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Lo screening della cervice uterina nella Regione Lazio

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Lo screening della cervice uterina nella Regione Lazio*

*Relazione da: L'HPV e il vaccino a 2 anni dall'esordio. II Incontro Ospedale Cristo Re. Roma, 19 giugno 2009

Negli ultimi dieci anni le istituzioni nazionali e comunitarie hanno sostenuto la prevenzione oncologica basata sulla diagnosi precoce e l’attivazione dei programmi di screening. Per quanto riguarda l’Italia:
La legge finanziaria 2001 (art.85) ha previsto come esenti da ticket le indagini di diagnosi precoce;
Il DPCM del 29 novembre 2001 “ Definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza”, ha collocato tra questi i programmi organizzati di diagnosi precoce e prevenzione collettiva e ha indicato come riferimenti le linee guida concernenti la prevenzione, la diagnostica e l’assistenza in oncologia. La Regione Lazio ha deliberato l’attuazione dello screening per i tumori della mammella e della cervice uterina nel 1997 (DGR 4236) e l’avvio della fase di fattibilità dello screening del cancro colorettale nel 2002 (DGR 1740).

 

L’obiettivo dello screening del cervicocarcinoma è quello di ridurre la mortalità e l’incidenza attraverso l’identificazione e il trattamento delle lesione precancerose di alto grado.
Studi osservazionali hanno evidenziato una riduzione della mortalità e della incidenza nella popolazione dopo l’introduzione di programmi di screening organizzati. Si stima che il Pap-test triennale riduca la probabilità di avere un cancro alla cervice nella vita di una donna di oltre il 90%. (IARC)
Tuttavia l’efficacia dello screening deve essere bilanciata con i possibili effetti negativi; infatti al pari di altri interventi sanitari, in particolare quando si coinvolge una popolazione sana, gli screening possono produrre alcuni danni alla salute della donna (falsi positivi, trattamenti non necessari).
Sulla base delle evidenze sperimentali ed osservazionali prodotte dalla letteratura scientifica internazionale e delle considerazioni sopra espresse sui rischi e benefici dello screening, le linee guida europee e italiane raccomandano un intervallo triennale a partire dalle donne di 25 anni interrompendo l’offerta alle donne oltre i 64 anni con Pap-test
negativo. Il processo di screening per le donne positive al primo livello è definito dalle Linee Guida emanate dalle Istituzioni nazionali ed internazionali, supportate da evidenze scientifiche.
Il programma di screening deve invitare attivamente le donne tra i 25 e i 64 anni residenti o domiciliati nelle ASL della regione. Le donne che rispondono all’invito sono sottoposte ad un pap-test di screening (test di I livello), il cui esito determina il richiamo della donna dopo tre anni (round di screening) oppure l’invio della donna a sottoporsi ad esami di approfondimento diagnostico (test di II livello: colposcopia). É previsto l’uso del test HPV per quanto contemplato dalle raccomandazioni elaborate dalla commissione ministeriale stabilita in base alla Lg 138/04. Le donne positive agli approfondimenti diagnostici vengono inviate presso un centro di riferimento per l’eventuale trattamento chirurgico.
Il programma è assicurato dal concorso di dirigenti del ruolo sanitario afferenti alle discipline: Organizzazione dei servizi/ sanità pubblica; Ostetricia-ginecologia, Chirurgia, Anatomopatologia- citologia, Oncologia-radioterapia, Psiconcologia; nonché da ostetriche, infermieri, amministrativi e di tutti gli operatori dei profili del ruolo sanitario e amministrativo che siano ritenuti necessari per l’erogazione dei programmi di screening ai più alti standard di qualità. L’organizzazione di un programma di screening è il determinante principale per il raggiungimento degli obiettivi che un tale intervento di sanità pubblica si propone. Fondamentale per la gestione e la valutazione del programma stesso è il sistema informativo che permette di monitorare, attraverso indicatori di processo e di esito, tutte le fasi dello screening, garantendo anche il miglioramento della qualità del percorso.
Nel Lazio la popolazione target per il programma di screening citologico è di circa 1.500.000 donne da invitare ogni tre anni. L’estensione teorica dei programmi di screening citologici nel Lazio ha raggiunto il 95% del territorio, ossia 11 su 12 ASL hanno attivato un programma di screening per il tumore della cervice uterina. Anche l’estensione effettiva (ossia le donne che effettivamente hanno ricevuto una lettera di invito) ha subito un trend positivo nel corso degli anni raggiungendo nel 2008 circa il 75% della popolazione target annuale. (Fig 1). Dall’attivazione dei primi programmi di screening cervicali ad oggi, sono state invitate oltre 1.500.000 di donne in fascia 25-64 anni residenti nel Lazio e circa 500.000 donne hanno partecipato al programma di screening effettuando un Pap-test .
Il tasso di adesione al programma ha subito un andamento nel corso del tempo, riportato nella (Fig 2); la situazione tra le varie ASL è molto eterogenea con un range che va dal 15% al 47% di tasso di partecipazione al test di screening.
Tutti gli indicatori del percorso diagnostico-terapeutico sono in linea con gli standard nazionali. La percentuale delle ripetizioni per motivi tecnici (prelievi inadeguati e/o insoddisfacenti) è stata nel 2007 (ultimi dati stabilizzati) del 3.5% (standard accettabile7%, desiderabile 5%)
La percentuale di donne inviate in colposcopia (II livello del percorso di screening) è stata per l’anno 2007 del 2.4% ( % range ASL 1.5-7.4) in linea con il valore italiano (anno 2007: 2.6%).
Anche il tasso di identificazione (o Detection Rate, DR) di lesioni CIN 2/3 con conferma istologica è stata per il 2007 del 2.3 per mille donne screenate (dato Italia 2007: 2.7 X 1000).
In accordo con le raccomandazioni del Ministero e alla luce dei risultati dello studio nazionale multicentrico NTCC, a livello locale si stanno avviando progetti pilota che utilizzano il Test HPV come test di screening primario, secondo protocolli validati dall’Osservatorio Nazionale degli Screening.
I risultati serviranno a comprendere come l’innovazione tecnologica potrà aiutare a migliorare le performance di interventi cosi importanti nell’ambito della sanità pubblica.

Alessandra Barca, Diego Baiocchi

Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio

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