Man mano che la crisi mondiale dell’ “oro blu” si avvicina, occorre trovare nuovi metodi per rendere potabili le risorse idriche esistenti. Parola di Mark Shannon, direttore del Centro Materiali Avanzati per la Purificazione dell’Acqua presso l’università di Illinois Urbana-Champaign. Il problema fondamentale, dichiara Shannon, è che “gli attuali metodi per trattare le acque usano molte sostanze chimiche e consumano energia, quindi sono troppo costosi e i Paesi in via di sviluppo non si possono permettere il lusso di utilizzarli”.
Il centro di ricerche diretto da Shannon sta mettendo a punto un sistema basato su speciali sensori dotati di DNA di sintesi per captare minuscole tracce di piombo, arsenico, mercurio e altri contaminanti. I sensori sono progettai in due versioni: una, più sofisticata, ad uso delle centrali idriche urbane, l’altra, molto simile ad un test di gravidanza, che può essere usata anche in casa dagli utenti privati. Il team di ricerca guidato da Shannon ha sintetizzato fibre e granuli di carbonio che servono a rimuovere metalli pesanti e pesticidi come l’atrazina in presenza di materiali organici naturali che interferiscono con l’attività di alcuni sensori. Le nuove tecniche permettono di rilevare tracce di sostanze tossiche ad un livello infinitesimale, quindi in modo molto più accurato dei metodi finora conosciuti.
Un altro aspetto importante riguarda i tempi d’azione. Oggi, infatti, i campioni di acqua sono raccolti e spediti in laboratorio, con il risultato di ritardare di almeno 15 giorni i trattamenti di potabilizzazione. Il nuovo sistema, invece, consente di rilevare la presenza di sostanze tossiche in tempo reale, riducendo i rischi per la salute della popolazione.
Il progressivo scioglimento dei ghiacciai che alimentano i grandi fiumi della Terra, lo sfruttamento intensivo delle falde acquifere sotterranee, l’infiltrazione di acqua salata, l’inquinamento delle acque da processi agricoli e industriali sono tutti fattori che contribuiscono a ridurre le scorte di oro blu nel nostro Pianeta. L’allarme, però, non riguarda soltanto i Paesi in via di sviluppo, dove più di due milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento idrico; anche gli Stati Uniti in futuro dovranno affrontare la “crisi dell’acqua”: man mano che l’acqua potabile diminuisce bisogna trovare nuovi sistemi per sfruttare al meglio le risorse esistenti. Per farlo, sottolinea Shannon, è importante puntare su una ricerca internazionale e interdisciplinare poiché “la disponibilità di acqua potabile è un bisogno comune a tutta l’umanità e ognuno di noi deve collaborare per trovare una soluzione alla crisi imminente”.
Approfondimenti:
L’Europeo, N. 10 Novembre 2008, “Le guerre dell’acqua”
Center of Advanced Materials for the Purification of Water with Systems
http://www.watercampws.uiuc.edu/
National Science Foundation (NSF), “Clean Water for a Crowded, Contaminated world”
http://www.nsf.gov/discoveries/disc_summ.jsp?cntn_id=112996
Francesco Defler