Anno 2 Numero 82 Mercoledì 29.10.03 |
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Direttore Responsabile Guido Donati |
Istituto Dermatologico San
Gallicano IMMIGRATI E IMMIGRAZIONE Il recente fenomeno dell'immigrazione, che provoca lo spostamento di milioni di persone dalle aree impoverite del mondo verso i paesi più ricchi, alla ricerca di un futuro migliore per se stessi e i propri figli, ha prodotto dei cambiamenti culturali e sociali, con effetti notevoli anche dal punto di vista sanitario. Malattie che sembravano destinate a scomparire nei paesi industrializzati, stanno ricomparendo. I fenomeni migratori hanno reso visibili nei paesi industrializzati realtà e abitudini che in precedenza non erano ben conosciute e ha coinvolto le popolazioni in processi multiculturali difficili ed importanti. Nel rapporto immigrazione - sicurezza del Ministero degli Interni emerge che esiste una buona fetta di delinquenza dedita al traffico di esseri umani con un giro di affari inestimabile se si pensa che in Europa arrivano circa 500.000 clandestini l'anno e che ciascuno di loro paga tra i 1400-15.000 dollari a seconda della distanza. Dalle anticipazioni del "Dossier Statistico Immigrazione 2003" a cura della Caritas e della Fondazione Migrantes sono 2,4 milioni gli immigrati regolari in Italia all'inizio del 2003, 800mila in più rispetto allo scorso anno. Le domande di regolarizzazione presentate sino alla data dell'11 novembre 2002 sono state 702.000, di cui 107.476 solo nella provincia di Roma che è prima per numero di domande seguita da Milano con 87.165 domande. Chiediamo al Dr. Luigi Toma, infettivologo dell'Istituto Dermatologico San Gallicano se esistono e quali sono le patologie riemergenti correlate con il fenomeno migratorio. Fino a pochi anni fa una buona salute rappresentava per gli immigrati l'unica certezza su cui investire il proprio futuro. Avevamo definito in passato questo fenomeno "effetto migrante sano", dovuto ad un’autoselezione di chi decideva di emigrare. Oggi per una serie di fattori complessi, giungono sul nostro territorio anche persone non più giovani, meno acculturate, con progetti migratori temporanei e non scelti, alcuni sono criminali che approfittano delle condizioni di disperazione di altri immigrati, altri gestiscono i traffici di droga e di prostituzione soprattutto dall'Europa dell'Est, quindi anche il profilo di salute di queste persone si è modificato. Proprio in questi giorni abbiamo avuto l’ennesima conferma che i viaggi per approdare in Italia sono sempre più drammatici e "mortali". Il patrimonio di salute in dotazione all'immigrato, sempre che giunga integro all'arrivo in Italia, si dissolve sempre più rapidamente, (intervallo di benessere) per una serie di fattori di rischio: il malessere psicologico legato alla condizione d'immigrato, la mancanza di lavoro e reddito, la sottoccupazione in lavori rischiosi e non tutelati, il degrado abitativo in un contesto diverso dal paese d'origine, l'assenza del supporto familiare, il clima e le abitudini alimentari diverse, che spesso si aggiungono a una condizione di status nutrizionale compromesso, la difficoltà nell'accesso ai servizi sanitari. Questo periodo di intervallo che trascorre dall'arrivo in Italia alla prima richiesta di intervento medico, negli ultimi 10 anni, si è drasticamente ridotto ed è passato, nella nostra casistica, da circa 10-12 mesi nel 1993 a non più di 2 mesi nel 2003. Si possono manifestare in tal modo quelle malattie che sono definite malattie da disagio o malattie da degrado. L’intervento sulle molteplici dimensioni della salute della popolazione immigrata è inscrivibile solo entro una complessiva politica di promozione della salute che oltrepassa i confini dell’azione sanitaria e invoca l’intervento multidimensionale delle competenze nei diversi settori della vita sociale. La mancanza di una tale politica integrata, laddove si creino condizioni di estrema emarginazione può condurre alla manifestazione di alcune malattie che non sono specifiche dell'immigrato, ma di tutti gli esseri umani poveri ed emarginati: sono le malattie della povertà propriamente dette: tubercolosi, scabbia, pediculosi, alcune infezioni virali, micotiche e veneree. Tra le aree sanitarie più critiche ricordiamo le seguenti: Cosa ci può dire riguardo a malattie infettive e sessualmente trasmissibili I problemi di sanità pubblica relativi alle malattie infettive e sessualmente trasmissibili riguardanti in maniera più diretta alcune fasce di popolazione più o meno stabilmente e/o legalmente presenti sul territorio nazionale non possono rimanere confinati a queste popolazioni ma interessano tutta la comunità nazionale. Per quanto riguarda l’infezione da HIV/AIDS, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) evidenziano un costante e rapido aumento nel tempo della proporzione di casi AIDS notificati in cittadini stranieri: dal 3% circa fino al 1993 al 14% circa nel 2003. Questo dato, ricordando che gli stranieri rappresentano meno del 4% dell’intera popolazione, può essere spiegato sia con il migliorato accesso degli stranieri ai servizi pubblici che con un aumentato numero di