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Intervista a Daniel Jacques Cristalli

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In data 28-03-2007
Comunicato Stampa Argon 

Anno 4
Edizione Marzo 2007

Conferenza Stampa di presentazione ai Media Italiani del primo vaccino contro il tumore del collo dell’utero Gardasil

Daniel Jacques Cristalli, Amministratore delegato della Sanofi Pasteur MSD

Oggi, tutta la medicina e il campo dell’oncologia sono protagoniste di una svolta epocale in particolare per le donne. Con l’arrivo di Gardasil abbiamo realizzato qualcosa che fino a poco tempo fa sembrava impossibile: sconfiggere l’insorgenza di un cancro con l’obiettivo di eradicarlo per sempre.

Tutto questo accade grazie ad un vaccino. Con Gardasil ogni donna avrà finalmente in mano un’arma efficace per prevenire totalmente il tumore del collo dell’utero e altre patologie legate ai quattro tipi di HPV inclusi nel vaccino; ogni donna avrà la possibilità di proteggersi da malattie che hanno un forte impatto nella vita affettiva, lavorativa e sociale. Parla Daniel Jacques Cristelli, Amministratore delegato della Sanofi Pasteur MSD, l’unica azienda dedicata esclusivamente ai vaccini e produttrice di Gardasil.

Cosa rappresenta Gardasil nel panorama dei vaccini?

I vaccini da sempre proteggono l’intera popolazione da patologie infettive spesso molto pericolose per i bambini e gli anziani. Svolgono un ruolo essenziale nella protezione contro le malattie, nella diminuzione della mortalità e nell’aumento della speranza di vita a fronte di un rapporto costo/beneficio molto vantaggioso per tutti rispetto a qualsiasi altro mezzo.

Grazie alla prevenzione primaria attraverso i vaccini molte malattie, ben note ancora fino alla metà del secolo scorso, sono state eradicate per sempre. Grazie ai vaccini, infatti, i nostri figli non conoscono cosa vuol dire ammalarsi di poliomielite, contrarre il vaiolo, la difterite...

Anche quando si parla di cancro, si parla di bisogno di prevenzione. Tuttavia finora la prevenzione contro il cancro si è riferita esclusivamente alla ‘diagnosi precoce’ e non alla ‘protezione dalla patologia’.

Grazie alla scoperta di Gardasil la prevenzione in oncologia assume un nuovo significato. Da oggi è possibile proteggersi da patologie quali il cancro del collo dell’utero e le altre malattie legate ai quattro tipi di Papillomavirus Umano inclusi nel vaccino, consegnando così ad ogni donna la possibilità di vivere una vita personale e familiare serena.

Come sarà distribuito Gardasil?

Grazie all’intervento del ministro della Salute, Livia Turco, che ha dato il via all’offerta gratuita di Gardasil per tutte le dodicenni, l’Italia ha compiuto un importante passo in avanti nel campo della prevenzione e nel campo dell’oncologia. Per il momento, al di là dell’offerta pubblica, tutte le donne che vogliono proteggersi devono acquistare le tre dosi di Gardasil in farmacia presentando la ricetta del proprio medico.

Mi auguro, tuttavia, che nel prossimo futuro e in accordo con il parere espresso dal Consiglio Superiore di Sanità, questa offerta pubblica possa essere anche estesa ad altre fasce d’età in modo tale da offrire una protezione dal rischio di contrarre un cancro a tutte le donne, sia quelle che per età non si trovano ancora in una fascia di rischio (12 anni), perché non sono ancora entrate in contatto con uno dei 4 tipi di Papillomavirus, sia a quelle che oggi sono maggiormente esposte al rischio d’infezione (tra i 18 e i 26 anni).

Ma cosa si risponderà a tutte quelle donne (70% per cento della popolazione femminile) che oggi sono a rischio massimo di contrarre il virus (tra i 18 e i 26 anni) e che dovranno prendersi carico del 100 per cento del costo per potersi proteggere? Gardasil non è solo un vaccino che salverà la vita a più di mille donne italiane ogni anno; è anche un prodotto capace di evitare a migliaia di donne il rischio di contrarre i tipi 6, 11, 16 e 18 di HPV e quindi di diminuire del 70% la possibilità di ricevere una risposta anomala di un test di screening con tutto il carico di stress, ansia e paura di affrontare la malattia fino ai suoi esiti più gravi.

