We tell freedom backward by the land We tell our past by the gravestones and the apple trees We wonder whether the great American dream Was the singing of the locusts out the grass to the west and the West is behind us now The west wind’s away from us: We wonder if the liberty is done The dreaming is finished [da Land of the Free, Archibald MacLeish]
L’American Dream per gli Stati Uniti d’America più che un’ideale è stata una bandiera, introdotto come valore e obiettivo nella stessa Dichiarazione d’Indipendenza: “We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness”. I Padri Fondatori istituirono il principio secondo cui l’ambizione personale all’uguaglianza, alla libertà e alla felicità non fosse una forma di autoindulgenza bensì diritto d’ogni uomo, principio vitale per un nuovo mondo bisognoso di ambizione e creatività. La valenza legale di tali valori rafforzò l’attrattività verso un Paese per cui l’aspirazione massima era la prospettiva di una vita migliore, con la conseguenza di flussi di immigrazione provenienti ininterrottamente da ogni continente.
L’America è stata nell’immaginario collettivo globale la Terra promessa. Ha rappresentato la speranza che, a partire dal diritto al lavoro, dal coraggio e dalla determinazione, fosse possibile realizzare un’esistenza stabile di prosperità economica e civile. Cos’è accaduto al sogno americano? Una questione discussa a più riprese già da diverse generazioni, che si ripropone oggi in connessione con le grandi tensioni politico-economiche internazionali e il dramma di milioni di persone in fuga da paesi straziati per carestie, guerre e dittature. Un tema caldo dunque, e dolorosamente attuale, a cui Frank Denota, artista italo-americano, dedica molte delle sue tele con l’inconfondibile poetica urban del suo stile ed uno sguardo rivolto indietro, alla nostra storia di emigranti, agli anni in cui innumerevoli italiani si trovarono sulle rotte d’oltreoceano a cercar miglior fortuna. Vi è la serie di ritratti di italiani divenuti cittadini americani che raggiunsero fama mondiale. In mostra una selezione dedicata in particolar modo alla musica con i ritratti di Nick La Rocca inventore del jazz, Frank Sinatra, Liza Minelli, insieme ad altre amatissime star italiane come Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Joe Di Maggio e Dean Martin. Gli Italiani giunti ad Ellis Island - valigie in mano in attesa del visto d’entrata - sono rappresentati nelle opere di Denota come nuove icone. L’impatto visivo è potenziato dalla tecnica dello stencil e l’accostamento di campi cromatici con una predilezione per la bicromia e l’utilizzo pop di toni fluorescenti. Si presta ad essere inconizzato il Paper Boy, lo strillone, come simbolo di un’America giovanissima, lavoratrice e che fa notizia, ma con evidenti segni di smarrimento e sproporzione in rapporto al compito assegnatosi. L’ambiente in cui si forma Denota è l’underground. Ma l’artista prende le distanze dal writing fondando il G.A.N.T. Movement, insieme a Paul Konstabi e Little Angel, il cui acronimo è una dichiarazione di poetica: Graffiti Art No Tags, ovvero nessuna firma. L’affinità con il graffitismo newyorkese è anche nella tendenza a sfuggire le apparizioni in pubblico, alla Bansky, per un’idiosincrasia nei confronti della mondanità e dell’alone di celebrità che circonda artisti affermati. Per Denota il graffitismo e la street-art, come generi, ben si prestano a far sentire la voce della gente, anche attraverso l’anonimato. L’attenzione per il sociale, in particolar modo per i lavoratori e i momenti di alienazione urbana, la troviamo in The Mechanic, Subway e After Work. Mentre la quotidiana convivialità è resa nella grande tela Card Players. Frank Denota si definisce artista nato per caso, per una vocazione a cui inizialmente non dà il giusto peso scambiandola per una passione personale verso un mondo catalizzante, appunto quello dell’arte. Una sorta di “malattia” che lo portava a contaminare con il colore le immagini. Ma l’attrazione verso la pittura nel tempo si struttura con attenta sperimentazione a partire dall’astratto e si nutre del lascito di grandi maestri dell’arte, nello studio del colore, delle campiture e delle forme. A New York, dove vive, incrocia personalità di spicco della pop e street art, da Wharol a Haring. La pop art diventa per lui la chiave per sfruttare la pulsione alla ripetizione “ossessiva”. Mentre lo Stencil è la base su cui dar libero sfogo al gesto pittorico conferendo unicità alla serialità. Lo stile di Denota cresce quindi in un confronto-dialogo con l’evoluzione delle tecniche artistiche del contemporaneo. Il gesto pittorico compulsivo, lo avvicina all’action painting di artisti come Pollock o Rothko e si personalizza attraverso l’accostamento di masse di colore e la stratificazione di vari livelli, a partire dallo stencil e la mascherina, che offrono l’opportunità di realizzare con una profondità storica il racconto pittorico. Il linguaggio della pop art attrae Denota per l’importanza che assume la riproducibilità, ovvero la serialità, che demistifica e allo stesso tempo enfatizza il pezzo unico attraverso la serigrafia e la riproduzione ossessiva di icone della cultura contemporanea. Ma gli stessi protagonisti sono ripetuti di volta in volta in una differente cornice pittorica che conferisce l’unicità della singola opera. La pop art inoltre introduce attraverso la riproducibilità in serie un altro concetto chiave: la velocità di realizzazione delle opere che ben rappresenta la società contemporanea, sempre più rapidamente mutevole. BIOGRAFIA Frank Denota nasce a New York nel 1966. Frequenta fin da giovane ambienti artistici entrando in contatto con Andy Warhol e Keith Haring e con galleristi come Leo Castelli. Autodidatta, si dedica alla pittura dal 1993 studiando tra gli altri, Mark Rothko e Jackson Pollock. Nel 2010 fonda il movimento G.A.N.T. insieme a Little Angel e Paul Konstabi e approda definitivamente alla Street Art e la Pop Art creando un crossover tra i due movimenti. Vive e lavora a New York.