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Nature: In pubblicazione lo studio sullo scaricamento parziale dell’energia nella faglia che ha gene

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Le probabilità che il Cile sia colpito da un nuovo terremoto distruttivo, dopo quello di magnitudo 8.8 del febbraio 2010 verificatosi a largo della costa di Maule in Cile, invece di diminuire, sono cresciute. Lo rivela uno studio in procinto di pubblicazione su Nature Geoscience dal titolo: "Limited overlap between the seismic gap and coseismic slip of the great 2010 Chile earthquake" di un gruppo di ricercatori dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dell’Università della California (San Diego) e dell’Università dell’Ulster (Irlanda del Nord).L'opinione comune suggerisce che dopo un forte terremoto la faglia che lo ha generato si sia scaricata e di conseguenza la regione interessata possa godere di una certa tregua prima del ripetersi di un altro evento.Tuttavia, lo studio in pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature Geoscience mostra che lo stato di sforzo è aumentato in modo significativo in una porzione della faglia che ruppe l’ultima volta nel 1835.Gli scienziati hanno utilizzato dati di tsunami, GPS, radar e di sollevamento costiero per valutare l’entità dei movimenti avvenuti durante il terremoto del febbraio 2010. Tramite un loro modello matematico sono stati in grado di stimare l’entità dello scorrimento sulla superficie di faglia e la variazione e accumulo di sforzo sulla faglia stessa.Hanno scoperto che i massimi movimenti della faglia (fino a 19m) sono avvenuti in un segmento a Nord dell’epicentro, a largo della città di Constituciòn. Molto più a sud, gli studiosi hanno individuato una concentrazione secondaria dello scorrimento (fino a 10 m), in prossimità dell’epicentro del grande terremoto di magnitudo 9.5 che colpì il Cile nel 1960.Così non è per il segmento centrale della faglia, nelle vicinanze della città di Concepciòn, soprannominato " Darwin gap" (dove Darwin osservò e descrisse un terremoto di magnitudo 8.5 nel 1835) che mostra uno scorrimento molto basso (meno di 5 m) se confrontato con il resto della faglia.Chiediamo al geofisico Stefano Lorito (INGV), primo firmatario dell’articolo, quali sono le conseguenze per il rischio sismico in questa regione."Il modello, dice il Dott. Lorito, indica che uno sforzo notevole si è accumulato in questa regione, aumentando la probabilità di accadimento di un altro forte terremoto di magnitudo tra 7.5 e 8". 

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