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Presenza di tracce di radioattività in aria in concentrazioni non rilevanti dal punto di vista radiologico.

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A seguito di quanto riportato nel comunicato del 4 ottobre u.s. in merito al rilevamento della presenza di tracce di Rutenio 106 in aria, si informa che sono pervenuti all’Istituto i dati rilevati dai laboratori della rete nazionale di sorveglianza della radioattività ambientale (rete RESORAD) del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), come riportati nella tabella allegata, aggiornata al 9 ottobre 2017. Si conferma che non sono stati rilevati altri radionuclidi. Si ricorda che il Rutenio 106 è un radioisotopo artificiale con tempo di decadimento di circa un anno, utilizzato soprattutto in medicina in forma di sorgenti sigillate per applicazioni di brachiterapia e quale sorgente di energia nei satelliti artificiali. Esso è presente in impianti del ciclo del combustibile nucleare e in installazioni industriali per la produzione di radioisotopi.

L’Istituto continua ad interagire con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) di Vienna che sta raccogliendo da vari Stati membri dati ed informazioni riguardo la problematica. Molti Paesi europei hanno fornito dati sui rilevamenti effettuati.

Si conferma che i valori di concentrazione di radioattività misurati non hanno rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario.

Per quanto riguarda l’origine del fenomeno non risultano al momento pervenute informazioni,  attraverso i canali internazionali di notifica, di eventuali incidenti che abbiano comportato rilascio di radioattività nell’ambiente. Da valutazioni e calcoli basati sull’andamento delle condizioni meteorologiche dei giorni scorsi e sui dati di concentrazione in aria rilevati in alcuni Paesi europei, svolte da Istituti specializzati, in particolare l’IRSN francese, si ipotizza che la sorgente della contaminazione possa essere localizzata a sud della regione degli Urali.

Flash News

Figure 4_Rufà et al 2017

La investigadora Ruth Blasco es coautora de este estudio sobre las aves del yacimiento francés del Paleolítico medio de la Grotte des Barasses II, que aporta datos sobre la actividad de mamíferos carnívoros y rapaces. Un estudio recientemente publicado en la revista Archaeological and Anthropological Sciences, liderado por la Universitat Rovira i Virgili-IPHES, en el que ha participado Ruth Blasco, especialista en Tafonomía del Centro Nacional de Investigación sobre la Evolución Humana (CENIEH), revela la significativa presencia de carnívoros actuando sobre el conjunto de aves en el yacimiento de la Grotte des Barasses II, en Ardèche Francia, durante el Paleolítico medio.

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