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Sulla rotta della Leiv Erikisson per proteggere l'Artico

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Greenpeace - Abbiamo bloccato i piani della piattaforma di esplorazione petrolifera Leiv Erikisson, partita oggi dal porto di Instanbul e diretta alla Baia di Baffin in Groenlandia alla ricerca di petrolio Alle prime luci dell'alba, un team internazionale di attivisti ha raggiunto la piattaforma a bordo di gommoni per scalare la torre di trivellazione destra e aprire lo striscione "Stop the Arctic Destruction". La Leiv Erikisson è oggi la piattaforma più pericolosa perchè è l'unica destinata, per conto della compagnia petrolifera Cairn Energy, a scavare nuovi pozzi offshore nell'Artico. In particolare la Baia di Baffin, dove la Leiv Erikisson dovrebbe entrare in azione tra poche settimane, è uno degli ecosistemi più fragili della regione polare. Ospita l'intera popolazione mondiale di narvalo, numerose colonie di uccelli marini e specie a rischio estinzione come la balenottera azzurra e l'orso polare.

Per proteggere questo ambiente incontaminato da pericolose perforazioni, i nostri attvisti sono pronti a un'occupazione a oltranza. Hanno a disposizione viveri per giorni e sanno che la Cairn Energy ha una finestra di tempo molto breve per perforare il fondo marino dell'Artico: la buona stagione nelle regioni polari dura poche settimane.
 Le perforazioni della Leiv Erikisson sono previste a 1.500 metri di profondità, la stessa del disastro della Deepwater Horizon. Con la differenza che le temperature e le condizioni meteo estreme dell'Artico renderebbero problematica ogni risposta in caso di incidente. Gli impatti sull'ecosistema artico sarebbero gravi, impossibili da controllare.L'unico modo che abbiamo per far cambiare rotta a compagnie come la Cairn Energy, che quida la corsa all'oro nero nell'Artico, è forzare i politici che spalleggiano le compagnie petrolifere ad adottare misure che riducono la nostra dipendenza dal petrolio.La soluzione è semplice: invece di investire miliardi per trivellare fino all'ultimo pozzo o per promuovere una scelta insensata e pericolosa come il nucleare, basterebbe investire in energie rinnovabili e sostenibilità. Potremmo iniziare utilizzando motori più efficienti, con minori emissioni di CO2, grazie ai quali il petrolio offshore non servirebbe a niente.

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