La caccia grossa «una vergogna per la nazione americana, che le generazioni future ricorderanno con orrore»
Dopo mesi di indecisione e confusione, l’US Fish and wildlife service (Usfws) ha annunciato che, secondo un nuovo memorandum, consentirà l’importazione di trofei di elefanti e leoni sulla base di richieste caso per caso”.
Nel novembre 2017 il Dipartimento degli Interni Usa dichiarò che avrebbe messo fine alle protezioni approvate da Barack Obama per gli elefanti in Zimbabwe e Zambia. Inoltre, l’Usfws ha comunicato che sta abolendo altre decisioni prese in base all’Endangered Species Act, alcune delle quali risalenti al 1995, riguardanti l’importazione di trofei di elefanti, leoni e bontebok provenienti da altri paesi africani, tra cui il Sudafrica, la Tanzania e il Botswana. Le protezioni per la caccia grossa ai leoni erano state tranquillamente tolte già a ottobre. Ma due giorni dopo Trump sul suo account Twitter, definì i trofei di caccia grossa uno “spettacolo dell’orrore” e sospese di fatto la decisione annunciando che la avrebbe presa entro le settimane successive, cosa che non ha fatto.
Commentando la decisione dell’Usfws, Niall McCann, che lavora sul campo in Africa come direttore conservazione per National Park Rescue, ha sottolineato che «Se non altro, questo nuovo annuncio approfondisce la confusione sulla posizione dell’Amministrazione Trump sulla caccia ai trofei. Il caos e la confusione sono, ovviamente, il modus operandi dell’amministrazione Trump, ma quando sono in gioco le vite di migliaia di animali minacciati e il sostentamento di centinaia di onesti operatori di safari, è necessaria la chiarezza».
Non la pensa così il portavoce dell’International council for game and wildlife conservation (Cic), una ONG o internazionale che promuove la caccia, che ha accolto favorevolmente l’annuncio perché incrementa la caccia e addirittura sostiene che il divieto statunitense di importare trofei di elefanti e leoni ha danneggiato la salvaguardia delle specie in alcuni Paesi. Il portavoce del Cic ha detto che «La Tanzania, per esempio, ha una politica di caccia eccellente ed esemplare per i leoni. Tuttavia, l’anno scorso solo una manciata di leoni sono stati abbattuti dai cacciatori legali. Di conseguenza decine di permessi di riserve caccia sono stati restituiti al governo tanzaniano e ora sono aree aperte al bracconaggio. Milioni di dollari che le compagnie di caccia hanno investito nella conservazione delle loro riserve ogni anno non sono più disponibili».
Le critiche alla nuova importazione di trofei di caccia “caso per caso” dipendono anche dal fatto che nessuno sa veramente come funzionerà il nuovo sistema, anche perché finora l’Usfws aveva decisioni Paese per Paese. Anna Frostic, una avvocato di Humane Society Usa, spiega che «Questo significa che il [governo degli Stati Uniti] potrebbe rilasciare permessi di importazione per trofei di elefanti e leoni che in precedenza erano stati giustamente banditi. Questa decisione potrebbe in teoria permettere la caccia in riserva di leoni allevati in cattività in Sud Africa o di elefanti in Tanzania, entrambi precedentemente vietati».
L’Usfws ha ribattuto che il suo processo decisionale caso per caso farebbe si baserebbe sui suoi impegni previsti dell’Endangered Species Act – facendo quindi propria la teoria del Cic che la caccia grossa per i trofei sta migliorando la salvaguardia delle specie in pericolo – e su quanto previsto dalla Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites), ma non ha detto quanti permessi di importazione potrebbero essere consentiti per leoni ed elefanti, né è stata in grado fornire chiarimenti sul nuovo regolamento. Ad aumentare ancora di più la confusione è arrivata la dichiarazione un portavoce del Dipartimento degli Interni: «Sfortunatamente, dal momento che gli aspetti del programma di autorizzazione all’importazione per i trofei sono al centro delle controversie in corso, in questo momento il Dipartimento non è in grado di commentare i prossimi passi specifici».
