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Dire addio alla nicotina
Sarà presto possibile grazie agli studi dei ricercatori
dell’Istituto di neuroscienze del Cnr di Milano, che hanno
identificato il meccanismo che regola recettori nicotinici neuronali
Ormai è ben noto: la zona del cervello attivata dalla nicotina è la
stessa coinvolta anche nei processi che controllano la memoria,
l'apprendimento e il senso di soddisfazione. Lì si trovano i
recettori nicotinici, molecole chiave che mediano la trasmissione
tra un neurone e l’altro attraverso l’acetilcolina, attivati dalla
nicotina presente nel fumo di sigaretta.
“Abbiamo scoperto”, spiega Francesco Clementi, responsabile della
sezione di Milano dell'Istituto di neuroscienze (In) del Cnr, "che
alcune parti del cervello, soprattutto quelle connesse con i
processi di memoria, di attenzione e di acquisizione del piacere,
sono molto attivate dalla nicotina. Comprendendo come avviene la
dipendenza dal fumo di tabacco, si potrebbe più facilmente arrivare
a proporre terapie adatte al recupero dei fumatori. Ora, solo il 20%
dei fumatori cronici che decide di smettere riesce nel suo intento”.Di
danni la sigaretta, o meglio l’azione combinata di nicotina,
catrame, monossido di carbonio e le altre 2000 sostanze presenti nel
fumo, ne fa tanti: il fumo rappresenta uno dei fattori più gravi di
rischio per la salute per l’insorgere di tumore, infarto e malattie
respiratorie.
Tuttavia “molte persone continuano a fumare”, prosegue Francesco
Clementi, “in quanto la nicotina, presente nel fumo di tabacco,
produce effetti stimolanti sul sistema nervoso, e dipendenza sia
psichica che biologica. La nicotina ha questa varietà di effetti in
quanto attiva diversi tipi di recettori nicotinici. Lo scopo del
nostro studio è capire come gli effetti positivi si verificano nel
cervello, se sia possibile separare tali effetti da quelli negativi
e se i primi possano essere utilizzati per arrecare beneficio in
patologie del sistema nervoso”.
Per capire la funzione dei recettori nicotinici sono stati creati
topi knock out, cioè topi che mancano di questi recettori. Si è
visto che questi animali hanno minori capacità mnemoniche,
difficoltà ad imparare e il loro cervello invecchia prima.
Attraverso l’uso di questi topi e di modelli sperimentali in vitro
si cercherà di individuare farmaci che colpiscano in modo selettivo
alcuni tipi di recettore permettendo di mimare quindi solo gli
effetti positivi della nicotina.
Studi importanti dunque, la cui chiave è continuare a comprendere il
funzionamento molecolare della comunicazione tra cellule del
cervello ma che fanno ben sperare per il futuro.
www.cnr.it
Roma, 16 marzo 2005
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