Nasce un nuovo progetto per dare visibilità alla ricerca scientifica africana
Il programma, nato a Stellenboch, sud Africa, si chiama Africa Science Trackers (AST) e ha come obiettivo principale quello di indicizzare tutte le ricerche di scienziati africani pubblicate a partire dal 2000, sia su riviste nazionali ed internazionali che attraverso canali di diffusione non convenzionali (la cosiddetta “letteratura grigia”).
I ricercatori africani, secondo Taurai Imbayarwo, direttore del programma Africa Science Trackers, hanno scarsa visibilità negli indici internazionali, come Web of Science, Scopus e Pascal. AST ha già raccolto informazioni su oltre 200 riviste elettroniche e cartacee pubblicate nel continente africano, la maggior parte delle quali proviene da Nigeria e sud Africa. Il database, su cui lavorano da dieci mesi come volontari numerosi ricercatori sudafricani, sarà disponibile gratuitamente per gli scienziati e gli istituti di ricerca dell'Africa a partire dal 2010. Il problema, secondo Imbayarwo, non è la qualità delle pubblicazioni, che in molti casi è di ottimo livello, bensì il fatto che la scienza africana, per vari motivi, non è visibile. Per esempio, non si conosce il numero esatto di riviste scientifiche africane: “Vasti settori della ricerca – ammette Imbayarwo – non superano mai i confini degli istituti che li hanno generati”. Questa invisibilità rischia di compromettere anche il futuro del continente africano: “Se la ricerca prodotta in Africa dagli africani è poco citata a livello internazionale – afferma Imbayarwo - è difficile pensare che sarà utilizzata per favorire lo sviluppo socio-economico dell'Africa e dei suoi popoli”.
Eppure, nonostante la scarsa visibilità internazionale, la ricerca scientifica e tecnologica in Africa produce i suoi frutti. Secondo i dati resi noti il 10-12 giugno scorso a Cape Town durante il Forum economico mondiale sulla competitività dell'Africa, Kenya, sud Africa e Tunisia si piazzano ai primi posti nella scala dell'innovazione, raggiungendo il livello di Paesi come il Brasile e l'India. Su 33 Paesi africani e 134 stati nel mondo, la Tunisia si trova al tredicesimo posto sulla scala globale dell'innovazione ed è la prima in Africa, mentre sud Africa e Kenya sono rispettivamente al secondo e al terzo posto nella classifica dei paesi africani. Nello studio si legge che questi tre Paesi “hanno istituti di ricerca di alta qualità, investono in ricerca e sviluppo e sono caratterizzati da una forte collaborazione fra mercato e università”.
L'innovazione è uno dei fattori-chiave per misurare la competitività di un Paese, ma questo parametro diventa cruciale solo a partire da una certa fase di sviluppo in poi. “Man mano che aumenta la produttività – spiega Jennifer Blanke, uno degli autori dell'indagine – i Paesi raggiungono un punto in cui non basta più produrre a minor costo e in modo più efficiente, ma bisogna essere anche innovativi”. Nessuno dei paesi africani, secondo i risultati dell'indagine, ha raggiunto questa fase di sviluppo, infatti l'economia di alcuni Stati come l'Algeria, la Namibia, il sud Africa e la Tunisia è all'insegna dell'efficienza ma non è ancora entrata nell'era dell'innovazione.
Link consigliati:
Africa Science Trackers (AST)
World Economic Forum on Africa 2009
http://www.weforum.org/en/events/ArchivedEvents/WorldEconomicForumonAfrica2009/index.htm
Emma Bariosco