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A Dangerous Method – un triangolo intellettivo

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Con A Dangerous Method di David Cronenberg si entra nel mondo della psicanalisi e dei suoi metodi per risolvere le follie dell’Io. Il regista indaga il rapporto triadico tra Freud, Jung e Sabina Spielrein, loro paziente e amante del secondo. Una storia accattivante ed un cast di grido - Michael Fassbender, Viggo Mortensen, Vincent Cassel e Keira Knightley – tuttavia, non sono sufficienti per raccontare in modo indimenticabile una storia, in cui gli elementi più folli sono solo accennati. I dialoghi, per favorire l’emersione delle tensioni più intime, risultano un po’ freddi. Il fuoco interno, che certamente divampò in ognuno dei tre personaggi storici, non riscalda davvero i protagonisti della pellicola, eccezion fatta per il depravato paziente Otto Gross, interpretato da Vincent Cassel. Girato in modo classico, con inquadrature fisse e recitazione molto controllata, la pellicola mette a nudo scontri professionali ed umani.

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Jung, nel tentativo di curare la paziente di cui si è innamorato, scopre la propria malattia fatta di insuperabili sensi di colpa. Liberando lei dagli impulsi, dalle regole e da un inquadramento sociale rigido ed ingessato, tocca la propria prigione, entrando in un vortice di esaurimento nervoso dal quale non riuscirà ad uscire. “Solo un medico ferito può curare un paziente” e “Talvolta bisogna compiere qualcosa d’imperdonabile per continuare a vivere” sono le due battute in cui si sintetizza il forte messaggio del film. Il regista, parlando di psicanalisi, usa il mezzo stesso come strumento di analisi, contrapponendo l’ambientazione e i costumi molto eleganti agli istinti più torbidi dell’essere umano e giocando sapientemente con i contrasti, includendo lo scarto tra espressione e parola. Peccato, tuttavia, che quest’alone di freddezza non si riscaldi mai davvero, tranne in qualche scena sporadica come, ad esempio, quella in cui Jung, abbracciato alle ginocchia di Sabina, piange calde lacrime di disperazione.

Margherita Lamesta