Tubercolosi: lampade a raggi ultravioletti per combattere il rischio di contagio negli ospedali
Secondo uno studio pubblicato recentemente su PLOSMedicine, i raggi ultravioletti potrebbero ridurre del 70% la diffusione della tubercolosi nelle corsie degli ospedali e nelle sale d'attesa. I ricercatori hanno studiato la trasmissione della Tbc tra pazienti infetti e cavie di laboratorio e si sono accorti che basta installare delle semplici luci ultraviolette negli ospedali per diminuire il contagio, anche nel caso di ceppi resistenti ai farmaci.
Ogni anno la tubercolosi colpisce 9 milioni di persone e ne uccide due milioni. Il rischio di diffusione è particolarmente alto nei luoghi in cui c'è un'elevata concentrazione di persone debilitate, come gli ospedali o le prigioni. “Nei luoghi molto affollati – spiega il dottor Rod Escombe, responsabile della ricerca [1] – come per esempio la corsia di un ospedale, basta un colpo di tosse di chi è già infetto per contagiare i pazienti più vulnerabili”. Per prevenire la trasmissione è sufficiente appendere una lampada a raggi ultravioletti e un ventilatore ad elica sul soffitto. La luce ultravioletta, infatti, uccide i batteri della tubercolosi distruggendone il DNA e ne impedisce la duplicazione.
Il progetto-pilota prevede l'installazione di un impianto UV nella clinica St Mary, che fa parte dell'Imperial College di Londra. Sarà la prima struttura sanitaria britannica ad avere questo tipo di dispositivo. La luce ultravioletta, fanno sapere gli scienziati, è un mezzo di prevenzione efficace e poco costoso: oggi un impianto di questo tipo costa circa 350 dollari e la sostituzione delle lampade 25 dollari. Gli scienziati, però, stanno studiando il modo di abbassare il prezzo a 100 dollari. Le luci, afferma Cath Noaks [2], devono essere posizionate abbastanza in alto da evitare una sovraesposizione dei pazienti, ma è essenziale installare un sistema di ventilazione che assicuri un costante ricambio di aria dal basso verso l'alto e viceversa per non vanificare gli effetti dei raggi utravioletti.
Per testare l'efficacia del nuovo sistema, gli scienziati hanno installato lampade UV nel reparto di un ospedale di Lima, in Perù, dove erano ricoverati 69 pazienti affetti da tubercolosi e HIV. Attraverso un sistema di ventilazione, hanno pompato l'aria della corsia verso un alloggiamento posto sul soffitto, dove erano state rinchiuse alcune centinaia di cavie. I topolini erano suddivisi in 3 gruppi di 150 esemplari l'uno: il primo gruppo respirava l'aria del reparto in cui erano installate le lampade a raggi ultravioletti; il secondo era esposto all'aria proveniente dalla corsia, ma trattata con ioni negativi. Infine, il gruppo di controllo riceveva aria non sottoposta ai raggi UV. Dopo 535 giorni consecutivi di esposizione, i ricercatori hanno constatato che il 35% delle cavie appartenenti al gruppo di controllo era affetto da Tbc. La percentuale scendeva al 14% nei topolini esposti ad aria ionizzata e addirittura al 9.5% in quelli sottoposti ai raggi ultravioletti. L'8.6% del gruppo di controllo ha sviluppato in seguito la forma attiva di tubercolosi, contro il 4.3% del gruppo esposto ad aria ionizzata e il 3.6% di quello esposto ai raggi UV.
Questo sistema di prevenzione, che nasce dalla collaborazione di vari enti di ricerca, fra cui l'Imperial College di Londra, l'Università di Leeds e l'Ospedale Nazionale Dos de Mayo di Lima, può diventare uno strumento prezioso soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove le precarie condizioni igienico-sanitarie e l'isolamento in cui vivono le popolazioni delle aree rurali rendono difficile l'accesso alle medicine, la diagnosi precoce della malattia e un adeguato trattamento farmacologico. “Prevenire l'infezione – afferma Escombe – è molto più facile e meno costoso che curare un paziente affetto da tubercolosi”.
Note:
[1] Wellcome Trust Centre for Clinical Tropical Medicine, Imperial College, Londra.
[2] Facoltà di Ingegneria, Università di Leeds.
Link consigliati:
A.A.V.V. "Upper-Room Ultraviolet Light and Negative Air Ionization to Prevent Tuberculosis Transmission" PLoS Medicine, 17 March 2009
http://www.plos.org/press/plme-06-03-escombe.pdf
Veronica Rocco