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FAI E WWF SPIAGGE A RISCHIO CEMENTO CON L’INGANNO DEL “DIRITTO DI SUPERFICIE”

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Fondo Ambiente Italiano e WWF Italia ribadiscono come sia un bene che si torni indietro riducendo a 20 anni il diritto di superficie per le concessioni delle spiagge italiane, ma temiamo non basti, occorre tornare al “diritto di concessione” che è ora in vigore. E’ un inghippo la trasformazione del  diritto di concessione in diritto di superficie che mette a rischio cementificazione le spiagge. Si vuole infatti separare la proprietà del terreno da quello che viene edificato e questo significa garantire ai privati la proprietà degli immobili, già realizzati o futuri sul demanio marittimo. Tutto questo non era fino ad oggi possibile perché tramite la concessione gli immobili, anche se realizzati da privati, rimanevano in uso per il tempo della concessione ma erano del demanio. In concreto questo significa che con l’introduzione del “diritto di superficie” se lo Stato vorrà le spiagge libere da infrastrutture una volta scaduto il termine dei vent’anni,  dovrà  pagare ai privati il valore degli immobili realizzati perche questi saranno a tutti gli effetti di loro proprietà e quindi potranno essere venduti o ereditati. Si riduce il potere che lo Stato può esercitare sulle coste perche con la concessione  lo Stato aveva la possibilità di revoca in caso di violazione dei termini del contratto, visto che la concessione stabiliva  anche le dimensioni delle strutture che potevano essere edificate. In via teorica, anche se  poco applicata, lo Stato può ora revocare le concessioni in caso di violazioni cosa non più possibile con il diritto di superficie. 

Flash News

 Sentenza storica delle corti della Tanzania: Yang Feng Glan, cittadina cinese accusata di aver trafficato in 14 anni ben 860 zanne d'avorio per un totale di quasi 1,9 tonnellate, è stata condannata a 15 anni di carcere. Era considerata la "regina d'avorio" per il suo ruolo nel contrabbando di avorio dalla Tanzania agli acquirenti internazionali che rifornivano i consumatori in Asia.


Il verdetto, a lungo atteso, segue un nuovo approccio delle autorità tanzaniane sulle attività di contrasto guidate dall'intelligence e messe in atto dall'Unità investigativa nazionale e transnazionale per i crimini gravi che opera a tutti i livelli, dai bracconieri ai trafficanti, agli acquirenti di alto livello. Amani Ngusaru, Direttore del WWF Tanzania, afferma: "Questo atteso verdetto segna un rinnovato slancio da parte delle autorità tanzaniane nell’affrontare con determinazione il bracconaggio degli elefanti e porre fine al commercio illegale di avorio. E’ stato decisivo il coordinamento tra le forze dell'ordine tanzaniane, in particolare tra la polizia e i servizi segreti. Questa sentenza incoraggia il lavoro dei ranger, i nostri uomini e le nostre donne che operano in prima linea rischiando la vita per proteggere il nostro capitale naturale".

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