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Greenpeace: nasce Plastic Radar, un’iniziativa per segnalare i rifiuti in plastica nei nostri mari

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Greenpeace lancia oggi Plastic Radar, un servizio per segnalare la presenza di rifiuti in plastica sulle spiagge, sui fondali o che galleggiano sulla superficie dei mari italiani. È possibile partecipare all’iniziativa utilizzando la più comune applicazione di messaggistica istantanea, Whatsapp, inviando le segnalazioni al numero di Greenpeace +39 342 3711267.
Attraverso il sito plasticradar.greenpeace.it  sarà possibile consultare i risultati e scoprire quali sono le tipologie di imballaggi più comuni nei mari italiani, a quali categorie merceologiche appartengono, se sono in plastica usa e getta o multiuso e da quali mari italiani arriva il maggior numero di segnalazioni.

“Le spiagge e i fondali marini sono soffocati dalla plastica. Con questa iniziativa invitiamo tutti gli amanti del mare a non rassegnarsi a convivere con la presenza di rifiuti in plastica ma ad accendere i riflettori su questo grave inquinamento che rappresenta una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

L’iniziativa è alla portata di tutti, basta avere un telefono cellulare su cui sia installata l’applicazione Whatsapp e, una volta ritrovato un rifiuto in plastica sulle spiagge, sui fondali o sulla superficie dei mari italiani, segnalarlo al numero di Greenpeace +39 342 3711267 tramite l’applicazione. Per effettuare una segnalazione sarà necessario scattare una foto del rifiuto e, se possibile, fare in modo che sia riconoscibile il marchio e il tipo di plastica di cui è costituito. Successivamente va inviata a Greenpeace, insieme alle coordinate geografiche del luogo dove è stato individuato il rifiuto. Ogni segnalazione viene elaborata da Greenpeace e i dati relativi a tipo di rifiuto e posizione saranno disponibili in forma aggregata - nell’arco di 24-48 ore - sul sito plasticradar.greenpeace.it 

“L’iniziativa, oltre a far luce sui rifiuti in plastica più presenti nei mari italiani, vuole individuare anche i principali marchi che, da anni, continuano a immettere sul mercato enormi quantitativi di plastica, principalmente usa e getta, non assumendosi alcuna responsabilità circa il suo corretto riciclo e recupero" dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. "Se vogliamo fermare l'inquinamento da plastica nei nostri mari, è necessario che le grandi aziende affrontino concretamente le loro responsabilità, in particolare riguardo la plastica monouso, avviando immediatamente programmi che riducano drasticamente il ricorso all'utilizzo di imballaggi e contenitori in plastica usa e getta" conclude Ungherese.

Nei mesi scorsi Greenpeace ha lanciato una petizione (no-plastica.greenpeace.it), sottoscritta da più di un milione di persone in tutto il mondo, in cui si chiede ai grandi marchi come Coca-Cola, Pepsi, Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, McDonald’s e Starbucks di ridurre drasticamente l’utilizzo di contenitori e imballaggi in plastica monouso.

Visita il sito plasticradar.greenpeace.it 

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Résumé graphique de l’étude Wigger et al. 2017 (CC BY 4.0)

 

Plusieurs avancées récentes dans la lutte contre le diabète de type 2 (T2D) résultent d’un projet collaboratif paneuropéen intitulé IMIDIA, dans lequel le SIB Institut Suisse de Bioinformatique est étroitement impliqué depuis 2010. Le SIB était en charge de coordonner la grande quantité de données de patients (au titre de centre de coordination des données, ou CCD), ainsi que de les analyser afin de trouver des biomarqueurs qui permettraient un dépistage précoce de la maladie. Les principaux résultats de cette recherche incluent la découverte de molécules qui pourraient servir de biomarqueurs permettant de détecter le T2D jusqu’à neuf ans avant son diagnostic. Ces résultats ont été compilés dans deux publications marquant la réussite du projet IMIDIA, un partenariat public-privé de l’Initiative en matière de médicaments innovants (IMI), dirigé par Bernard Thorens, de l’Université de Lausanne (UNIL).

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