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Il Vaticano: pane quotidiano, aria e acqua pulita

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La Pontificia accademia delle scienze commissiona uno studio su clima e scioglimento dei ghiacciai ai maggiori esperti internazionali. Tra gli invitati per la parte italiana, il Nobel Carlo Rubbia e Sandro Fuzzi dell’Isac-Cnr. Il report, appena pubblicato, contiene analisi e raccomandazioni  La Pontificia accademia delle scienze ha commissionato a un gruppo internazionale di scienziati un rapporto sui cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacciai. Alla redazione del documento, ora disponibile anche in italiano sul sito dell’Accademia (www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdscien/index_it.htm), hanno partecipato per la parte italiana il premio Nobel Carlo Rubbia e Sandro Fuzzi, esperto sui processi del clima dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr). Il rapporto, che prossimamente verrà presentato a Papa Benedetto XVI, esamina numerosi esempi di declino dei ghiacciai nel mondo e le evidenze che collegano tale fenomeno ai cambiamenti climatici e all’inquinamento atmosferico indotti dalle attività dell’uomo. Ma, nello stesso tempo, sottolinea l’imperativo morale per la nostra società di affrontare le problematiche tematiche ambientali.Il gruppo di lavoro, composto da alcuni dei maggiori esperti del settore e presieduto dal Nobel Paul Crutzen, da Veerabhadran Ramanathan della Scripps Institution dell’Università della California e da Lennart Bengtsson, ex direttore del Centro europeo per le previsioni meteorologiche, si è riunito in Vaticano nell’aprile scorso su invito del cancelliere  della Pontificia accademia delle scienze, mons. Marcelo Sanchez Sorondo. L’Italia partecipa attivamente agli studi sugli effetti del cambiamento climatico sui ghiacciai nell’ambito del progetto ‘SHARE’, finanziato dal Ministero della Ricerca tramite il Comitato ‘EvK2Cnr’.“Il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai è tra le più visibili e rapide manifestazioni del cambiamento climatico e a esserne minacciati sono soprattutto i ghiacciai del Sud America e dell’Himalaya”, osserva Sandro Fuzzi. “la situazione pone in pericolo la sopravvivenza delle popolazioni che dipendono da questa riserva di acqua dolce e impone azioni immediate per mitigare gli effetti dei cambiamenti e per adottare appropriate strategie di adattamento ai fenomeni già in atto e a quelli dell’immediato futuro”.Gli autori del documento raccomandano, fra le azioni che possono contribuire a ridurre il fenomeno, l’immediata riduzione a livello globale delle emissioni di anidride carbonica e la riduzione di almeno il 50% degli inquinanti che hanno anche un effetto di riscaldamento climatico, quali particelle carboniose, ozono, metano, Hfc. Il documento si conclude con questo appello: “Noi invitiamo tutti i popoli e le nazioni a una nuova consapevolezza degli impatti, seri e potenzialmente irreversibili, del riscaldamento globale causato dall’emissione di gas serra e di altri inquinanti da parte dell’uomo e dai cambiamenti nell’uso del territorio. Invitiamo tutte le nazioni a sviluppare e ad implementare, senza ritardi, politiche efficienti ed eque per ridurre le cause e gli impatti del cambiamento climatico sulle comunità e sugli ecosistemi consapevoli che viviamo tutti in una stessa casa. Agendo subito, nello spirito di una responsabilità comune ma diversificata, accettiamo il nostro dovere verso il prossimo e verso la custodia di un pianeta benedetto dal dono della vita. Siamo tenuti ad assicurare che tutti gli abitanti del pianeta abbiano accesso al loro pane quotidiano, ad aria pulita da respirare ed acqua pulita da bere, essendo noi consapevoli che, se vogliamo giustizia e pace, dobbiamo proteggere l’habitat che ci sostiene”. Roma, 17 maggio 2011 La schedaChi:  Pontificia accademia delle scienze, Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr)Che cosa: Rapporto sui cambiamenti climatici e sullo scioglimento dei ghiacciai

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De izquierda a derecha, los expertos Susana Balcells, Daniel Grinberg y Roser Urreizti en la Facultad de Biología de la Universidad de Barcelona.

El síndrome de Opitz C es una enfermedad genética que causa graves discapacidades en los afectados y que se ha diagnosticado en tres personas en la península ibérica y en sesenta en todo el mundo. Ahora, un equipo científico liderado por los profesores Daniel Grinberg y Susana Balcells, del Grupo de Genética Molecular Humana de la Universidad de Barcelona y del Centro de Investigación Biomédica en Red de Enfermedades Raras (CIBERER), ha identificado un gen causante del síndrome de Opitz C en la única paciente diagnosticada en Cataluña (España) con esta grave patología congénita. Este nuevo avance científico es un primer paso para conocer mejor las bases genéticas de esta dolencia que hasta ahora no ofrece posibilidades de tratamiento, diagnóstico prenatal o consejo genético.

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