Le violazioni normative, che secondo i dati dell'UE avvengono nel 50% delle spedizioni, e le misure per contrastarle sono al centro di un convegno promosso dal Dipartimento Terra e Ambiente (Dta) del Consiglio nazionale delle ricerche, svoltosi a Roma alcuni giorni fa e intitolato “la ricerca per la gestione dei rifiuti secondo gli standard europei”.
Nel corso del convegno si è discusso di “tracciabilità evoluta dei rifiuti”, ossia dei mezzi tecnologici per monitorare e gestire il trasporto dei rifiuti, rilevando automaticamente gli smaltimenti in discariche abusive.
Uno dei metodi per eseguire la tracciabilità, afferma Vito Felice Uricchio, ricercatore presso l'Istituto di ricerca per le acque di Bari (Irsa), consiste nell'usare il sistema RFID (Radio Frequency Identification), un insieme di dispositivi eletronici costituiti da un'antenna e un chip in grado di trasportare fino a 2.000 byte di dati. Il sistema funziona come un codice a barre o la banda magnetica di una carta di credito, con il vantaggio di poter trasmetter i dati senza bisogno di un lettore o di uno scanner.
Grazie alle nuove tecniche di videosorveglianza, il monitoraggio dello smaltimento dei rifiuti non si configura più come semplice raccolta d dati, ma come un sistema integrato e “intelligente”. L'Irsa-Cnr, in collaborazione con il Politecnico di Bari, ha messo a punto un sistema che permette sia la tracciabilità dei percorsi, sia il rilevamento delle operazioni di carico e scarico: un GPS di ridotte dimensioni viene montato sul veicolo che trasporta il carico di rifiuti e comunica ad un'unità centrale la posizione dell'automezzo, gli eventuali cambiamenti di rotta, le variazioni di peso del carico. In questo modo, è possibile sorvegliare l'intero itinerario, rilevando per esempio l'attraversamento di aree protette o carsiche.
“Nel nostro paese – dichiara Giuseppe Cavarretta, direttore del Dta-Cnr – c'è ancora molto da fare nel settore dei rifiuti. spetta alla comunità scientifica sviluppare la conoscenza per favorire la rapida applicazione di nuove tecnologie”.
Redazione Scienzeonline