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Sacchetti plastica, 70% cittadini Ue vuole bando

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Sacchetti plastica, 70% cittadini Ue vuole bando su shoppers non biodegradabili

“La legge italiana è modello internazionale. Approvare ora divieto anche per buste di plastica con additivi chimici”.

Grazie alla legge che vieta la produzione e la commercializzazione dei sacchetti di plastica non biodegradabile usa e getta in vigore dall’inizio di quest’anno, l’Italia è diventata un esempio virtuoso da seguire a livello internazionale. Secondo la consultazione pubblica promossa nei mesi scorsi dalla Commissione europea sull’uso delle buste di plastica non biodegradabile - a cui hanno partecipato oltre 15mila cittadini e alcune centinaia di associazioni di categoria, di ong e di enti pubblici e di università - il 70% degli europei vuole che venga esteso al resto dei paesi membri il bando italiano. E come dimostrano i lavori della conferenza “Biopolymers Symposium 2011" in corso a Denver negli Usa, anche la più innovativa industria chimica mondiale guarda all’Italia con attenzione.
“Con buona pace dell’associazione italiana ed europea dei produttori di plastica – dichiara il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani - la strada del bando è la migliore da seguire per ridurre la diffusione degli inquinanti sacchetti. Ora, però, va completata la rivoluzione italiana: il Parlamento approvi al più presto il disegno di legge varato quest’estate dal Consiglio dei ministri per bandire anche i sacchetti di plastica tradizionale con gli additivi chimici, inquinanti quanto le vecchie buste in polietilene, che purtroppo si stanno diffondendo soprattutto nel commercio al dettaglio. Con l’approvazione di questa nuova legge, infatti, si chiarirebbe una volta per tutte che è possibile produrre e commercializzare solo i sacchetti biodegradabili e compostabili come previsto dalla norma europea EN 13432, l’unica in grado di garantire innovazione tecnologica e rispetto dell’ambiente”.

Flash News

 


Veduta parziale del Cimitero Ebraico medievale
 
Distrutto nel 1569, se ne era persa ogni traccia: con le sue 408 sepolture è il più grande finora noto in Italia
L’eccezionale scoperta sarà il fulcro di un progetto di studio e valorizzazione del patrimonio culturale e della storia della comunità ebraica bolognese


È la più vasta area cimiteriale medievale mai indagata in città, testimone di eventi che hanno radicalmente mutato la storia e la vita di una parte della popolazione bolognese tra il XIV e il XVI secolo. Per 176 anni è stato il principale luogo di sepoltura degli ebrei bolognesi ma dopo le bolle papali della seconda metà del Cinquecento -che autorizzano la distruzione dei cimiteri ebraici della città- sopravvive per secoli solo nel toponimo di “Orto degli Ebrei”.

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