
La mostra vuole raccontare i momenti della nascita del futurismo e la veloce trasmissione della rivoluzionaria idea di rinnovamento delle arti che si è rapidamente trasmessa nel mondo, e presentare i più interessanti innovatori con alcune delle opere più significative realizzate fino al momento dello scoppio della prima guerra mondiale.Si avverte subito, fin dal video introduttivo che illustra gli esordi della nascita del movimento sulla spinta di Marinetti, l’intento didascalico della esposizione. Le opere esposte costituiscono i momenti fondanti di un percorso che vuole ricordare la prima mostra futurista di Parigi avvenuta nel 1912.
I quadri esposti nelle prime sale sono illuminati da faretti che obbligano il visitatore ad osservare le opere secondo la sola angolazione che permette di vederle senza i riflessi della luce. Le opere sembrano disperse sulle ampie superfici delle pareti. La spinta creativa degli artisti, esaltante e trasgressiva evoca il complesso mondo interiore dirempente e provocatorio teso a scuotere le tiepide coscienze della società di inizio secolo. Note al grande pubblico, le opere lasciano un senso di assenza e delusione tra chi si aspettava di vedere una più ricca testimonianza della ricchezza del lavoro di questi artisti. Non sempre la singola opera raccoglie l’insieme dei messaggi, dei vissuti di un’epoca della storia. Chi affolla le sale di una mostra vuole immergersi nel messaggio, se possibile riviverlo, nella variabile delle tante emozioni che questo suscita.
L’abbondanza di pareti bianche ha lasciato un senso di vuoto che solo l’opera in se è riuscita in quache modo a colmare. Chi avesse voluto poter essere trascinato nella lucida ebrezza del sogno futurista e pensare come ha pensato Cavaccioli che con la nostra elica d’aeroplano “falceremo le stelle come spighe” è rimasto deluso. Si passa da sale illuminate che costringono ad un percorso di osservazione predeterminato, a sale illuminate come fossero cameroni nelle quali sono sistemate altre opere parte di un percorso didascalico, a presentare i lavori di altri maestri tratti da oltre trenta musei e collezioni tra i più importanti del mondo: il percorso dal futurismo al cubismo, dal movimento italiano e francese verso il cubo-futurismo russo, per toccare, infine, le esperienze inglesi e americane.
Non si poteva non cogliere l’opportunità di essere presenti, data l’importanza dell’evento, ma ci sentiamo privati della gioia di esultare, di lanciare il grido irriverente, di partecipare in definitiva al magico momento della esaltazione futurista. Sembra impossibile, ma dall’esposizione non si avverte, come enuncia Marinetti, che “il coraggio, l’audacia, la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia”. La vitalità di quelle opere appare quasi spenta nel percorso colto che ha voluto inserire un grido di vita nel capitolo di un libro di testo per professionisti della storia dell’arte.
Futurismo. Avanguardia-Avanguardie
a cura di Didier Ottinger
commissario per la sede italiana Ester Coen
20 febbraio - 24 maggio 2009
Paolo Sieni