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WWF: povertà in Africa anche per colpa
dei cambiamenti climatici
Appello del WWF alle nazioni industrializzate nel corso
dell’incontro sui cambiamenti climatici ad Exeter.
Il WWF ha presentato oggi, nel corso del Simposio di scienziati
riuniti a Exeter, UK, per discutere sui cambiamenti climatici e in
particolare sul riscaldamento terrestre, uno studio che dimostra
come il surriscaldamento globale influenzi in Africa lo sviluppo
socio-economico minacciando la salute e la possibilità di accesso
alle risorse alimentari, la capacità dell’uomo di nutrirsi e di
guadagnarsi da vivere. Il rapporto è curato dal Dr. Anthony Nyong,
della University of Jos, Nigeria, che ha anche coordinato il
Capitolo sull’Africa del Rapporto dell’Intergovernmental Panel on
Climate Change (Panel scientifico dell’ONU sui Mutamenti Climatici)
Mentre la maggior parte degli studi sull’Africa si sono soffermati
su eventi estremi come le alluvioni e la siccità, pochi, invece, si
sono concentrati sull’impatto del riscaldamento globale sulla vita e
sullo sviluppo economico del continente.
“In Africa, l’innalzarsi di 2 gradi Celsius porterebbe a una
significativa alterazione del ricco ma fragile ecosistema del
continente -afferma Gianfranco Bologna, direttore scientifico del
WWF- infatti il surriscaldamento globale aumenta il rischio di
inondazioni, mentre il caldo e la siccità contribuiscono
all’espandersi delle malattie. In Sud Africa, per esempio, si stima
che le zone colpite dalla malaria potrebbero raddoppiare e ben 7,2
milioni di persone sarebbero a rischio, con un aumento di 5,2
milioni di possibili malati rispetto ad oggi. Non solo: le economie
locali sarebbero danneggiate perché le risorse destinate allo
sviluppo economico sarebbero dirottate per la salvaguardia della
salute.
Inoltre, a causa dell’estinzione di piante medicinali si prevede che
la possibilità delle persone a curarsi diminuirà drammaticamente.
Infatti l’OMS ritiene che l’80% delle popolazioni di paesi in via di
sviluppo faccia affidamento sulle piante come forma primaria di cure
mediche.”
Se le cose non cambieranno si valuta che entro il 2080 a causa dei
cambiamenti climatici ben 80-120 milioni di persone saranno a
rischio fame e il 70-80% di questi vivranno in Africa.
Inoltre, a causa dell’aumento della temperatura ci sarà una maggiore
scarsità di legna da ardere e di acqua, conseguenza della
deforestazione e dell’aumento dei sistemi agricoli.
Saranno le donne, poi, a pagare un prezzo maggiore perché a loro
appartiene tradizionalmente il compito di portare acqua e legna alle
loro case ma, a causa della scarsità delle materie prime, saranno
costrette a percorrere lunghe distanze per trovarle e il dover
coprire distanze maggiori impedirà alle ragazze di andare a scuola.
Il WWF si appella, quindi, alle nazioni industrializzate affinchè
aumentino i loro sforzi per abbassare le loro emissioni di gas
serra, responsabili dei cambiamenti climatici, salvaguardando il
futuro dell’Africa.
www.wwf.it
2 febbraio 2005
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