Secondo il nuovo memorandum, la decisione di decidere caso per caso è in risposta diretta ad una recente sentenza su una causa intentata dalla National Rifle Association (Nra) e dal Safari Club che chiedono l’abolizione completa del divieto di importazione di trofei di caccia approvato da Obama. Il 22 dicembre scorso, la Corte federale di appello ha rilevato che, emanando il regolamento sugli elefanti, l’amministrazione Obama avrebbe violato la legge in particolare non avendo concesso un periodo congruo per fare osservazioni pubbliche. Il problema per la lobby filo-venatoria è che anche l’amministrazione Trump si è comportata nello stesso modo quando si è trattato di togliere il divieto di importazione di trofei di leoni e ora di elefanti, quindi quella sentenza della Corte ora potrebbe rovesciarsi contro chi l’ha richiesta e le associazioni ambientaliste e animaliste sono già pronte con azioni legali.
«Questa decisione è chiaramente pensata per sovvertire la sentenza – ha detto Frostic – consentendo di decidere di rilasciare tutti i permessi a porte chiuse e senza che l’opinione pubblica ne sia a conoscenza o controllo scientifico».
Secondo McCann «Considerata la natura “fortemente opaca” dell’industria della caccia ai trofei, questa decisione potrebbe favorire la corruzione in Africa. Fornisce un altro meccanismo per corrompere un sistema che pretende di essere progettato per favorire la conservazione delle specie, ma troppo spesso semplicemente serve a soddisfare i desideri dei cacciatori e ad arricchire un piccolo numero di organizzatori», Perfino il portavoce del Cic dice che la valutazione caso per caso «può imporre ulteriore burocrazia ed è una inutile complicazione, Eppure la Germania sta mettendo in atto da anni la sua politica sulla caccia di trofei su tale base».
Eppure, in un’intervista concessa a gennaio all’HuffPost, Trump aveva definito «terribile» la decisione originale di riconsentire l’importazione di trofei di elefanti. Secondi Trump gli elefanti non andrebbero uccisi per pirtare zanne e trofei negli Usa. Poi si vede che i suoi figli appassionati di caccia grossa in Africa gli hanno fatto cambiare idea. Infatti Trump in seguito ha scritto che sarebbe «molto difficile non ricordare che questo spettacolo horror in qualche modo aiuta la conservazione di elefanti o di qualsiasi altro animale», sposando così le tesi di Nra, Safari Club e Cic e ora il Dipartimento degli interni sottolinea: «Il presidente è stato molto chiaro nella direzione in cui andrà la sua amministrazione».
Ma gli ambientalisti mettono in dubbio il fatto che le tasse pagate dai cacciatori stranieri arrivino alle organizzazioni che si occupano di conservazione delle specie e dicono che invece finiscono nelle tasche dei governanti africani corrotti.
Jimmiel Mandima, dell’African Wildlife Foundation, ha detto a NBC News di non vedere nella nuova politica una revoca totale del divieto ma piuttosto «Il riconoscimento delle diverse circostanze in cui la caccia potrebbe aver luogo», ma agginge che «Gli ambientalisti hanno molte domande rimaste senza risposta sulle nuove misure. La confusione non è utile. Abbiamo bisogno di maggiori informazioni sui criteri che verranno utilizzati».
Non la pensa esattamente così ambientalista dello Zimbabawe che ha chiesto di rimanere anonimo e che ha detto a Mongbay: «L’intera faccenda è un dibattito sul massacro degli ultimi sopravvissuti per divertimento. Qui i cacciatori americani hanno sparato a così tanti leoni africani che solo 3.500 maschi – le cui teste avrebbero voluto sui loro muri – sono ancora vivi. Gli elefanti continuano a subire il genocidio e sono già estinti in 29 Paesi africani … Ogni atto egoistico, sia in nome della “conservazione” o meno, è una vergogna per la nazione americana, che le generazioni future ricorderanno con orrore».