Arginare la diffusione dell’infezione, ottimizzare l’utilizzo della terapia antiretrovirale e perfezionare la gestione clinica del paziente, questi i nuovi obiettivi della comunità scientifica.
Nuovi dati emergono dai sistemi di sorveglianza HIV e AIDS e da studi condotti sulla diffusione dell’infezione in popolazioni a più elevato rischio.
In Italia sono circa 60.000 i casi di AIDS diagnosticati dall’inizio dell’epidemia fino al 31 dicembre 2007 e il numero delle persone con infezione da HIV si è oggi stabilizzato su circa 4.000 nuovi casi l’anno. Aumenta comunque il numero dei pazienti che arriva tardi alla diagnosi di infezione e che non pratica la terapia antiretrovirale combinata (HAART).
“Coloro che fanno uso di stupefacenti – sottolinea il Dr. Guido Palamara Responsabile del servizio di Dermatologia Infettiva e di Malattie Sessualmente Trasmesse (MST) dell’Istituto Dermatologico San Gallicano (ISG) - si controllano di più rispetto al passato e assumono meno frequentemente comportamenti a rischio. Il problema attuale è che l’infezione da HIV aumenta tra le popolazioni a rischio sessuale, soprattutto tra gli omosessuali. Questo allarme richiede interventi di prevenzione primaria per i non infetti e secondaria per coloro che hanno già contratto l’infezione. Gli omosessuali rappresentano oggi la popolazione più vulnerabile, quella su cui noi stiamo lavorando con serietà ed impegno attraverso programmi di intervento e di prevenzione mirati. Presso il nostro servizio seguiamo oltre 2,000 omosessuali HIV negativi e interveniamo affinché non si infettino. Il concetto è lo stesso dello screening per la cervice uterina o per il cancro della mammella: indaghiamo sulla popolazione generale, la controlliamo e facciamo in modo che i fattori di rischio non vengano espressi.”
“Pertanto sono soprattutto tre le sfide che la lotta all’AIDS oggi pone alla comunità scientifica e sanitaria del mondo occidentale - spiega il Dr. Massimo Giuliani della Dermatologia infettiva ISG - arginare la diffusione dell’infezione da HIV per via sessuale soprattutto in popolazioni a piu’ elevata vulnerabilita’, ottimizzare l’utilizzo della terapia antiretrovirale allo scopo di migliorarne l’efficacia a lungo termine e l’aderenza e perfezionare la gestione clinica del paziente per contrastare gli effetti indesiderati dei farmaci e le malattie cronico-degenerative nel paziente che invecchia.”
Una gestione clinica avanzata tiene conto della scelta delle analisi più idonee che il clinico deve prediligere per il proprio paziente, nonché delle metodiche diagnostiche di cui servirsi e delle specifiche cure da adottare. A tal proposito è d’obbligo sottolineare i vantaggi della terapia antiretrovirale combinata con nuovi farmaci, alcuni dei quali basati su nuove modalità di azione, come gli inibitori delle integrasi e gli antagonisti del recettore CCR5.
“Gli inibitori delle integrasi – spiega il Dr. Guido Palamara della Dermatologia infettiva ISG - agiscono inibendo l’inserimento del DNA del virus nel DNA delle cellule umane e quindi ne bloccano la riproduzione –- Gli anti-CCR5 invece agiscono bloccando una proteina denominata CCR5, presente sulla superficie delle cellule di un paziente con infezione da HIV e che funziona da chiave per far entrare il virus HIV nelle cellule. Attaccandosi alla proteina, questi farmaci impediscono al virus di infiltrarsi nelle cellule.”
Oggi in occasione del corso “Approcci innovativi al paziente con malattia HIV”, promosso dal servizio di Dermatologia Infettiva dell’Istituto San Gallicano che svolge l’importante ruolo di osservatorio clinico-epidemiologico nazionale, si svolgerà un interessante approfondimento sui nuovi dati emersi dai sistemi di sorveglianza HIV e AIDS e da alcuni studi condotti sulla diffusione dell’infezione in popolazioni a più elevato rischio come donne, omosessuali e migranti, sulle nuove terapie e i nuovi sistemi di prevenzione primaria e secondaria. Si parlerà dell’arricchimento del bagaglio della terapia HAART con nuovi farmaci . Saranno anche presentati i risultati degli studi di efficacia più recenti e discussa la loro compatibilità con le raccomandazioni delle Linee Guida attualmente in vigore per il trattamento del paziente sieropositivo naive o già resistente.