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Allarme FAO sugli allevamenti: a rischio il patrimonio genetico animale

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Allarma FAO sugli allevamenti. Presentato in questi giorni un piano strategico internazionale per la salvaguardia delle razze d’allevamento 

A Interlaken si discute (anche) sul futuro alimentare del pianeta. Nella cittadina svizzera, infatti, si è svolta dal 3 al 7 Settembre la prima Conferenza Tecnica Internazionale sulle Risorse Genetiche Animali. Oltre cento nazioni hanno mandato i propri rappresentanti per mettere a punto un piano strategico internazionale di salvaguardia della biodiversità degli animali d’allevamento, che rischiano di perdere gran parte  del proprio patrimonio genetico a causa dello sfruttamento intensivo del bestiame negli allevamenti industriali. 

La FAO ha presentato un rapporto intitolato “The State of the World’s Animal Genetic Resources for Food and Agriculture”, nel quale vengono classificate oltre 7600 specie d’allevamento, frutto di una selezione iniziata dodicimila anni fa.

Secondo il rapporto FAO, negli ultimi sette anni si è estinta in media una varietà animale al mese e il 20% delle specie d' allevamento è considerato a rischio di estinzione. La produzione zootecnica su larga scala, infatti, tende a selezionare animali ad elevato rendimento, privilegiando poche razze a discapito di altre e, all’interno di una stessa razza, solo una limitata quantità di riproduttori con

specifiche caratteristiche genetiche. Questa tendenza rischia di condannare all’estinzione molte varietà animali geneticamente forti, resistenti alle malattie e facilmente adattabili a condizioni climatiche avverse. L'adattabilità, in particolare, diventerà una risorsa essenziale per contrastare i cambiamenti climatici in atto, che sono tra i principali fattori di impoverimento della biodiversità.

Le cause all’origine della perdita di diversità genetica sono molteplici: i cambiamenti nei sistemi di produzione, la meccanizzazione su larga scala, la progressiva perdita di terreni destinati alla pastorizia, l’inadeguatezza dei metodi genetici utilizzati, l’introduzione indiscriminata di razze esotiche. Nel XX secolo, infatti, gli sforzi della zootecnia si sono concentrati su un numero ridotto di risorse varietali a livello planetario, sottovalutando la capacità dell'ambiente locale di influenzare le caratteristiche riproduttive delle singole specie.

Il programma globale per la gestione delle risorse genetiche elaborato durante la Conferenza di Interlaken prevede quattro aree di intervento strategico:

1) Classificazione e monitoraggio delle tendenze in atto e identificazione dei rischi.

2) Sviluppo sostenibile. Quest’area di intervento comprende tutte le misure volte a incentivare metodi eco-sostenibili nella gestione delle risorse genetiche animali, favorendo lo sviluppo di razze d’allevamento autoctone.

3) Conservazione.

4) Istituzioni, politiche e creazione delle competenze. Questo è forse l’elemento-chiave del Piano Strategico poiché mira a sostenere – nel quadro di un progetto di cooperazione internazionale - la ricerca, la formazione e le competenze tecniche necessarie ai Paesi in via di sviluppo per realizzare sistemi produttivi nel pieno rispetto delle specificità genetiche animali.

I Paesi in via di sviluppo, infatti, sono tra i maggiori produttori di bestiame. Circa la metà della popolazione mondiale di ovini, che sfiora il miliardo di esemplari, proviene dall’Asia, in particolare dal Medio Oriente. Il continente asiatico ospita inoltre il 70% delle capre e circa i due terzi dei suini. Tuttavia, negli ultimi anni, anche queste regioni, che fino a qualche anno fa conservavano una ricca diversificazione delle razze d’allevamento, hanno visto scomparire progressivamente molte varietà autoctone di bestiame a favore delle razze di importazione europea, come la razza bovina Holstein-Friesen, la razza suina Duroc, le capre Seamen e le galline rosse Rhode Island [1]. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che il 63% di questi Paesi non dispone di programmi per la conservazione in vitro di materiale genetico da utilizzare per ricostituire il patrimonio animale in un periodo successivo. Secondo il rapporto presentato alla Commissione, saranno proprio i Paesi in via di sviluppo a subire il maggiore contraccolpo dall' erosione genetica.

Il successo del Piano Strategico – osserva José Maria Sumpsi, vice direttore generale della FAO per l’Agricoltura - dipenderà soprattutto dalla cooperazione lungimirante tra le numerose parti in causa: governi, organizzazioni internazionali, comunità scientifica.

Note:

[1] Per avere una visione globale della diversità animale sul pianeta consigliamo di andare su http://www.fao.org/ag/againfo/programmes/en/genetics/map.html, dove troverete una mappa planetaria delle razze d’allevamento e le relative schede.


Link consigliati:

http://www.fao.org/newsroom/it/news/2007/1000655/index.html

http://www.fao.org/ag/againfo/programmes/en/genetics/angrvent2007.html

http://www.angr-expo.ch/e/index.html

http://www.fao.org/ag/cgrfa/default.htm

Veronica Rocco

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