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Riciclare le discariche? Oggi si può. Con il "Phytocapping"

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Dall' Australia un nuovo metodo per trasformare le discariche in aree verdi e ridurre le emissioni di gas serra

Le discariche, si sa, producono grandi quantità di gas serra, come il metano e l'anidride carbonica, che vengono rilasciati nell'atmosfera durante i processi di decomposizione della materia organica. E' per questo motivo che molti Paesi stanno cercando di eliminare progressivamente questi enormi depositi di rifiuti che, oltre ad inquinare, rovinano le periferie urbane. In Australia, invece, si studia un nuovo metodo per ridurne l'impatto ambientale: si chiama "phytocapping", una parola inglese che letteralmente significa "mettere un cappello vegetale" sopra le discariche, rallentando i processi di degradazione dei rifiuti.

Lo scopo principale è quello di impedire all'acqua di filtrare attraverso il suolo e di accelerare la decomposizione dei materiali organici con cui entra in contatto. I sistemi finora utilizzati per ridurre le emissioni di metano - spiegano Kartik Venkatraman and Nanjappa Ashwath [1] - si sono rivelati inefficaci o troppo costosi.
L'uso di un "tappo" di argilla, ad esempio, non risolve il problema perché, soprattutto nelle regioni aride, l'argilla si secca e tende a spaccarsi, facendo così defluire l'acqua piovana attraverso le crepe. In alcuni casi si preferisce installare nella discarica un sistema di raccolta del gas che intrappola il metano e gli impedisce di uscire. Questo sistema, però, ha costi tropo alti per poter essere usato nelle discariche australiane, dove la produzione di metano non è abbastanza elevata da giustificare un sistema di efficienza energetica così costoso.

La nuova tecnica ideata dai ricercatori della Queensland University consiste nel trasformare la superficie della discarica in una vero e proprio "parco" naturale, ricoperto di una fitta vegetazione. Lo strato di terreno che copre i rifiuti funziona sia come deposito che come "spugna", mentre le piante si comportano come pompe biologiche che "intercettano" la pioggia. Le radici, infine, sono un ottimo substrato per i metanogeni, minuscoli batteri che ossidano il metano e ne riducono l'emissione nell'atmosfera. La scelta delle piante e la profondità del terreno giocano un ruolo-chiave. I ricercatori, infatti, hanno sperimentato 19 specie di alberi, tra cui acacie, fichi, eucaliptus, per scoprire quelle più adatte.

Il primo esempio di "phytocapping" è stato testato con successo in una discarica nei pressi dell'università di Queensland. I risultati mostrano che questo sistema riesce e ridurre le emissioni di metano 4-5 volte di più di una normale discarica. Inoltre, man mano che aumenta lo spessore del "cappello", diminuiscono le emissioni.

Il "Phytocapping", secondo gli scienziati australiani, può essere un sistema efficiente per recuperare le discariche e limitarne l'impatto sull'ambiente, poichè taglia  i costi delle bonifiche, dà la possibilità alle specie selvatiche di proliferare, favorendo la biodiversità, senza contare che migliora l'aspetto "estetico" delle discariche costruite intorno alle città.


Note
[1]
Dipartimento di scienze molecolari della Central Queensland University di Rockhampton, Australia.


Approfondimenti:

Kartik Venkatraman and Nanjappa Ashwath, "Can phytocapping technique reduce methane emission from municipal landfills?" International Journal of Environmental Technology and Management, 2009, 10, 4-15

Veronica Rocco

 

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ROMA VENERDÌ 11 OTTOBRE - ORE 11,00
PIAZZA MONTECITORIO



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