L’efficacia di questo vaccino e l’opportunità di programmare un’offerta della vaccinazione che sia il più estesa possibile, sono avvalorati dai pareri delle due più importanti istituzioni scientifiche in Europa e in Italia. Basti pensare che l’Emea, l’ente europeo per il farmaco, ha autorizzato l’uso del vaccino individuando come indicazione l'età tra i 9 e i 26 anni e che il Consiglio Superiore di Sanità, oltre ad aver individuato come ideale la classe dei 12 anni, ha anche aggiunto la necessità di avviare un programma di vaccinazione che includesse le donne di 25 anni e quelle appartenenti ad una terza coorte intermedia, affinché si raggiungesse la copertura totale della popolazione da questo virus in circa 8 anni e non in 40 anni come accadrà se resterà l’offerta pubblica raccomandata solo per le 12enni.

Quanto costerà il vaccino?

Il costo del vaccino in farmacia sarà di 188,15 euro a dose, per un totale di quasi 564,45 euro.

Con le tre dosi di vaccino si eviterà una volta per tutte il rischio di contrarre i quattro tipi di HPV responsabili del cancro del collo dell’utero e delle altre patologie che si manifestano prima del cancro e che vanno oltre il collo dell’utero.

Considerando anche solo un’efficacia del vaccino a vent’anni, questo vuol dire che ogni donna spenderà per se stessa e per la propria salute 0,07 centesimi al giorno, meno della metà di quanto spende inviando un semplice sms (0,19 centesimi). Evitare il rischio di ammalarsi di un cancro costerà meno di 10 centesimi al giorno.

E quale sarà il beneficio per la Sanità Pubblica?

In Italia i costi di gestione e trattamento dei casi di cancro del collo dell’utero ogni anno sono pari a circa 200 milioni di euro, a cui si aggiungono 25-30 milioni per il trattamento dei condilomi genitali. Di questi 200-230 milioni, oltre l’85% risulta destinato ai test di screening e al trattamento del cancro della cervice uterina.

Con un costo inferiore ai 100 milioni di euro all’anno e con un adeguato piano vaccinale, che dovrebbe prevedere la vaccinazione di più coorti di donne (3 per i prossimi 8 anni), si avrà una conseguente riduzione dei costi di gestione per il cancro e per i trattamenti. Tutto questo permetterà di assorbire una parte progressivamente crescente degli oneri a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Dott. Cristelli, che rapporto esiste tra i vaccini e la Società nell’ottica del miglioramento della salute pubblica?

I vaccini hanno sempre avuto e avranno un ruolo strategico per un Paese da un punto di vista sanitario ma anche sociale, politico ed economico. Tuttavia, i volumi di mercato, ci mostrano quanto poco s’investa in questo campo in Italia. Il fatturato mondiale di tutti i vaccini è di circa 7,8 miliardi, quello italiano di 156 milioni.

Questo vuol dire che l’intero mercato mondiale dei vaccini vale assai meno di tutta la spesa farmaceutica pubblica italiana (circa 15 miliardi di euro); e che l’intero fatturato italiano per i vaccini è di poco superiore a quello del farmaco tradizionale più venduto in Italia. A questo aggiungo che la spesa per i vaccini dell’Italia è appena dell’1 per cento di quella farmaceutica, contro il 2 per cento di media europea. Un investimento che pone l’Italia al penultimo posto nella Ue per spesa pro-capite.

Tuttavia bisogna sottolineare il fatto che in Italia il sistema di vaccinazione solamente per l’età pediatrica è uno dei migliori al mondo.

I vaccini spesso non fanno notizia, se ne parla poco e difficilmente vengono associati al nostro futuro sebbene siano in grado di prevenire malattie ritenute finora incurabili. Grazie all’ingegneria genetica in questo settore, la medicina potrà un giorno sconfiggere molte altre malattie.

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