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Anno 4 Numero 148

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Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

WWF: povertà in Africa anche per colpa dei cambiamenti climatici

Appello del WWF alle nazioni industrializzate nel corso dell’incontro sui cambiamenti climatici ad Exeter.


Il WWF ha presentato oggi, nel corso del Simposio di scienziati riuniti a Exeter, UK, per discutere sui cambiamenti climatici e in particolare sul riscaldamento terrestre, uno studio che dimostra come il surriscaldamento globale influenzi in Africa lo sviluppo socio-economico minacciando la salute e la possibilità di accesso alle risorse alimentari, la capacità dell’uomo di nutrirsi e di guadagnarsi da vivere. Il rapporto è curato dal Dr. Anthony Nyong, della University of Jos, Nigeria, che ha anche coordinato il Capitolo sull’Africa del Rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Panel scientifico dell’ONU sui Mutamenti Climatici)

Mentre la maggior parte degli studi sull’Africa si sono soffermati su eventi estremi come le alluvioni e la siccità, pochi, invece, si sono concentrati sull’impatto del riscaldamento globale sulla vita e sullo sviluppo economico del continente.
“In Africa, l’innalzarsi di 2 gradi Celsius porterebbe a una significativa alterazione del ricco ma fragile ecosistema del continente -afferma Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF- infatti il surriscaldamento globale aumenta il rischio di inondazioni, mentre il caldo e la siccità contribuiscono all’espandersi delle malattie. In Sud Africa, per esempio, si stima che le zone colpite dalla malaria potrebbero raddoppiare e ben 7,2 milioni di persone sarebbero a rischio, con un aumento di 5,2 milioni di possibili malati rispetto ad oggi. Non solo: le economie locali sarebbero danneggiate perché le risorse destinate allo sviluppo economico sarebbero dirottate per la salvaguardia della salute.
Inoltre, a causa dell’estinzione di piante medicinali si prevede che la possibilità delle persone a curarsi diminuirà drammaticamente. Infatti l’OMS ritiene che l’80% delle popolazioni di paesi in via di sviluppo faccia affidamento sulle piante come forma primaria di cure mediche.”

Se le cose non cambieranno si valuta che entro il 2080 a causa dei cambiamenti climatici ben 80-120 milioni di persone saranno a rischio fame e il 70-80% di questi vivranno in Africa.

Inoltre, a causa dell’aumento della temperatura ci sarà una maggiore scarsità di legna da ardere e di acqua, conseguenza della deforestazione e dell’aumento dei sistemi agricoli.
Saranno le donne, poi, a pagare un prezzo maggiore perché a loro appartiene tradizionalmente il compito di portare acqua e legna alle loro case ma, a causa della scarsità delle materie prime, saranno costrette a percorrere lunghe distanze per trovarle e il dover coprire distanze maggiori impedirà alle ragazze di andare a scuola.

Il WWF si appella, quindi, alle nazioni industrializzate affinchè aumentino i loro sforzi per abbassare le loro emissioni di gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici, salvaguardando il futuro dell’Africa.

www.wwf.it

2 febbraio 2005
 
                               

 

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