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Marocco: allarme epidemia negli allevamenti di piccoli ruminanti

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La Peste dei piccoli ruminanti colpisce il Marocco

E' la prima volta che un focolaio di Peste dei piccoli ruminanti (PPR) supera la naturale barriera del deserto sahariano e colpisce il Marocco, col rischio di uccidere milioni di pecore e capre e mettere in ginocchio una delle principali risorse economiche del Paese.

I casi finora accertati sono quasi tremila in 29 province, in particolare quella di Fes e del medio Atlante. La PRR – fa sapere il comunicato della FAO - è una malattia virale molto contagiosa, non trasmissibile all'uomo, che provoca febbre alta, ulcere nel cavo orale, lesioni necrotiche delle mucose, respiro affannoso e diarrea.
In Marocco vengono allevati diciassette milioni di pecore e 5 milioni di capre, per lo più dai pastori nomadi di origine berbera che abitano lungo i confini meridionali del paese. La difficoltà di controllare gli spostamenti di bestiame è forse all'origine di questa ondata epidemica che rischia di decimare milioni di capi nel giro di poco tempo. Il tasso di mortalità, infatti, può arrivare all'80% e, nei casi più acuti, anche al 100%. La morte di solito sopraggiunge dopo appena una settimana dal contagio.
La situazione appare tanto più critica in quanto proprio a settembre inizia il mese del ramadam, e quindi aumenta la domanda di carne di pecora e capra.
Su richiesta delle autorità marocchine, la FAO ha inviato tra il 12 e il 21 agosto un gruppo di esperti del centro di gestione crisi per elaborare un piano di assistenza e adottare una serie di misure per arginare la portata dell'epidemia, anche con il contributo degli altri paesi della regione maghrebina, che hanno stretti rapporti commerciali con il Marocco.
Le misure di prevenzione del contagio prevedono il controllo degli spostamenti del bestiame, per evitare il contatto di animali sani con capi di bestiame già infetti, la realizzazione di quarantene nella fattorie in cui si sono già verificati casi di contagio o dove si sospetta la possibilità di infezione.
L'ONU, inoltre, ha raccomandato ai paesi del nord Africa di adottare misure di emergenza sia attraverso una sistematica campagna di informazione, sensibilizzando l'opinione pubblica, e soprattutto gli allevatori  e i veterinari, sui rischi e sui sintomi del focolaio infettivo, sia attraverso severi controlli epidemiologici nelle zone più a rischio, monitorando con attenzione gli spostamenti del bestiame.  

Link consigliati:

FAO, “Marocco: per la prima volta un focolaio di Peste dei piccoli ruminanti”
http://www.fao.org/Newsroom/it/news/2008/1000918/index.html

Veronica Rocco

 

Flash News

Palazzo Via Ticino oggi 

 

Nuovo Progetto

 

Si tratta di un “fiore” specie ‘palazzina’, tipo balconatissima, colore bianca candida e rossa che si posizionerà al posto di un edificio esistente dei primi del novecento, ex educandato per studentesse gestito da suore Ancelle del Divino Cuore, che sarà demolito. Il progetto della nuova palazzine è dell’arch. Alessandro Ridolfi attuale presidente dell’Ordine degli architetti e paesaggisti di Roma e provincia. I cittadini del II Municipio dopo aver scoperto cosa accadeva dietro il tendone bianco che invade anche una parte di via Ticino, sono rimasti basiti, increduli e molto preoccupati di ciò che sta per accadere ma anche del futuro del proprio territorio.

Ma come, Roma non è la citta che ha il più avanzato P.R.G. (piano regolatore generale) del mondo avendo riconosciuto un valore storico non solo alla città entro le Mura Aureliane ma anche a tutti quegli edifici e tessuti che per qualità e storia vanno tutelati? Roma non è la citta in cui non si muove foglia che sovrintendenza non voglia?

Allora ci chiediamo: come è stato possibile che tutti gli enti preposti al controllo dell’edificazione abbiano consentito ad una operazione immobiliare del genere? Tutto ciò per realizzare 7 appartamenti lussuosi, 15 posti auto e 7 cantine. Il quartiere Coppedè non è solo Piazza Mincio, ma anche il tessuto edilizio che si dipana lungo le strade al suo intorno con edifici dei primi del novecento.

Non siamo integralisti, non siamo contro una sana politica di rigenerazione urbana, ma siamo contro questo tipo di intervento privo di cultura dei luoghi e di sensibilità paesaggistica, anche la città ha i suoi paesaggi da difendere.

Speriamo che qualcuno intervenga e si possa fare qualcosa. 

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