Anche i viaggiatori internazionali sono colpiti dalla malattia con oltre 30.000 casi in Europa.
La globalizzazione economica ed il turismo internazionale fanno aumentare la probabilità di nuovi casi anche in Italia, Paese che ha storicamente il merito di aver contribuito scientificamente nella scoperta dei meccanismi di trasmissione della malattia con ricercatori del calibro di Camillo Golgi e Giovan Battista Grassi.
E' necessario pertanto che i viaggiatori siano consapevoli del fatto di poter contrarre la malattia se si recano in paesi malarici e che i medici siano in grado di consigliare loro l'appropriata chemioprofilassi insistendo affinché i viaggiatori seguano scrupolosamente la posologia e si adoperino con insetto-repellenti e vestiario appropriato ad evitare le punture di zanzare Anopheles nel periodo che va dal tramonto all'alba. I viaggiatori devono essere consapevoli altresì che nessuna chemioprofilassi fornisce una protezione del 100% e che una febbre che compaia da una settimana a 3 mesi dal momento dell'esposizione deve sempre far sospettare la malaria. Il successo della terapia é legata alla tempestività della diagnosi e della terapia, la quale deve iniziare possibilmente entro le prime 24 ore dall'inizio dei sintomi.
Corsi di formazione ed aggiornamento per medici, modifica dei piani di studio universitari, articoli scientifici e divulgativi devono rendere il medico sempre più adeguato a saper far diagnosi di malaria e saper trattare i casi.
Sul piano mondiale, gli stati più ricchi e le aziende leader nei vari settori industriali devono finanziare la ricerca di un vaccino per la malaria, che resta ancora un obiettivo mancato nella lotta alla malattia su scala mondiale mentre gli stati dove la malattia è endemica devono concentrarsi seriamente nella lotta al vettore, la zanzara anophele, che trasmette i vari tipi di Plasmodium responsabili della malattia.
Walter Pasini
Direttore Centro OMS
Medicina del Turismo