“Dopo 350 millisecondi dalla presentazione dell’immagine”, spiega la responsabile dello studio, “si notava un’intensa attività dei neuroni specchio inferoparietali, motori e premotori che normalmente codificano l’azione (in dettaglio V5/MT destro, extra-striate body area sinistra, solco temporale superiore sinistro, corteccia premotoria e motoria sinistra, corteccia cingolata e frontale inferiore) in misura molto maggiore alle immagini dinamiche rispetto a quelle statiche, soprattutto nel cervello maschile. Nel cervello femminile è emerso, invece, un interesse generalizzato verso tutte le figure umane e un minore effetto di differenza tra immagini denotanti sforzo muscolare intenso piuttosto che debole”.
Questa diversità riscontrata tra i sessi potrebbe essere di origine parzialmente biologica, considerato che l’individuo maschile è dotato di un apparato muscolare mediamente più potente e potrebbe rispecchiarsi maggiormente nello sforzo muscolare altrui. Parallelamente, potrebbe riflettere una preferenza culturale di giovani maschi adulti per azioni ad alto dinamismo che si svolgono in un contesto sportivo.
Questi nuovi dati aiutano a comprendere i meccanismi imitativi per cui ci si prepara dal punto di vista sia fisiologico sia corticale a compiere un’azione semplicemente guardando i nostri simili. “E il caso”, sottolinea Mado Proverbio, “dei calciatori che si preparano a segnare un rigore mentre osservano i compagni già in azione, o di chi si prepara ad attraversare un ponte pericolante e guarda le strategie motorie dei compagni che lo precedono.” Infatti, è nota da tempo l’utilità nell’esaminare immagini che ritraggono il gesto sportivo, o la semplice immaginazione del gesto per la preparazione atletica.
La possibilità di attivare la corteccia motoria e premotoria, che governano il nostro stesso movimento, semplicemente mostrando visivamente azioni umane spiega anche perché è così interessante per noi vedere gli altri che si muovono (per esempio una partita di calcio o una gara di ballo in televisione).
Studi fisiologici precedenti avevano mostrato che l’osservazione di atleti impegnati in attività muscolare di crescente intensità (per es. sollevamento pesi o tapis roulant) da parte di persone immobili generava in loro un aumento della frequenza respiratoria e del battito cardiaco, come se rispecchiassero nel loro corpo lo sforzo muscolare degli atleti, ma finora nulla era noto sulla concomitante attività cerebrale.