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WWF: “A FUKUSHIMA COME A CERNOBYL LE GRAVI CONSEGUENZE DEL NUCLEARE”

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Midulla: “Per ripristinare gli incentivi alle rinnovabili condividiamo manifestazione del 20 aprile" L’esperto Sergio Ulgiati:  Il nucleare ormai una scelta fallimentare come dimostra l’annuncio di nuovi fondi per la messa in sicurezza di Cernobyl a distanza di 25 anni”  Il WWF sostiene le manifestazioni del prossimo 20 aprile in favore delle fonti di energia alternativa che si terranno a Roma in occasione dello sciopero nazionale dei lavoratori dell’intero comparto fotovoltaico e del sit in di protesta annunciato da Sos Rinnovabili. “Condividiamo le ragioni della protesta perché crediamo che sia fondamentale ripristinare gli incentivi alle fonti rinnovabili che sono il modello sui cui puntare per garantire una politica energetica sicura e pulita – afferma Mariagrazia Midulla, responsabile del programma Energia e Clima del WWF -. Una scelta resa ancora più necessaria dalla notizia che l’Unione Europea, a distanza di 25 anni del disastro di Chernobyl, si appresta a stanziare altri 110 milioni di euro per la sicurezza del sito. Questo dimostra che il nucleare è una scelta fallimentare non solo da un punto di vista ambientale ma anche da un punto di vista economico”.
Sulla vicenda di Chernobyl l’esperto Sergio Ulgiati, professore di Chimica dell’Università Parthenope di Napoli e membro del Comitato scientifico del WWF, ribadisce le difficoltà della messa in sicurezza dell’impianto. “Il reattore di Chernobyl ha sempre emesso radiazioni attraverso le crepe del sarcofago usato per ricoprirlo. Ci sono voluti 2 anni per costruirlo – spiega Ulgiati -. Poi  è stato degradato dal calore prodotto dal decadimento di radiazioni avvenute al suo interno in questi 25 anni e ora bisognerà ricoprirlo con un nuovo sarcofago. Gli stessi tempi sono prevedibili per quello da utilizzare per l’impianto di Fukushima: anche se i tecnici della Tepco hanno dichiarato che ci vorranno 9 mesi per costruire la rivestitura per il reattore giapponese, è invece possibile immaginare che, come per la centrale di Chernobyl, ci vorrà un periodo di 1 o 2 anni, in seguito al quale il sarcofago sarà soggetto allo stesso processo di degradazione subito da quello usato per il reattore di Chernobyl con la conseguente necessità di nuove azioni per la messa in sicurezza, anche a distanza di anni’’.


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Museo dell’Ara Pacis
31 marzo - 17 settembre 2017

Il più grande sistema schiavistico che la storia abbia mai conosciuto è quello di Roma antica. Un’intera economia era basata sullo sfruttamento di una “merce” cara e redditizia quanto deperibile: l’essere umano. La società, l’economia e l’organizzazione
dell’antica Roma non avrebbero potuto raggiungere traguardi così avanzati senza lo sfruttamento pianificato delle capacità e della forza lavoro di milioni di individui privi di libertà, diritti e proprietà. Basti pensare che stime recenti hanno calcolato la presenza tra i 6 e i 10 milioni di schiavi su una popolazione di 50/60 milioni di individui. È questo l’argomento che si propone di esplorare la mostra Spartaco. Schiavi e padroni a Roma, ospitata dal Museo dell’Ara Pacis dal 31 marzo al 17 settembre 2017, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.

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