilizzare, per le osservazioni coordinate da terra, i radio telescopi di Medicina, Noto ed SRT (quando sarà operativo) e per la comprovata eccellenza italiana nel campo del VLBI.Qual è il supporto dell’INAF e più in generale dell’Italia?Il contributo Italiano alla realizzazione del progetto è iniziato da tempo. In particolare le antenne di Medicina e Noto hanno già partecipato con successo a due esperimenti per test sugli strumenti, che poi sono stati installati sul satellite russo, e della catena di correlazione. Inoltre ai primi di Agosto è previsto un esperimento che coinvolge il VLBA (USA) e l’antenna di Medicina per la selezione di sorgenti da usare per calibrare l’antenna spaziale. Dal punto di vista scientifico poi, ricercatori dello staff scientifico dell’Istituto di Radioastronomia dell’IRA sono stati coinvolti ed hanno presentato contributi per la definizione del progetto RadioAstron. In particolare nel campo dello studio delle regioni centrali dei Nuclei Galattici Attivi e delle regioni più vicine al Buco Nero centrale. Studi preliminari di M87 e deiBL Lacs Markarian 421 e 501 sono tuttora in corso. Infine è stato recentemente firmato un Memorandum of Understanding tra il Presidente dell’INAF, Tommaso Maccacaro, e il Presidente dell’Astro Space Center del Lebedev Physical Institute, Nikolai Kardashev, per attività scientifiche congiunte in relazione alla missione di VLBI Spaziale RadioAstron e l’utilizzo delle antenne italiane. 

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WWF: almeno 50 navi ogni anno non rispettano le raccomandazioni dell'IMO


Lo scontro tra navi tra Genova e Bastia avvenuto all’interno del perimetro del Santuario Pelagos richiama l’attenzione sulla sicurezza nella navigazione ed in particolare sulle conseguenze che possono produrre eventuali incidenti. Nell’attesa che venga fatta piena chiarezza sulla collisione tra la motonave tunisina Ulisse e la portacontainer Cls Virginia che, per fortuna non ha provocato vittime, è evidente che la prima vittima di queste situazioni è l’ambiente marino. Con un traffico marittimo annuale stimato a 220.000 navi mercantili, la navigazione commerciale è particolarmente intensa nel Mediterraneo occidentale. Questo vale anche per il Santuario Pelagos (l’area protetta a livello internazionale dove è accaduto l’incidente) e le sue frontiere, dove sono presenti 2 degli 8 “nodi di concentrazione del traffico marittimo” (Genova e Marsiglia) individuati nell'intero bacino e una trentina di collegamenti al giorno assicurati da non meno di 8 compagnie di trasporto passeggeri tra la terraferma, la Corsica e la Sardegna.

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