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Notizie

Apple userà solo materiale riciclato!

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Una svolta per tutto il settore IT
Impegnandosi a produrre i nuovi dispositivi con materiali al 100% riciclati, Apple è la prima azienda del settore IT ad assumere piena consapevolezza del grave impatto ambientale generato dalla produzione di apparecchi elettronici.

 


La mossa dell’azienda statunitense comunicata ieri è molto ambiziosa e conferma l’urgenza con cui un intero settore deve ridurre il consumo di risorse e la produzione di rifiuti elettronici che stanno generando un grave impatto ambientale sul nostro pianeta. L’utilizzo di materiali riciclati nella produzione avrà delle importanti ricadute positive, riducendo la richiesta di metalli rari e altre risorse preziose. Apple, impegnata già verso una produzione che impieghi solo energia rinnovabile nei propri cicli produttivi, lancia il guanto di sfida a tutti i più importanti marchi dell’IT come Samsung, Huawei e Microsoft ad adeguarsi in tempi brevi.

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Greenpeace: l’Ue spende milioni di euro ogni anno per promuovere il consumo di carne

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Secondo una nuova ricerca di Greenpeace, la Commissione europea ha speso per promuovere carne e latticini il 32 per cento dell’intero budget del programma di promozione dei prodotti agricoli europei: 252 milioni di euro in 5 anni, su un totale di 776,7 milioni di euro, a fronte di un più modesto 19 per cento speso per promuovere frutta e verdura. Nel periodo 2016-2019 solo il 9 per cento dei fondi è andato a progetti che includono anche la promozione di prodotti biologici, e solo l’1 per cento a favore di carne e latticini biologici.

“Molte campagne pubblicitarie cofinanziate dall’Ue invece di promuovere una riduzione dei consumi di carne e incentivare diete a base vegetale, cercano di invertire l’attuale tendenza che vede i consumi di carne e latticini calare o crescere più lentamente rispetto al passato. Il contrario rispetto a quanto raccomanda di fare la comunità scientifica per proteggere clima, ambiente e salute” dichiara Simona Savini, campagna agricoltura di Greenpeace Italia.

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Microplastica anche in pesci e invertebrati, lo conferma una ricerca Greenpeace/UNIVPM/ISMAR-CNR

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Una nuova ricerca scientifica condotta da Università Politecnica delle Marche, Greenpeace e Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova conferma la presenza di particelle di microplastica anche in pesci e invertebrati.
Obiettivo dei campionamenti condotti l’estate scorsa con il tour della Rainbow Warrior “Meno Plastica, Più Mediterraneo”, è stato stabilire la presenza e composizione di microplastica all’interno degli organismi marini e nelle acque marine.

La presenza di microplastica è stata documentata in organismi marini appartenenti a specie diverse e con differenti abitudini alimentari, dalle specie planctoniche, agli invertebrati, fino ai predatori. Viste le loro piccole dimensioni, inferiori ai 5 millimetri, le microplastiche possono infatti essere ingerite accidentalmente, attraverso la filtrazione o l’ingestione delle prede.

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Giornata Mondiale della Terra: oltre un milione di persone chiede alle grandi aziende interventi sulla plastica usa e getta

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Mentre si avvicina la Giornata Mondiale della Terra (22 aprile), più di un milione di persone ha sottoscritto la petizione di Greenpeace in cui si chiede ai grandi marchi come Coca-Cola, Pepsi, Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, McDonald’s e Starbucks di ridurre drasticamente l’utilizzo di contenitori e imballaggi in plastica monouso.
“La plastica soffoca i nostri mari. Sono necessarie azioni urgenti da parte delle grandi aziende che continuano a produrre, vendere e utilizzare la plastica anche se non necessaria contribuendo, in modo sostanziale, a generare la grave situazione attuale. Per anni ci è stato detto che riciclare è la soluzione, tuttavia i numeri evidenziano che il riciclo da solo non basta a risolvere il problema e proteggere i mari del Pianeta dall’inquinamento da plastica” dichiara Giuseppe Ungherese, Responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

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Indagine di Greenpeace rivela che in Italia un locale plastic free è già possibile

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Superare l'impiego di alcuni dei più comuni oggetti in plastica usa e getta, uno dei punti in discussione nella recente direttiva europea sulla plastica monouso, è già possibile. Lo rivela un’indagine condotta nelle scorse settimane dai volontari di Greenpeace in 162 bar, pub e caffetterie situati in dieci città italiane: Bari, Bologna, Firenze, Udine, Napoli, Milano, Palermo, Torino, Pisa e Padova. Dall’indagine, somministrata sotto forma di questionario ai gestori dei locali, emerge che il 95 per cento di questi non impiega già piatti usa e getta né in plastica né in altri materiali, il 77 impiega agitatori per cocktail in metallo utilizzabili infinite volte, il 58 non utilizza posate in plastica ma nemmeno in altri materiali monouso e il 13 per cento usa cannucce in metallo lavabili e riutilizzabili.

«Superare l’utilizzo della plastica monouso, e più in generale non ricorrere a prodotti usa e getta, è già una realtà in numerose città italiane», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «L’Unione Europea e il Ministro Costa non hanno alibi: è possibile già da oggi adottare soluzioni ambiziose che vadano al di là della semplice sostituzione della plastica usa e getta con altri materiali, come carta e bioplastica”.

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Arginare la diffusione dell’infezione, ottimizzare l’utilizzo della terapia antiretrovirale e  perfezionare la gestione clinica del paziente, questi i nuovi obiettivi della comunità scientifica.

Nuovi dati emergono dai sistemi di sorveglianza HIV e AIDS e da studi condotti sulla diffusione dell’infezione in popolazioni a più elevato rischio.
In Italia sono circa 60.000 i casi di AIDS diagnosticati dall’inizio dell’epidemia fino al 31 dicembre 2007 e il numero delle persone con infezione da HIV si è oggi stabilizzato su circa 4.000 nuovi casi l’anno. Aumenta comunque il numero dei pazienti che arriva tardi alla diagnosi di infezione e che non pratica la terapia antiretrovirale combinata (HAART).

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