stranieri con HIV/AIDS che giungono in Italia per potersi curare con le terapie antiretrovirali spesso non disponibili nei rispettivi Paesi di provenienza. Secondo il Sistema di Sorveglianza delle Malattie Sessualmente Trasmesse dell’ISS, la prevalenza di tali patologie nell’ambito della popolazione straniera è dell’11,0%. Questa prevalenza, come del resto quella relativa alle malattie tropicali propriamente dette, osservate in molti centri specialistici come il nostro, è considerata da tutti gli esperti del settore come certamente sottostimata. Anche la percentuale dei casi di Tubercolosi in persone straniere è in costante aumento e secondo i dati dell’ISS è passata dall’8.1% nel 1992 al 16.6% nel 1998. Altri studi epidemiologici europei effettuati dall’International Centre for Migration and Health dell’OMS confermano questo trend epidemiologico e rilevano che nella maggior parte dei casi europei la Tubercolosi e l’AIDS in stranieri continuano ad aumentare nel tempo e colpiscono soprattutto pazienti irregolari che vivono sempre in condizioni igienico-abitative peggiori sia rispetto alla popolazione generale, sia rispetto agli stranieri con regolare permesso di soggiorno. Cosa ci può dire sulla salute della donna e dei bambini stranieri Dalle ricerche effettuate si è evidenziato, dal 1980 ad oggi, un aumento da circa 5000 a 25000 nati da almeno un genitore straniero. Tra questi bambini sono più frequenti la prematurità, il basso peso alla nascita, la nati-mortalità, la mortalità neonatale e calendari vaccinali effettuati spesso in ritardo o in modo incompleto, soprattutto nelle popolazioni nomadi. Inoltre, in un’indagine condotta dall’ISS su un campione di donne straniere, è stata evidenziata un’assistenza prenatale ridotta e gravi carenze informative tra le immigrate. Lo stesso studio ha evidenziato che le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) effettuate da donne nate all’estero sono passate da 4500 nel 1980 a 20500 nel 1998 e che, mentre tra le italiane le maggiori richieste di IVG riguardano la fascia d’età compresa tra i 25 ed 34 anni, tra le straniere c’è un trend fortemente decrescente dalle età più giovani a quelle più avanzate. Parlando di salute della donna si devono ricordare ancora: a) il problema delle mutilazioni genitali femminili e sottolineare l’impegno del San Gallicano che coordina un progetto europeo sulla prevenzione di questa pratica in attesa della prossima legge nazionale che è attualmente in discussione alla Camera dei deputati e b) il fenomeno della prostituzione con una stima di prostitute immigrate in Italia per l’anno 2000 compresa tra circa 35.000 e 50.000 esseri umani (Commissione Antimafia e Comitato Schengen: "Indagine parlamentare sulla tratta degli esseri umani" 28/02/2001) con una netta prevalenza di donne provenienti dall’Europa dell’Est e dall’Africa sub-sahariana, regioni ad altissima prevalenza di Sifilide ed HIV. E la salute degli anziani ? Secondo un’analisi retrospettiva riguardante 4.746 pazienti italiani poveri e stranieri con più di 60 anni, visitati presso il S. Gallicano di Roma negli ultimi otto anni, si è evidenziato un incremento temporale delle patologie neoplastiche, con un aumento del 9,2% nel 2002 rispetto al 1994. Tale fenomeno dipende in parte dall’aumento del numero assoluto di stranieri adulti con più di 60 anni, ma potrebbe anche segnalare una ridotta presenza di atteggiamenti preventivi ed un ritardato accesso al SSN da parte delle fasce di popolazione più povere ed emarginate come gli stranieri, specie se irregolari, e gli anziani a reddito minimo. A tale proposito è stato recentemente diffuso dall’ISTAT un dato abbastanza allarmante: l’11% delle famiglie italiane vive sotto la soglia della povertà e molte di queste famiglie sono costituite appunto da anziani senza una casa di proprietà e con la sola pensione sociale come unica fonte di reddito. Esiste una casistica su la medicina del lavoro per gli immigrati? I dati delle schede di dimissione ospedaliera segnalano una maggiore frequenza dei ricoveri causati da traumatismi in "stranieri non residenti", categoria che comprende quasi esclusivamente gli irregolari, rispetto alla popolazione italiana: a tale proposito il tema degli incidenti sul lavoro in soggetti stranieri è rilevante, pur mancando una rilevazione sistematica del fenomeno. Un’analisi più accurata delle schede di dimissione ospedaliera mostra come le più frequenti cause di ricovero siano quelle legate alle patologie della gravidanza (15,8% dei ricoveri ordinari nelle straniere contro il 2,9% del valore nazionale), ai traumatismi intracranici e superficiali (10,1 % negli stranieri contro il 2,2% del valore nazionale), agli aborti indotti (3,8% nelle straniere, 0,5% come valore nazionale), confermando ancora una volta non solo la scarsa conoscenza dei metodi contraccettivi da parte delle donne immigrate, ma anche il profondo disagio sociale in cui sono costrette a vivere (assenza di un nucleo familiare stabile, precarietà socio-economica, lavorativa e alloggiativa, mancanza di figure di riferimento e supporto, prostituzione).
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