Parigi/Roma, 29 maggio 2008 - I prezzi dei prodotti agricoli dovrebbero rallentare rispetto ai recenti picchi, ma per i prossimi 10 anni si prevede che si stabilizzeranno ben al di sopra dei livelli bassi dell’ultimo decennio, secondo l’ultimo rapporto congiunto OCSE/FAO “Agricultural Outlook 2008-2017 .
I prezzi alti colpiranno principalmente le popolazioni povere e che soffrono la fame, soprattutto i consumatori poveri dei centri urbani e i produttori di generi non alimentari delle zone rurali dei paesi a basso reddito. Occorre, secondo il rapporto, mobilitare con urgenza gli aiuti umanitari per fronteggiare questa drammatica situazione, ma per trovare soluzioni sostenibili ed evitare che in futuro si verifichino casi simili, l’enfasi in questi paesi deve essere posta sull’incremento della produzione agricola e della produttività, ed anche sulla crescita e sul generale sviluppo economico.
“La risposta agli aumenti dei prezzi non è il protezionismo ma al contrario l’apertura dei mercati agricoli, e la liberazione della capacità produttiva degli agricoltori, che hanno più volte dimostrato di saper rispondere agli incentivi di mercato”, ha affermato il Segretario Generale dell’OCSE Angel Gurría, in occasione del lancio del rapporto a Parigi. “I governi possono fare di più per promuovere la crescita e lo sviluppo dei paesi poveri, così da migliorare il potere d’acquisto dei consumatori più vulnerabili”.
I prezzi delle derrate ed il loro impatto sull’economia mondiale sarà una delle questioni all’ordine del giorno del Consiglio Ministeriale dell’OCSE che si riunirà a Parigi dal 4 al 5 giugno 2008. Inoltre, nel vertice della FAO (3-5 giugno) leader di tutto il mondo, compresi molti capi di stato e di governo, discuteranno delle politiche e delle strategie più idonee per migliorare e garantire la sicurezza alimentare a livello mondiale e rilanciare l’agricoltura nelle comunità rurali dei paesi in via di sviluppo.
“È necessario che la comunità internazionale intervenga urgentemente con un’azione coerente per affrontare l’impatto dei prezzi alti sulle popolazioni povere e che soffrono la fame”, ha affermato Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO alla conferenza stampa di Parigi. Oggi sono circa 862 milioni le persone che soffrono la fame e la malnutrizione, questo evidenzia la necessità di reinvestire in agricoltura, che deve essere rimessa all’ordine del giorno dell’agenda politica mondiale per lo sviluppo”.
Raffrontando le medie del prossimo decennio con quelle degli ultimi dieci anni, si prevede secondo il rapporto che i prezzi reali - vale a dire prezzi nominali corretti con l’inflazione –aumenteranno da un minimo del 10 per cento per il riso e lo zucchero, al 20 per cento per il grano, a circa il 30 per cento per il burro, i cereali minori ed i semi oleosi, sino ad oltre il 50 per cento per gli oli vegetali
I prezzi potrebbero anche diventare più volatili a causa del basso livello degli stock e perché parte della domanda di prodotti agricoli sarà meno reattiva ai cambiamenti dei prezzi. Il recente aumento di fondi d’investimento nei mercati future, potrebbe anche diventare un fattore di instabilità dei prezzi. Come pure il cambiamento climatico potrebbe incidere sulla produzione agricola e sulla disponibilità in modi imprevisti.
Secondo il rapporto, la siccità che ha interessato alcune delle principali regioni produttrici di cereali nel contesto generale di scorte basse, ha rappresentato un grosso, seppure transitorio, fattore che ha contribuito al brusco aumento dei prezzi degli ultimi due anni. Vi sono anche fattori più permanenti come l’alto prezzo del petrolio, il cambiamento delle diete, l’urbanizzazione, la crescita economica e l’aumento demografico, che danno motivo anche di prevedere prezzi medi più alti nei prossimi dieci anni rispetto all’ultimo decennio.
La crescente domanda di biocombustibili è un altro fattore che contribuisce all’aumento dei prezzi. La produzione mondiale di etanolo nel periodo 2000/2007 è triplicata e si prevede che raddoppierà di nuovo da qui al 2017, per raggiungere i 127 miliardi di litri all’anno. La produzione di biodiesel si prevede si espanderà da 11 miliardi di litri all’anno del 2007 a circa 24 miliardi di litri per il 2017. La crescita della produzione di biocombustili grava sulla domanda di cereali, semi oleosi e zucchero, contribuendo così al rialzo dei prezzi.
Nei paesi OCSE, la crescita della produzione di biocombustibili è stata finora alimentata principalmente da misure politiche, e secondo il rapporto non è certo che la sicurezza energetica e gli obiettivi ambientali ed economici delle politiche bioenergetiche saranno raggiunti con le tecnologie produttive attuali. Il rapporto a questo riguardo suggerisce di esaminare ulteriormente le esistenti politiche bioenergetiche.
Altri punti salienti del rapporto:
● Tanto il consumo quanto la produzione di tutti i prodotti agricoli di base - tranne il grano - stanno crescendo più velocemente nei paesi in via di sviluppo. Per il 2017 si prevede che questi paesi domineranno il commercio della maggior parte dei prodotti agricoli.
● I prezzi alti porteranno benefici alla maggior parte delle attività commerciali agricole sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati. Tuttavia molti agricoltori dei paesi in via di sviluppo non hanno accesso mercato e dunque non potranno cogliere alcuna opportunità dai previsti aumenti.
● I mercati cerealicoli rimarranno in tensione poiché è improbabile che le scorte ritornino ai livelli del decennio scorso.
● Il consumo di oli vegetali, sia dalla produzione di semi oleosi che di palma, cresceranno più velocemente di tutte le altre produzioni nei prossimi 10 anni. La crescita è alimentata sia dalla domanda di cibo che di biocombustibili.
L’esportazione di carne in Brasile si prevede crescerà del 30 per cento per il 2017.
www.fao.org