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Anno 3 Numero 139

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Direttore Responsabile Guido Donati

 

Sifilide: raddoppio annuale. Correlazioni anche con l'AIDS 

 

di Guido Donati*

Dopo anni di relativa tranquillità alcune malattie, che parevano ormai sotto controllo, tornano a colpire con un andamento alquanto allarmante. È il caso della sifilide, il cui numero di casi tende ad aumentare vertiginosamente anche nelle grandi metropoli dei paesi occidentali.

Lo dimostra ampiamente uno studio effettuato sul territorio di Roma dall’equipe del prof. Aldo Di Carlo del Servizio MST-AIDS dell’Istituto Dermovenereologico S. Maria e S. Gallicano (IRCCS), in cui viene evidenziato un aumento esponenziale del numero dei casi di sifilide primo-secondaria negli ultimi anni.

 

Distribuzione delle diagnosi di sfilide primaria e secondaria per sesso e gruppo e anno S. Gallicano(Servizio MST-AIDS Ist. S. Gallicano - Roma)

 

Lo studio è stato effettuato a partire dal 1991 e ha dimostrato una bassa casistica nel decennio 1991-1999, ed un aumento progressivo dei casi di sifilide precoce (primaria e secondaria), dal 2000 ad oggi; in particolare i casi si sono raddoppiati ogni anno.

 

Distribuzione delle diagnosi di sfilide primaria e secondaria per anno di calendario (Servizio MST-AIDS Ist. S. Gallicano - Roma)

 

Distribuzione delle diagnosi di sfilide primaria e secondaria per anno di calendario (Servizio MST-AIDS Ist. S. Gallicano - Roma)

 

Dagli studi epidemiologici effettuati dal dott. Massimo Giuliani, che ha incrociato dati demografici, fattori di rischio e aspetto comportamentale dei pazienti colpiti da sifilide negli ultimi 4 anni, è stata rilevata una età media di 31,3 anni (range 18-68) ed una prevalenza di pazienti maschi.

Lo studio del comportamento sessuale dei soggetti appartenenti a questo stesso gruppo ha mostrato una prevalenza di soggetti omo-bisessuali che a partire dal 2000 in cui rappresentavano circa la metà, è giunta man mano al 74% nel 2003.



Distribuzione delle diagnosi di sfilide primaria e secondaria per tipo di orientamento sessuale osservate nel periodo 2000-2003 (Servizio MST-AIDS Ist. S. Gallicano - Roma).

 

Le percentuali di sieropositività HIV riscontrate nei soggetti luetici sono state rispettivamente del 50% nel 2000, del 40% nel 2001, del 26% nel 2002 e del 10% nel 2003.


Distribuzione delle diagnosi di sfilide primaria e secondaria per sierostatao HIV negli anni 2000-2003.(Servizio MST-AIDS Ist. S. Gallicano - Roma)

 

Distribuzione delle diagnosi di sifilide primaria e secondaria e HIV negli anni 2000-2003.(Servizio MST-AIDS Ist. S. Gallicano - Roma)

 

Alla base della attuale riemergenza concorrono sicuramente fattori comportamentali generali già noti, quali l’attività sessuale pluri-partner e omo-bisessuale, le pratiche a rischio, il minor ricorso al condom, il sesso orale, ma anche il sesso anonimo con la ricerca di partner sconosciuti in saune, case di scambio e tramite internet.

Secondo Di Carlo soggetti HIV sieropositivi, in particolare omosessuali, anche a seguito dei positivi effetti delle terapie antiretrovirali (HAART) sulle condizioni clinico-immunitarie e generali, tendono ad avere un maggior benessere psico-fisico e quindi una maggiore attività sessuale e un maggior numero di partners. Inoltre alcuni di essi, ritenendo erroneamente che una ridotta carica virale HIV-RNA nel sangue periferico, indotta dalla terapia, possa corrispondere a una più generale condizione di non infettività, non impiegano il profilattico.

 

Per quanto riguarda l’ aspetto clinico-evolutivo, a causa della ridotta immunità cellulo-mediata dei soggetti HIV positivi, la sifilide primo-secondaria ha evidenziato in essi frequenti aspetti clinico-morfologici e sierologici gravi o atipici.

La notevole prevalenza di soggetti maschi, soprattutto omo-bisessuali e la elevata percentuale di soggetti HIV positivi nella casistica osservata, fa riflettere sull’importanza della co-infezione tra HIV e sifilide ben documentata in numerosi studi epidemiologici che evidenziano come la sifilide rispetto ad altre Malattie Sessualmente Trasmesse ha un rischio 4 volte maggiore di contrarre e trasmettere l'infezione HIV.

La presenza peraltro tra i soggetti luetici di molte persone con comportamento bisessuale fa ipotizzare un possibile incremento di casi di lue anche nei soggetti femminili e quindi, la necessità di effettuare i test di routine per la sifilide in gravidanza.

È necessario, quindi, secondo Di Carlo, un coordinato contributo interdisciplinare ai fini della corretta diagnosi ed uno sforzo congiunto con le autorità sanitarie nel sensibilizzare le popolazioni a rischio. Da ciò l’esigenza di collaborazioni multidisciplinari tra i diversi specialisti: dermatologi venereologi, infettivologi e ginecologi, al fine della prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, la cui collaborazione con i Servizi di dermo-venereologia riveste un ruolo di primo piano.

Un altro aspetto riguarda la prevenzione nei giovani, in particolare delle scuole secondarie. L’ impegno delle autorità sanitarie e scolastiche al riguardo dovrebbe portare ad una maggiore diffusione delle conoscenze e dei rischi connessi alla attività sessuale se condotta senza tenere conto dei rischi ad essa connessa.

 

*Guido Donati - Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia e Venereologia

 

Roma, 1 dicembre 2004

 

 

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