Prezzi delle derrate ancora sostenuti caratterizzeranno il prossimo decennio
Secondo il rapporto i buoni raccolti previsti per i prossimi mesi dovrebbero far calare i prezzi dai livelli estremi raggiunti all'inizio dell'anno. Tuttavia, nel prossimo decennio i prezzi reali dei cereali potrebbero stabilizzarsi in media ad un 20 per cento più alto e quelli della carne potrebbero aumentare anche del 30 per cento rispetto al decennio 2001-2010. Queste proiezioni sono molto al di sotto dei picchi raggiunti nel biennio 2007-08 e di nuovo all'inizio di quest'anno.
Questo incremento dei prezzi dei prodotti di base si è trasmesso a tutta la catena alimentare causando nella maggior parte dei paesi un'inflazione dei prezzi per il consumatore. Questo fa temere per la stabilità economica e per la sicurezza alimentare di alcuni paesi in via di sviluppo, poiché in una situazione come questa, i consumatori poveri sono quelli a maggior rischio di denutrizione, avverte il rapporto.
"Se è vero che prezzi più alti sono in genere un fatto positivo per gli agricoltori, l'impatto che essi hanno sulle popolazioni povere dei paesi in via di sviluppo - che spendono una percentuale molto alta del proprio reddito per gli alimenti - può essere devastante" afferma il Segretario Generale dell'OCSE Angel Gurría.
"Ecco perché facciamo appello ai governi affinché promuovano maggiore informazione e trasparenza sia sui mercati fisici che in quelli finanziari, incoraggino gli investimenti che incrementano la produttività nei paesi in via di sviluppo, tolgano tutte le politiche che distorcono la produzione ed il commercio, ed assistano i più vulnerabili a gestire meglio il rischio e l'incertezza".
Il Direttore Generale della FAO, Jacques Diouf, ha affermato: "Nel contesto attuale dei mercati, la volatilità dei prezzi potrebbe continuare a caratterizzare i mercati agricoli, per questo sono necessarie politiche coerenti che riducano la volatilità e ne limitino l'impatto negativo", facendo notare che "la vera soluzione del problema risiede nell'incrementare gli investimenti nel settore agricolo e nel rafforzare lo sviluppo rurale dei paesi in via di sviluppo, dove vive il 98 per cento delle persone che soffrono la fame e dove si prevede per i prossimi decenni un incremento demografico del 47 per cento".
Diouf ha poi aggiunto che gli interventi dovrebbero in particolare rivolgersi ai piccoli contadini dei paesi a basso reddito con deficit alimentare.
Il G20
L'Agricultural Outlook riafferma il messaggio centrale per mitigare e gestire la volatilità dei prezzi contenuto in un recente rapporto per il G20, Price Volatility in Food and Agriculture Markets: Policy Responses coordinato dalla FAO e dall'OCSE a nome di dieci organizzazioni internazionali.
Quel rapporto suggerisce tra l'altro, che i paesi del G20 prendano misure per incrementare la produttività agricola dei paesi in via di sviluppo, riducano o eliminino del tutto le politiche di distorsione degli scambi commerciali e stabiliscano un nuovo meccanismo per migliorare l'informazione e la trasparenza sulla produzione agricola, sul consumo, sugli stock e sul commercio.
Il settore ittico
L'Outlook, che per la prima volta copre anche il settore della pesca, ritiene che nel prossimo decennio la produzione agricola globale crescerà più lentamente rispetto agli ultimi dieci anni, infatti si prevede crescerà del 1,7 per cento l'anno rispetto al tasso di crescita del 2,6 per cento del decennio scorso. Nonostante questa crescita più lenta, la produzione pro-capite aumenterà dello 0,7 per cento l'anno.
Il consumo alimentare crescerà più rapidamente nell'Europa orientale, in Asia ed in America Latina, dove sta aumentando il reddito e sta rallentando l'incremento demografico. Secondo il rapporto, le derrate che subiranno incremento più alto della domanda saranno la carne, i prodotti caseari, gli oli vegetali e lo zucchero.
La produzione globale nel settore della pesca si prevede aumenterà del 1,3 per cento l'anno da qui al 2020. Questa è una crescita più lenta rispetto al decennio passato dovuta ad una cattura ridotta o stagnante degli stock ittici selvaggi e tassi di crescita più bassi della pesca d'allevamento, che invece aveva registrato un periodo di rapida espansione nel decennio 2001-2010.
Per il 2015, si prevede che la pesca d'allevamento supererà la pesca di cattura come principale fonte di pesce per il consumo umano, e per il 2020 dovrebbe rappresentare circa il 45 per cento della produzione ittica globale, compresi gli usi non alimentari.