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Tra pietà e pietas. “Pieta” di Kim Ki Duk - Leone d’oro 2012

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Seul, tra grattacieli e industria informatica da primato mondiale, fa da scenario ai bassifondi della stessa città, dove si consumano le più inimmaginabili nefandezze, al fine di riscuotere soldi prestati ad usura. Più che di pietà si parla di vendetta, una revenge mascherata da pietà nel film Pieta del coreano Kim Ki Duk che ringrazia, per il massimo riconoscimento veneziano, la giuria presieduta da Michael Mann, con un canto popolare del suo Paese.

 

Un giovane, Kang-do, lavora con uno strozzino e vive in uno squallido e sporco bugigattolo ma ha la faccia charmant e indossa un giubbotto di pelle glamorous, alla Arthur Fonzarelli di Happy Days. La “madre”, inizialmente vestita di rosso, per meglio incarnare un’esistenza votata al dolore o predestinata allo stesso, come fosse la Vergine - anche troppo giovane come fosse Maria nata dal genio di Michelangelo - è un personaggio monocorde come il “suo bambino”, accetta ogni cosa passivamente. Il regista rifiuta, nel suo film, una lettura del rapporto madre-figlio come rapporto a due: per lui si tratta di una triade, dove il vero protagonista è il denaro. Pur dentro questi limiti strutturali, tuttavia, l’attrice co-protagonista della opera di Ki-Duk, Cho Min-soo, è all’altezza del compito nell’interpretare il difficile personaggio di Mi-sun.

Eppure, la crescita psicologica dei personaggi è un po’ tirata via, in questo onirico rapporto tra madre e figlio ritrovato. Tutto è crudo, costantemente e freddamente crudo: lo stupro del figlio ai danni della genitrice – un Edipo moderno? Difficile crederlo! In Sofocle le ragioni dell’incesto, inconsapevole, c’erano eccome e non nascevano dalla violenza! - la brutalità di farle mangiare un pezzo di carne tagliatosi davanti a lei, per strapparle un rifiuto o per scovare un segnale che faccia di lei una mentitrice. Tutti crimini inaccettabili, esplorati tanto nell’iter pubblico quanto in quello privato di un’esistenza, quella di Kang-do, vuota su tutti i fronti. La mamma non demorde, però, e si fa accettare passando su tutto. È molto più alto il suo fine, molto più forte il suo dolore, molto più pungente l’onore infangato. La parabola del figliol prodigo è rovesciata, nella pellicola coreana, non serve a redimere quanto a colpire più a fondo.

Pieta non convince unanimemente, anche se ha un geniale colpo di scena finale da vero maestro. La violenza non è sempre drammaturgicamente necessaria e non nasce mai la domanda sul perché un figlio venga abbandonato da sua madre alla nascita, per ripresentarsi nella vita del mostruoso e crudelissimo trentenne, al fine di redimerlo. Lo redimerà? Mah! Nel redimere la sua cattiveria, legandolo a sé e liberandolo dall’impenetrabile scorza di anaffettività, colpirà nel segno e salverà così l’onore oltraggiato.

È l’apologia del denaro, in nome del quale ci si permette ogni tipo di ignominia, ma più perfido del Dio denaro è il sentimento di vendetta che vince sul denaro, perché nasce dentro il cuore di una madre addolorata. Dunque, è il sentimento materno in scena nel film, il legame più forte in assoluto, che attraverso morte e dolore trova la sua giustizia. L’idea è espressa in modo originale, tutto sommato, con immagini crude e a volte gratuite, però. Certamente, il montaggio analogico risulta sapiente e raffinato: il coniglio preso come “acconto”, il pennuto morto offerto dalla “mamma”, l’anguilla che si contorce, la lisca di pesce inquadrata subito dopo il suicidio iniziale, i resti di una misteriosa carogna in casa di Kang-do. Infine, uno dei meriti del regista è stato di aver dimostrato come si possa fare un film di qualità, con pochi soldi e pochi personaggi.

 

Margherita Lamesta

Flash News


Da sabato 9 giugno al via su TV2000 il programma scientifico divulgativo sul cervello con la collaborazione degli specialisti della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica.


Otto puntate incentrate sulla mente umana, le sue potenzialità e i suoi misteri. Parte il 9 giugno, alle ore 20.45, su Tv2000 la seconda stagione di Dapprincipio, il programma scientifico divulgativo che quest’anno indaga sul cervello. Come è fatto l’organo più importante, e quando si forma? Ci sono differenze tra l’encefalo maschile e quello femminile? Per rispondere a queste domande si sono interpellati i più stimati specialisti tra neurologi, psichiatri, psicologi, neonatologi, filosofi, tra cui numerosi esperti della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica. Tutti intervistati e ripresi in azione, nella loro attività medica e terapeutica. Ne risulta un affascinante viaggio nel cervello che tocca argomenti della nostra vita quotidiana: come il bambino sente e sviluppa le sue funzioni intellettive già nel ventre materno; cosa avviene nella mente di un adolescente, di una donna incinta; che mutazioni determina l’uso di droghe; come nasce l’ansia; l’Intelligenza Artificiale.

Il programma è ideato da Monica Mondo e curato da Antonella Becciu.

Di seguito l’elenco delle puntate, si parte il 9 giugno parlando del cervello, con il prof. Paolo Maria Rossini, direttore Area Neuroscienze Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

1) – IL CERVELLO: Che cosa è il cervello, come il cervello interpreta la realtà. I colori esistono davvero? Quali i segreti per una buona memoria?

 2) - PRIMA DI NASCERE: Il cervello sappiamo che come ogni nostro organo si forma un po’ alla volta durante la vita prenatale. 

Questa formazione continua genera la persona che saremo, con la nostra personalità, perfino i nostri gusti. La nostra vita prima della nascita condiziona la vita futura. La memoria fetale interviene anche sul piano psicologico permettendo, per esempio, il riconoscimento da parte del bambino della mamma.

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